05 dicembre, 2008

 

Ma quale "mercato libero": è un oligopolio di offerte ai danni della domanda

"E' il mercato, bellezza"? Ormai lo dici a tua sorella.
Totò e Peppino avevano visto giusto: perché svaligiare una banca, col rischio di beccarsi una pallottola in fronte, quando si può vivere felici senza lavorare stampando cartamoneta? Non essendo ragionieri non presero in considerazione la terza ipotesi, la più efficace: diventare direttori della banca stessa.
Avete presente certi ceffi di banchieri dei film western, con la pistola anche quando sono dietro lo sportello, e con la faccia più cattiva del povero rapinatore? Bene, i conservatori al potere nei vari Stati d’Occidente (di Destra o Sinistra, non importa) sostenevano che quello era il modello giusto di liberismo. Ma sì, basta – dicevano – con tutti quei lacci e lacciuoli delle regole liberali. Quasi quasi, spropositavano, il liberalismo sembra socialismo.
Ma la loro "libertà", si è visto, era quella che si intende tra un whisky e un doppio gin con ghiaccio nei bar di tutto il mondo: farsi gli affari propri, strafottersene del prossimo. Comprarsi un grosso e inutile Suv, e arrotare negli stretti vicoli della città vecchia i poveri ciclisti. Perché io posso, loro no. Altro che "limiti ai propri diritti perché tutti possano avere gli stessi diritti": queste sono considerate effeminatezze sociali alla Einaudi. Ecco i risultati.
Il "paradosso del Far West" è arcinoto. Se il mercato è "buono" anche quando è costituito, al limite, da soli criminali, purché trovino un gentlemen agreement da rispettare se non vogliono morire tutti negli scontri a fuoco, allora dobbiamo dedurre che a Wall Street sono mancati non i criminali ma i controllori, e soprattutto i controllori dei controllori. E che un mercato di avventurieri senza regole e senza controllori severi, non è un mercato libero, ma un oligopolio di offerenti. Basta vedere il prezzo della benzina in Italia, rimasto quasi lo stesso col petrolio diminuito alla fonte di tre volte. Che quello dei petrolieri è un monopolio, con la connivenza dei Governi, ormai è chiaro.
Ma tanto nessuno punirà i colpevoli dei disastri finanziari e i furbi degli oligopoli "di Stato". Tranne rari arresti (Usa) e qualche calvinistica autoriduzione dello stipendio a 0 dollari (Usa), sono ancora tutti a casa propria, con lauti stipendi e senza neanche gli arresti domiciliari, direbbe Di Pietro.
Quel che è certo, con la crisi finanziaria in atto, che a sentir loro "non doveva, non poteva accadere", i professori di economia di mezzo mondo – quello "libero" of course – hanno avuto una fastidiosa ricaduta del loro cronico colon irritabile. Ben gli sta. Del resto, meglio un leggero disturbo psicosomatico che l’evirazione, giusto contrappasso se avessero così grossolanamente sbagliato previsione in una Stato "non libero", diciamo pure islamico all’antica.
Eh, non ci sono più i liberali-liberisti e libertari d’una volta.
Beati noi che ancora crediamo alle differenze tra Stati Canaglia, con despoti medievali sopravvissuti nel Sud-Est del Mondo, e Stati Virtuosi, retti da illuminati ed equanimi reggitori della res publica che hanno scelto per puro masochismo il più freddo Nord-Ovest.
Ma qui ci sembra che i più grossi mascalzoni stiano al Nord. Come insegnava Totò, nel delitto ci vuole organizzazione. Uno non si può improvvisare falsario, come fanno quei cialtroni del Sud. Ci vuole specializzazione. Diciamo che il crimine, finanziario o no, viene meglio nei Paesi sviluppati. Altro che i più coloriti ma inefficienti, perfino nel male, Saddam o Ahmadinejad. Indovinate chi ha battuto il primato mondiale di invio di email spam in un giorno. Un figlio di puttana cinese, direte. No, un simpatico canadese dalla faccia da ragazzo sorridente, sempre in maglietta e birretta in mano.
Ma a nessuno è venuto in mente che il patatrac è accaduto non per "eccesso di mercato libero", ma per "difetto di mercato libero". Un finto mercato in cui la parte più importante, la domanda, i consumatori, era tenuta all’oscuro del contenuto della merce venduta. Un mercato così non verrebbe tollerato neanche alla fiera settimanale di dromedari di Islamabad, tra mercanti puzzolenti di assafetida e fieno greco. C’era bisogno di vestirsi di blu e andare profumati in ufficio a Wall Street o alla City?
L’insegnamento che ne viene, dunque, è classico per noi liberali. E tocca le responsabilità e il riequilibrio dei poteri.
Primo, com’è che la polizia finanziaria dell’FBI non ha operato arresti a migliaia, svuotando Guantanamo dei finti terroristi islamici e riempiendola di veri terroristi infiltrati a Wall Street per carenza di controlli e connivenze politiche?
Secondo, ora che la bilancia si è rotta, occorre rimettere i piatti allo stesso livello. E si deve soprattutto rafforzare il piatto della domanda, nel senso di innalzarla finalmente al medesimo livello di poteri e di informazione che leggi troppo addomesticate dalle lobbies hanno finora assegnato all’offerta, cioè ai produttori. A tutti i livelli: dall’etichetta dei dadi per brodo al contenuto delle bibite da bar, dal peso e volume reale delle confezioni di ogni merce fino al vero contenuto dei servizi bancari e finanziari. Con facoltà di recesso contrattuale generalizzato da parte dell’acquirente quando il venditore ha una posizione dominante. Cioè quasi sempre.
Il produttore, che è il vero offerente, non certo il venditore, è l’unico a conoscere bene il bene venduto. Nessuno dei vari acquirenti (grossista, dettagliante, acquirente finale) può davvero sapere che cosa si nasconde nella scatola. Questo è il marcio del finto mercato, per niente libero.
Del resto, quando parlano tra loro finanzieri e industriali per "mercato" intendono una cosa sola: il pubblico, i potenziali acquirenti. E dunque, perché gli Stati finto-liberali dell’Occidente non danno ampi poteri agli acquirenti che compensino la loro inferiorità contrattuale? Anche i codici civili andrebbero riscritti: sono sempre dalla parte del produttore, non del mercato.
Perché sono talmente tanti come categoria che coincidono con i cittadini tout court. E dunque gli Stati dovrebbero diventare davvero liberali in tutto, visto che beni e servizi toccano tutti gli aspetti della società. E perciò dovrebbero auto-ridursi, dopo aver trovato e codificato le nuove regole.
D’altra parte, se la finanza faceva acqua allontanandosi dal mercato liberale, anche la politica che doveva controllarla e ora dovrebbe - figuriamoci - guarirla, ha perso le idee per strada. Liberale chi? Socialista cosa?
Ora che siamo nella fase della finte terapia aumentano i dolori. Chi sono i medici? Che le carte politiche si stessero rimescolando ce ne eravamo accorti anche noi, in Europa. Tanti, troppi "socialisti", in realtà finti socialisti, da troppi anni, parlavano come liberali doc. Ci voleva questa catartica crisi per vedere tanti, troppi "liberali", in realtà finti liberali, comportarsi come socialisti, sia in America, sia in Europa. Perché i segni della mancata "rivoluzione liberale" in tempi moderni, la sola che possa affrancare il cittadino dal prepotere assoluto degli Stati potentissimi di oggi, e dalle lobbies economiche da loro protette, si fa sentire ormai anche in Occidente, non solo in Oriente.
E c'è chi la notte ha gli incubi. Meno male che siamo noi i più forti, pensa, se no la Birmania o il Burundi si sentirebbero in dovere di inviare truppe per conto dell'ONU a New York, Berlino, Parigi, Londra e Roma "per ingerenza umanitaria" al fine di ristabilire lo Stato Liberale.
Una cosa, però, è chiara: i conservatori finto-liberali hanno combinato il disastro. I socialisti finto-liberali stanno cercando di ripararlo. Ma è gente della medesima pasta. Alcuni saranno pure bravi, ma hanno tutti un vizio di fondo: non hanno la mentalità dei diritti di libertà. Gli è sconosciuto il concetto che per soddisfare tutti i diritti bisogna ridurre un poco l’ampiezza dei propri. Stanno sempre, fateci caso, dalla parte di un solo piatto della bilancia del finto-mercato: i produttori, lo Stato. Mai dalla parte dei consumatori, dei cittadini.
Ma con "liberali" come questi nei Governi, che bisogno abbiamo dei socialisti?

Comments:
Vera e divertente analisi: c'è dentro tutto il malessere attuale dei cittadini-consumatori, dal conto in banca alla benzina, dalle confezioni vuote del supermercato alle etichette misteriose. Hai ragione: se questa è libertà...
 
Più che giusto.
 
Chapeau.
Sai cosa mi piacerebbe? Che tutti semplicemente smettessero di depositare in banca i loro soldi e tornassero al buon vecchio materasso. Mi piacerebbe vedere il collasso del sistema...
 
Bravo! i Liberali, CON UNA SOLA "B", ben separati dai "libbbberali" all' abbbbbachio (altro che innocue "vongole") tipo Corriere della Setta. No ?
Napoli Libera
 
E tu che eri un liberale-liberista-libertario... con le gonadi!
ciao M.
 
Libertyfighter sei perfido. Non so a te, ma a me faresti un baffo: sono uno dei pochi in Italia che saprebbe cavarsela in mezzo a foreste, canyon, tundre e montagne inospitali, lontano da autostrade, fonti di elettricità, telefonini, imposta di Nettezza Urbana e altro...:-)
Tu lo sai accendere il fuoco con l'acciarino?
Perché a quello si arriverebbe.
 
Marinetti, c'è poco da sfottere: SONO tuttora liberale-liberista e libertario. Allora non hai capito niente: quelli NON sono liberali, solo profittatori comuni. Neanche politici. Manigoldi. E in galera dovrebbero andare, con i degni politici che li hanno sostenuti negli Usa e in Europa.
Solo una soddisfazione nella debacle: che gran parte del debito Usa era-è in mano - si fa per dire - di Cina e Russia. Ben gli sta.
 
Ottimo, provocatorio, anticonformista e abbondante, come sempre.
besos
maria adele
 
Hai citato Totò...
"E poi dice che uno si butta a sinistra..."
Detto da uno che era monarchico, ma che si era visto censurare un film dal cattolico sottosegretario (con delega per il cinema)Andreotti...
Farebbe al caso nostro se la sinistra non fosse esattamente come la destra, in tutto il mondo.
Fai bene sul blog a disprezzare questo finto discrimine.
 
Ottima disamina, ma purtroppo nella linea generale è un deja vu per me.
Il sistema finanziario ha sempre funzionato così: se qualcuno ci guadagna è chiaro che qualcun altro ci deve perdere, anche se è sintomatico che a perderci siano sempre i consumatori.
Vedi, tempo fa, prima di stipulare un affare un po' a rischio col mio promotore finanziario, gli avevo fatto, in via amicale, il seguente discorsino: tu mi proponi quest’affare, io accetto, ma a una condizione: se le cose vanno bene ti corrispondo il 30% dei miei guadagni (e scusa se è poco!), ma se ci perdo sarai tu a risarcirmi del 30%. In questo modo nessuno avrebbe più il coltello dalla parte del manico ed entrambe le parti dividerebbero equamente onori e oneri. E finirebbe così il senso unico di una parte che ci perde e dell’altra che comunque ci guadagna (le banche sono un esempio emblematico).
Pensi che il broker abbia accettato il compromesso?
Ti lascio indovinare

Mario Pezza
 
Mario, roba da Mille e una notte. Avevi inventato un sistema salomonicamente cattivissimo per i furbi! E quello proprio sulla disuguaglianza dei 2 rischi campava!
 
La tua posizione è più intelligente dei soliti liberal-conservatori che si limitano a lamentare il nuovo statalismo e neo-socialismo post-crisi. Sembra che lo facciano per estrema coerenza ideologica: fedeli alla linea fino in fondo. Quasi con una punta di ottusità.
Tu invece non fai nessuna forzatura, né devi arrampicarti sugli specchi per mostrare la coerenza formale di chi ha la coda di paglia (perché magari è conservatore, non liberale).
Ti limiti a far notare che tutto quell'andazzo che ha determinato la crisi non era affatto liberale, e perciò il mercato non c'entrava, anzi era una violenza al mercato libero. Si era nella patologia, nel crimine. Ma i truffatori, aggiungi, potevano lucrare indisturbati perché neanche i controllori e i politici (Bush e i suoi in primis) si sono comportati davvero da liberali.
Morale per Antonio Martino e la scuola austriaca: il puro laissez-faire senza controlli non basta. Sarebbe come sciogliere la polizia e i carabinieri quando i liberali vanno al governo.
 
Bottino il tuo ironico accenno al nostro Martino mi fa pensare che le sue divertenti sparate anarchiche avrebbero fatto sollevare il sopracciglio di tutti i liberali classici. A cominciare dal nostro dimenticato Bozzi, che tanto si spese per una teorica dello Stato liberale.
 
Fantastico!!!
 
Ottimo Nico, l'umana infelicità non ha più nulla da sperimentare; G.G.Belli ci tramandò in un sonetto: MA DOPPO CHE MAGNA' L'EBBE VIDUTI GRIDO'"PPE DIO, CON QUANTO FIATO HAVEA :OMMINI DA
VIENI' SETE FOTTUTI........e i tuoi stessi concetti li ritrovi in B.Brecht: E' PIU' REATO,RAPINARLA UNA BANCA O FONDARLA.... e poi andando indietro, forse JEFFERSON E altri spiriti eletti via via fino a Cristo, se mai è esistito...... ergo. l'umanità è davvero HOPE-LESS.......
un abbraccio Mariapia e Luigi, augurandoci di non essere anodini, ma, pur sempre in sintonia con te
 
Bello, lo scopro ora. Mi sembra un caustico Manifesto della rivolta (liberale) dei consumatori, cioè dei veri, misconosciuti, protagonisti del Mercato, sui Produttori, che spesso sono solo dei parassiti, che alle regole del mercato si sottraggono. Benissimo: è quello che penso anch'io. Complimenti.
 
"Forse è davvero giunto il momento di guardare in faccia la realtà e di dire basta a questo finto
“libero mercato”, che si risolve in un oligopolio dell’offerta
ai danni della domanda". Lo scrive, citando il presente articolo, l'avv. Grazia Sanna, impegnata sui risvolti giuridici (e di libertà dei cittadini-consumatori) dell'agricoltura OGM, nel saggio "Eros o virus?" (Rassegna Avvocatura dello Stato, A.LXII - n.2, aprile-giugno 2010).
 
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