08 giugno, 2006

 

Liberali e socialisti oggi: dall'ircocervo alle strade parallele. Ma solo se...

Alla vigilia dell’incontro con amici liberali a Roma il 10 giugno e in risposta al cortese invito di altri amici a partecipare alla costituzione di un polo di liberali e socialisti a Firenze il 17 giugno, ritengo opportuno precisare alcune questioni.
Innanzi tutto non ritengo il liberalsocialismo un “ircocervo” come veniva bollato da Benedetto Croce. Il liberalsocialismo può far parte a pieno titolo della famiglia “liberale”, se si ritiene la libertà individuale il fondamento anche della giustizia. Ossia a condizione di scegliere la prassi liberale indipendentemente dalle proprie opzioni ideologiche.
Né ritengo incompatibile una collaborazione tra liberali e socialisti per combattere clericali e conservatori. Non per nulla Veneto liberale, di cui mi onoro di esserne attualmente segretario, nel 2001 ha partecipato con il Nuovo PSI, il PRI, il PLI e i Radicali di Vicenza con una lista, denominata “Unione Laica”, alle elezioni provinciali.
Occorre, inoltre premettere che i liberali cui si fa riferimento sono coloro che dichiarandosi tali, sono convinti che la libertà politica, quella economica e quella civile vivono o muoiono assieme. Ossia hanno la consapevolezza dell’assenza nel nostro paese della Democrazia liberale e, quindi, della necessità
a) della radicale alternativa liberale al regime partitocratrico perché è l’unica soluzione all’immobilismo conservatore esistente - detta “alternativa” (e non semplice alternanza) consiste in modernizzazioni politiche, economiche e civili rappresentate da istituzioni liberali, liberiste e libertarie che oggi sono deficitarie in questa Italia;
b) della riforma elettorale maggioritaria “all’inglese”, unitamente alla forma di governo presidenziale e a quella dello stato federale; c) della centralità del “mercato”, osteggiata dalle “lobby” corporative (che costituiscono il “partito conservatore”);
e) dell’antiproibizionismo non solo sulle droghe ma anche sulla libertà di ricerca scientifica.
Alcuni di questi liberali si sono riuniti nell’associazione Veneto liberale e, assieme ad altri sodalizi, costituiscono il “tavolo dei liberali veneti” che ha come minimo comun denominatore 1. il modello di organizzazione federale, come strumento per il nuovo soggetto politico nazionale; 2. la modifica del sistema elettorale in senso maggioritario, all’inglese; 3. l'assemblea costituente per le riforme istituzionali; 4. la "europeizzazione" dei cittadini.
Occorre a questo punto un salto di qualità. Ossia occorre passare da una collaborazione a livello regionale ad una collaborazione a livello nazionale.
Ci si offrono due opportunità: la prima è un incontro tra liberali a Roma sabato 10 giugno, e la seconda è un appuntamento per la costituzione del polo laico, ossia dei liberali e dei socialisti a Firenze sabato 17 giugno. Questi due appuntamenti hanno in comune la scelta dell’alternativa ai conservatori rappresentati dal polo sé dicente anticomunista e da quello sé dicente antiberlusconiano.
E’ allettante la costituzione del polo laico. Da quello che ho capito si vorrebbe costituire un polo di liberali e socialisti come stanno tentando di fare i radicali di Pannella e i socialdemocratici di Boselli. L’unica differenza sembra la volontà a non confondersi con questo centrosinistra. E non è una differenza da poco.
Il tentativo di Pannella e Boselli sembra naufragare per la troppa diversità tra i soggetti che si vorrebbero fondere. Infatti di recente si è svolta una riunione di radicali (dal 2 al 4 giugno) a Roma ed un’altra di socialisti a Firenze (5 giugno). Le riunioni non potevano dare una rappresentazione più chiara della diversità esistente tra gli attivisti dei due gruppi. Diversità già ampiamente rilevata alle riunioni recenti degli organi direttivi. Mentre i radicali utilizzano addirittura la radio per diffondere la formazione delle decisioni, i socialisti procedono a porte chiuse occultando il processo formativo delle decisioni. Quindi l’unico risultato possibile è stato il cartello elettorale che è servito agli uni e agli altri per ottenere qualche deputato in Parlamento e uno spazio nel Governo. Ma è la stessa ragion d’essere dei due gruppi a renderli incompatibili. Mentre i radicali di Pannella hanno sbandierato la strumentalizzazione dell’alternanza per giungere all’alternativa, i socialisti di Boselli sul punto sono stati completamente in silenzio. Di qui la loro richiesta di tentare di amalgamare il movimentismo radicale con il governismo dei socialisti. Si sentono incompatibili perché lo sono.
A mio avviso per evitare questi gravi disagi occorre prima dar vita a due soggetti politici compatibili e poi tentare una collaborazione.
E la compatibilità può sussistere se entrambi i gruppi, liberali da una parte socialisti dall’altra, abbiano la consapevolezza che in Italia non vi è una democrazia (“compiuta” per i socialisti, “liberale” per i liberali) ma un regime partitocratrico, sindacatocratico e burocratico conseguente ad un sistema elettorale e ad un sistema di finanziamento pubblico che dovrebbe essere radicalmente modificato.
A queste condizioni liberali e socialisti potranno essere compatibili ed efficacemente potranno contrastare l’immobilismo conservatore e l’oscurantismo clericale.
Personalmente mi adopererò a costituire il soggetto “di” liberali che ha la predetta consapevolezza. Mi auguro che anche tra i socialisti vi sia chi intraprende il medesimo percorso.
Comunque, non perdiamoci di vista.
BEPI LAMEDICA

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