30 maggio, 2006
"Dio, dov'eri, perché l'hai permesso?" I dubbi del finto-ateo Ratzinger
Da liberale rispettoso, sia pure ateo, ero allibito: si trattano così i Santi? Mancava poco che intervenissi a difesa della "lesa maestà" del povero - e sempre più povero senza le offerte - San Cetteo, ricattato dalla vecchia megera.
Gli ebrei, invece, sono abituati da millenni a trattare il Signore Innominabile a tu per tu, ma senza fanatismi e senza eccessi italici, non avendo per fortuna i Santi. Non solo nella Bibbia e nelle storielle ebraiche, ma anche nella vita reale, abbiamo trovato ebrei che simpaticamente rimproveravano, contestavano, patteggiavano, ricattavano il loro Dio. Questa familiarità, questa umanizzazione ingenua, anzi, è il lato più divertente della religione monoteista, e ci riporta alle figure mitologiche degli dei antichi, trattati da re e popolo più o meno come uomini qualunque, potenti e bizzosi, sì, ma umani, troppo umani. Segno ulteriore che le "Divinità" erano state inventate all'alba della vita dell'uomo come instrumentum regni, cioè sostegno per il potere, ma anche per la facile consolazione degli uomini.
NICO VALERIO
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Primo si separa arbitrariamente la tradizione cristiana da quella ebraica (ci tentarono gli gnostici ma con scarso successo, cercando di eliminare tutto l'Antico Testamento, Dan Brown se la sta giocando un po' meglio, anche se fa pubblicita' all'Opus).
Date un'occhiata a Giobbe, date un'occhio pure ai salmi (aiutino: "Dio mio Dio mio perche' mi hai abbandonato" e' l'inizio del salmo 22). Il papa ha poi implicitamente citato il filosofo ebreo Hans Jonas, sul silenzio di Dio e la Shoa.
Ora non ci vuole un genio per intuire che magari Gesu', Dio che sceglie di condividere la vita, le sofferenze dell'innocente, la morte ingiusta, e' una rispostina mica male, esattamente a questo tipo di domande...
Poi uno puo' non credere, per l'amor del cielo, ma almeno si limiti a sparar cazzate su Moggi al bar, argomento su cui ne sa di piu', no?
Delle Scritture Ebraiche, i Cristiani ritengono come ispirati i 39 libri protocanonici noti come "Antico Testamento" (i Cattolici, addirittura, per far le cose in grande secondo la loro consuetudine, 7 apocrifi in più!).
Bene, tra i libri "divinamente ispirati" c'è il libro di Giosuè, nel quale leggiamo che questo valoroso condottiero, degno successore di un essere sanguinario di nome Mosè, ha sterminato, su ordine di Dio, intere popolazioni, compresi vecchi, donne e lattanti!
Il loro crimine? Ma perbacco, essere pagani politeisti! Che diamine!
E dobbiamo stracciarci le vesti all'idea che il Dio dei cristiani - che poi è lo stesso - abbia permesso lo sterminio di 6 milioni di Ebrei?
Ma per piacere!
Ti propongo un altro problema teologico da risolvere col tuo stile haiku: come evitare al fine teologo di essere troppo modesto?
La versione ebraica e' paradossalmente di epoca posteriore ai testi della LXX.
Il fatto che i teologi ci discutano su da 2000 anni, ti fa capire quanto sia difficile — per non dire impossibile — arrampicarsi sugli specchi: come conciliare un Dio d’amore che ama l’umanità col male più nefasto che regna sovrano nel mondo? Eh, è un bel problema, se lo poniamo in questi termini.
Ma se proviamo a supporre (proviamoci, almeno!) che Dio non esiste, allora tutto si risolve da sé.
Riguardo al resto ti ringrazio della puntualizzazione: so cos’è la LXX, anche se la leggenda vuole che in realtà i traduttori siano stati 72 (LXXII). Non credo che la Bibbia ebraica sia posteriore alla versione greca: il popolo ebraico era perfettamente a conoscenza della Torà almeno dal tempo di Esdra (se non prima) e quindi nel VI secolo, mentre la versione alessandrina è del IV secolo.
Da ultimo non ho ben capito qual è il problemino teologico che mi hai posto. Ma prima di spremermi le meningi, mi piacerebbe sapere come risolveresti tu il problema del male: ad esempio come giudichi Giosuè? Un sant’uomo inviato e ispirato da Dio, o un volgare criminale dello stampo di Bin Laden?
Caro Piero, per un cristiano Giosue' non pone un problema sostanzialmente diverso da quello che pone ogni interpretazione umana della legge di Dio. I cristiani in questo senso sono relativisti (non assoluti, solo storici): la comprensione della legge di Dio e' progressiva, culturale, storica e personale.
Certo la comprensione che da' Cristo e' sostanzialmente ed assolutamente diversa da quella che ne aveva il popolo Ebraico prima di Cristo. Analogamente la comprensione dell'uso della violenza che avevano i cristiani medievali e' ben diversa da quella che hanno oggi.
PS l'ateismo e' un dogma assai meno sostenibile della Santa Trinita'...
Conosco la citazione di Dostoievsky, perché era riportata su uno dei primi best-seller di V. Messori (credo sia stato Ipotesi su Gesù), uno scrittore erudito e intelligente, ma che sembra non conoscesse bene il pensiero di Voltaire.
Non ritengo l'ateismo un dogma, ma una posizione intellettuale assai meno contorta del trinitarismo (che persino i teologi ammettono di non capire).
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