Poteva accadere solo in Italia, grande, spettacolare Paese della follia e del paradosso, abitato da 40 milioni di cittadini che si comportano come personaggi di Pirandello e Pulcinella, e che nascondono nel chiuso delle famiglie (un caso ogni 2 nuclei familiari, secondo l'Istituto Superiore di Sanità) psicopatologie d'ogni tipo.
Pensate: giudici sbagliati che emettono una sentenza sbagliata perfino sulla natura dell'oggetto del contendere. Sentenza che, come se niente fosse, pur di andare contro la libertà religiosa e il rispetto delle differenze - base del liberalismo - arriva al punto di negare la religiosità del simbolo unico, il più alto, del Cattolicesimo: il crocifisso. Incredibile, se non blasfemo, direte voi. E invece no. Mica siamo in un Paese islamico, qui, per fortuna, abbiamo un altro genere di fanatici, minori o minorati non si sa. Fatto sta che anche la reazione alla sentenza è vistosamente sbagliata: i cattolici integralisti - minoranza tanto più rumorosa quanto più lontana, diciamo così, dal Logos - lungi dall'arrabbiarsi, fare le barricate e assaltare il Consiglio di Stato, plaudono, sorridono, credono di aver vinto. Preferiscono, da ottusi, essere considerati tradizionalisti piuttosto che cattolici. Del resto, la loro scarsissima frequentazione delle chiese - lamentano le stesse autorità religiose - parla chiaro. Minchioni è dire poco: non si accorgono che Gesù è stato "ridotto allo stato laicale"?
E' questo che abbiamo subito pensato, mentre commentavamo a caldo la paradossale e ininfluente sentenza di un organo giurisdizionale amministrativo su cose che neanche la Corte Costituzionale si azzarda a trattare: crocifisso, religione, laicità e quindi libertà di religione di tutti i cittadini. Ma aspettavamo che qualcun altro lo dicesse. Tempo un giorno, e Silvio Viale, noto medico e intellettuale torinese, ha rilasciato una dichiarazione all'agenzia Notizie Radicali che esprime lo stesso concetto.
"La riduzione allo stato laicale del crocifisso, espropriato del suo significato religioso, è una offesa alla Chiesa ed ai cattolici praticanti, indice di una superficialità ideale e di pensiero che deve fare riflettere ogni sincero democratico. E' però il segno dei tempi, per cui l'80% degli italiani si dichiara cattolico, ma ognuno a modo proprio e senza impegni, mantenendo comportamenti non certo in sintonia con gli insegnamenti del Catechismo e della Chiesa. Se da un lato questo rimarca la dicotomia tra chiesa e fedeli, per cui la Chiesa dovrebbe preoccuparsi delle posizioni che assume, dall'altro esalta un generico spirito di appartenenza che nel simbolo vede solo un epifenomeno.
"Il rischio concreto - continua Viale - è che tutto ciò si possa tradurre nell'esaltazione dell'intolleranza e della faziosità sciovinista, anche se è più probabile che finisca per alimentare l'indifferenza di massa verso la religione e le sue regole, per cui il crocifisso, come i sacramenti, il catechismo o l'obbligo di santificare le feste diventa una pratiche da sbrigare e di cui non tenere conto nella vita quotidiana.
"Nella classe di mia figlia c'è il crocifisso - conclude Viale - nel mio ospedale c'è il crocifisso, anche nei locali delle IVG [interruzioni volontarie di gravidanza"]. Dovrei essere felice del fatto che da oggi debba essere considerato poco più di u soprammobile, ma non lo sono perché così facendo si offende chi in quel simbolo ci crede davvero. E' da loro che mi aspetto la rivolta. Pensate un po' se agli islamici si fosse detto che il Corano è un simbolo laico?"
In quanto a noi, dopo la premesse, da liberali rispettosi di ogni libertà e di ogni religione, ci scappa solo questo commento: parole sante. E non lo correggiamo.
# Nico Valerio 16:59