11 febbraio, 2006

 

Com'erano belli quegli anni alternativi: anti-nucleari, sì, ma anche pre-Aids...

Le dita esitano un pò sui tasti: in fondo ero a Pian dei Cangani, vicino Montalto di Castro, l'altroieri, diciamo nel '77, a manifestare da ambientalista duro, ma liberale (Lega Naturista, primo club "ecologista" in Italia, modestamente...) contro la decisione di costruire là una centrale nucleare. C'era il principe Nicola Caracciolo, nostro amico, che ancora debbo ringraziare per aver offerto alla mia Lega una sede spettacolare in via Giulia, con tanto di terrazza. Lussi d'un tempo. Nicola venne maltrattato e aggredito da energumeni contro-manifestanti, definiti dal Pci "operai e contadini", cosa che a quei tempi era abituale per i compagni comunisti, ancora trinariciuti...
Già, avete capito bene, il Pci era a favore della centrale. Non per l'economia: era all'opposizione, e peggio andava per il Governo e per l'Italia, meglio era. Allora per l'aria pulita. Macché, non gliene fregava niente della salute e dell'ambiente, figuratevi, col loro cinismo e la loro ignoranza presuntuosa. L'ecologia allora per Pci e sindacati era "un tipico discorso borghese": ho ancora i ritagli di giornale ("Altro che lupo e orso: è l'uomo l'unico animale braccato del Parco d'Abruzzo", era uno dei loro tipici, stupidi, slogan anti-ecologici).
No, gli interessava solo la propaganda politica: i posti di lavoro, l'occasione di sindacalizzare e circuire nuove masse contadine in fabbrica. Una nuova centrale sarebbe stata una ghiotta occasione: avrebbero aperto una nuova sezione. Gente così: gli unici politici puri. I democristiani erano dei bonaccioni dilettanti, al confronto. E poi ce l'avevano ancora nel sangue il mito dei poveri e dei Paesi poveri: Stalin e le sue "modernizzazioni" futuriste: elettricità, locomotive, trattori, kolkoz collettivi. Peccato che in Urss tutte quelle belle parole fossero spesso solo nei Piani quinquennali.
Noi, invece, eravamo, ahimé, gli "alternativi", tutti borghesi e per benino. Si andava dal principe-giornalista arruffa-popolo (timido e signorile, però: stringeva il cuore quando doveva arringare con quella esse blesa della nobiltà partenopea le rozze e sudaticce masse contadine di Montalto) ai professori d'università Mattioli e Scalia, fino ai coloratissimi Indiani metropolitani, travestiti come a carnevale, ai cattolici del dissenso, a laici e liberi pensatori vari, Kronos 1991, il Mir, la Lega per i diritti dell'uomo, il Fuori, il Movimento Nonviolento, ai radicali. Di questi - gli va dato atto perché l'abbiamo sfottuto per anni - l'unico filo-nucleare era il fratello del segretario Spadaccia.
Ma chi era esperto di fisica e di scienza? Pochissimi, oltre a Scalia e Mattioli. Basta dire che noi della Lega Naturista, che avevamo una base totalmente radicale, un po' di divulgazione scientifica la facevamo, ma avevamo un bel daffare a far capire ai manifestanti di estrema sinistra e perfino ai nostri parenti, che una centrale termo-nucleare non ha niente a che fare con... la bomba atomica. A parte i caporioni, quello era il livello.
Meno male che nel corteo succedeva di tutto, e si rimorchiava pure. Le tante ragazze presenti (memorabili certe minigonne) erano più libere e molto meno diffidenti di quelle di oggi. Allora non lo sapevamo, ma quella era una piccola Età dell'oro, l'ultimo avventuroso decennio della fortunata Era pre-immigrazione e "pre-Aids". A proposito, che cos'era il preservativo? Ah, sì, quel marchingeno che usavano solo prostitute e attempate madri di famiglia...
Allora non era come oggi. Tecnocrati e politici erano meno smaliziati e più impacciati. Non conoscevano le pubbliche relazioni, e si capiva quando nascondevano o fingevano. Il potere era davvero ottuso nei suoi silenzi. Non faceva sapere nulla: tutto era inutilmente segreto. Questo allarmava e alimentava i sospetti. Certi ingegneri dell'Enel e certi amministratori erano, poi, davvero cretini, privi della minima psicologia. Fecero succedere loro tutto quel caos antinuclearista: non dettero mai dati e cifre sulla sicurezza degli impianti nucleari. Non cercavano di rassicurare la gente dando informazioni, come si fa oggi. Erano sempre imbarazzati, reticenti. "Non siamo dei ritardati mentali", protestava qualche manifestante di buonsenso. "Ci assicurano l'assoluta sicurezza della centrale, ma nessuno ci viene a spiegare con precisione su che cosa si basa questo ottimismo".
Insomma, lo vollero loro, gli stupidi della tecnocrazia, il no al nucleare. Quelli che non seppero o vollero comunicare. Forse per oscuri motivi politici ed economici. Dopotutto, il povero Ippolito era stato distrutto e incarcerato anni prima da una certa lobby del petrolio, si diceva. Poi, come si sa, a confermare i nostri timori di incompetenti su una "tecnologia ancora pericolosa e malgestita" vennero gli incidenti gravi, negli Stati Uniti alla centrale nucleare di Three Miles Island (1979), poi lo choc psicologico più terribile, la tragedia sovietica di Cernobyl. E al referendum, è chiaro, votammo tutti "no".

Comments:
ma come, un post così bello e nessun commento? Mi offendo...
 
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