31 gennaio, 2006

 

Monopoli ex-statali e "mercato" di comodo: deboli coi fornitori, forti coi consumatori

Era statale, ma dopo la "privatizzazione" è rimasto un monopolio di fatto. Con tutti i vantaggi e senza nessuno svantaggio. Para-economia all’italiana ("paracula", dicono a Roma). Un curriculum tipicamente da "Seconda Repubblica". Ma se l’Eni per ipotesi operasse in un paese anglosassone, il semplice fatto di essersi fatto sorprendere a corto di scorte di gas, in pieno inverno, durante una prevista – molto prevedibile dai geo-politici – crisi energetica, sarebbe stato motivo di licenziamento in tronco dell’intera dirigenza. E nonostante la liberalizzazione sulla carta, l’Eni (come l’Enel nel settore elettrico) resta di fatto monopolista in Italia, ha lamentato Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo, in una lettera al Corriere.
Monopolio che ha significato finora costi più alti per i consumatori. Oggi abbiamo la prova provata che lo strapotere tutto nazionale di Eni non ha rafforzato il suo potere contrattuale in campo internazionale, continua Martinello. Ci troviamo di fronte a un colosso nazionale forte con i deboli (gli utenti domestici) e debole con i forti (Gazprom e gli altri fornitori stranieri). Il risultato è che i consumatori si trovano con bollette elevate e senza neanche la garanzia che in casi di emergenza, come quello attuale, vi sia una adeguata riserva di energia per dormire sonni (caldi e) tranquilli. Oggi dobbiamo constatare che per interessi prettamente aziendali l’Eni non ha previsto stoccaggi adeguati e che il ministro non ha fatto prevalere sui suoi interessi quale azionista di Eni quelli della sicurezza nazionale. Questo, mentre in piana crisi, l’Eni, continuava a fare giochetti di trading, per puri interessi economico-finanziari, vendendo gas ad esempio alla Germania, che non sembra abbia oggi problemi di scorte analoghi ai nostri.
Era questo il liberalismo economico che volevamo? No di certo. Qui manca ancora la concorrenza e i monopoli italiani ex-statali fanno pure i loro interessi, come se fossero in regime di libera concorrenza, anziché quelli dei consumatori a cui sono tenuti per essere ancora di fatto monopolisti con l’avallo dello Stato. In pratica si sono presi, nell’indifferenza dei Governi d’ogni colore, quello che gli faceva comoso: i vantaggi dei monopoli e lo spirito egoistico del mercato. Quando è troppo è troppo. Einaudi si rivolta nella tomba.

Comments:
Pienamente d'accordo nell'analisi. Varrebbe la pena di estenderla anche ad altri operatori (specialmente ai gestori delle reti) o alle categorie professionali (avvocati, notai, ecc.). Queste ultime, per legge, possono costituire un cartello fissando i minimi tariffari e impedendo la pubblicità, impedendo così una liberalizzazione delle tariffe per le loro prestazioni professionali
 
La concorrenza si sa fa (quasi) sempre bene: abbassa i prezzi per l'utente e di conseguenza è una spinta per le aziende ad aumentare l'efficenza in termini di costo. Ci sono però alcuni settori che tendono naturalmente al monopolio. Uno di questi è l'energia. Si tende al monopolio poichè solo con un aumento del volume di affari è possibile sfruttare economie di scala. In pratica senza la situazione di monopolio i costi sarebbe invece ben più alti. E' questo motivo principalmente ad aver spinto la nazionalizzazione in passato del settore dell'energia in Italia, con eliminazione di quelle aziende private monopoliste nelle proprie aree di competenza (come Montecatini, Edison, ecc.). Difficile quindi parlare di libertà di mercato in una situazione simile; libertà che potrebbe portare a costi ancor più elevati. In quanto alle forniture di gas, a me pare che anche altre nazioni abbiano avuto problemi. Il problema grosso va risolto a monte e da un governo che abbia il coraggio e la forza di porre in primo piano nel suo programma lo studio e l'applicazione di un piano energetico pluriennale, che preveda la minore dipendenza dai combustibili fossili.
 
Discorso realistico e sensato.
Ma che non spiega come mai i prezzi dell'energia nell'attuale situazione di monopoli specializzati siano per i consumatori finali (famiglie e industria) tra i più alti d'Europa.
Se quelle economie di scala ci sono davvero dovrebbero ricadere positivamente sugli utenti, no?

Mentre qui mi sembra che ci siano altissimi margini di profitto extra-concorrenza, specie nel petrolio (p.es. si alto subito il prezzo al minimo stormir di fronde, ma non si abbassa mai...).
Tant'è vero che l'Eni fa trading e specula allegramente sul mercato europeo, anziché concentrarsi sul "servizio sociale" a cui è tenuta dal suo peccato originale di essere monopolio ex-statale...
 
Infatti il mio discorso non voleva spiegare l'origine di tali prezzi, ma solo escludere che sia un problema di concorrenza. In realtà non conosco i bilanci dell'Eni e dell'Enel, che sarebbero utili a capire se davvero ci stan marciando o no. So invece che con l'aumento del petrolio l'Eni ha fatto grossissimi guadagni che gli han permesso anche un bel balzo in borsa. Anche qua è un problema di governo. Si è privatizzato ma credo esistano strumenti di controllo (almeno minimi), che a quanto pare non stan funzionando. Il discorso del paragone europeo è molto più ampio in quanto va fatto considerando che alcuni paesi han vantaggi energetici costituiti da giacimenti di petrolio e carbone non indifferenti. La Gran Bretagna ha dei notevoli vantaggi dall'ottimo petrolio del mar del Nord che divide anche con l'Olanda (la quale è anche ricca di gas), la Francia ha l'energia atomica, e cosi via. E' un discorso non facile da affrontare...
 
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