30 gennaio, 2006
"Liberale chi?" E Vespa fu punto dagli europei. Elementare, Watson
Punto sul vivo, Vespa risponde: "Mi dispiace di non condividere la Sua posizione. Nell'ultima edizione (2005) dell'Enciclopedia del pensiero politico diretta Roberto Esposito e Carlo Galli alla voce 'liberalismo' sta scritto: "In tutte le sue accezioni il termine designa la centralità conferita, in politica come in morale, all'individuo, ai suoi diritti, alle sue libertà". È esattamente il programma politico-ideologico al quale si è sempre richiamato Berlusconi. Non sta a me stabilire se questo si inserisca nella linea del liberalismo europeo. Ma non credo che Lei possa giudicare scorretto che io scriva - non a caso tra virgolette - che Berlusconi si è sempre attribuito la qualifica di 'liberale'. Ma Enzo Marzo (Critica liberale) e Raffaello Morelli (Federazione dei Liberali) hanno replicato che Forza Italia fa parte del partito popolar-conservatore europeo, spesso contrapposto ai Liberali europei o all’Internazionale liberale, e poi hanno elencato vari esempi di approccio non liberale, conflitto d’interessi alle mancate liberalizzazioni, dai privilegi di corporazioni e monopoli al clericalismo.
Però, cari amici liberali, il grave deficit di liberalismo in Italia non è certo imputabile al Presidente del consiglio. E’ endemico e radicato da secoli. Pensate con realismo alle alternative possibili nel 1994 e nel 2001: così ragiona un liberale razionale e non tifoso. Secondo voi, ciò che – è vero – non ha fatto Berlusconi avrebbero fatto invece Occhetto, Prodi, Cossutta, D’Alema, Pecoraro e Bertinotti? Definirsi "liberali" è solo propaganda, non analisi politologica. Anche Fini e D’Alema, anzi, tutti i politici italiani, si sono definiti "liberali", senza esserlo, o essendolo solo in parte. Anche perché, vista, per fortuna, la pervasività e l’ampiezza del liberalismo nella società moderna dell’Occidente, chi oggi riuscirebbe, anche volendolo, a evitare la sia pur minima azione liberale? Nessuno, neanche Berlusconi.
Cioè sospetti che i liberali europei siano così "progressisti" e "di sinistra" da non essere più liberali?
Mi definisco, se possibile, ancora più laicista di te (ma tra noi possiamo ancora darci del "laico", che è una bella parola, base del liberalismo, altroché).
Solo, non credo che la Sinistra, questa Sinistra italiana sia più liberale di questa Destra. E ciò che non ha fatto Berlusconi non potrà certo fare Prodi (con Pecoraro, Cossutta, Bertinotti e Agnoletto, no-global e il popolo dell'anti-modernismo).
Guarda, me la sono studiata bene e ho le prove che è addirittura un po' meno liberale... se possibile.
Quindi noi veri liberali (tanti)
avremo problemi seri per votare: o puntiamo sul singolo personaggio coraggioso (quale?) che fa la fronda a Dx o a Sn, o puntiamo sui Radicali, o ci asteniamo. Ma a noi liberali ripugna l'astensione: è la soluzione dei vigliacchi.
Basta dirti una cosa: quest'anno
ho dovuto dire di no a tre proposte di candidatura alle Politiche: due da Dx e una da Sn.
Perché cercano i liberali. Ma i loro programmi non sono liberali.
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P.S. mentre la prima è tratta dal meraviglioso mondo del jazz, l'altra metà del mio nickname ha un'origine genuinamente liberale...
Nel frattempo ho pubblicato l'opinione d'un amico che parla di liberali extraparlamentari: si apre il dibattito
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