17 gennaio, 2006

 

Le pezze al sedere: moralisti di professione uno contro l'altro

Al teatro romano Ambra Jovinelli, famoso per l’avanspettacolo o varietà leggero che laureò Totò e tanti altri attori comici, si presenta il libro di Marco Travaglio e Peter Gomez Inciucio - Come la sinistra ha salvato Berlusconi , edito dalla Bur. Nel corso della serata – riferisce Paolo Conti sul Corriere – prende la parola Paolo Flores d’Arcais: "Gramsci diceva che la verità è rivoluzionaria, non che la rivoluzione usa la verità come gli pare. I nostri post-comunisti, invece di rifarsi alla nobile tradizione gramsciana, hanno un riflesso condizionato verso il comunismo francese, il più stalinista d’Europa: non si parla dei propri errori per non fare il gioco del nemico. Ma Consorte ha messo da parte 50 milioni di euro. E ai tempi di Tangentopoli un miliardo di tangenti era uno scandalo... qui sono cento miliardi per una consulenza". E ancora, rigirando il coltello nella piaga dei Ds: "Nell’orizzonte della sinistra non dovrebbero mai comparire insieme "Svizzera" e "conti cifrati". Allora era tutto vero: "Sono entrati a Palazzo Chigi con le pezze al sedere e ne sono usciti ricchi" (diceva Travaglio del governo D’Alema due anni fa). E ora aggiunge: "Se confermo le mie parole del 2004? Tutte. Con l’aggiunta di qualche nome. Adesso si conosce il giro dei soldi e dove sono stoccati". I 50 milioni di euro di Consorte? "Certo. Ma penso anche a Gnutti. La banda è cominciata lì, con Telecom. Non avevano né arte né parte, adesso hanno i soldi che gli escono dalle orecchie".
A noi liberali questi siparietti ci fanno ridere: altro che scontro edificante tra Partito della Corruzione e Partito della Morale. Li vorrei vedere i Travaglio (che mi dicono culturalmente di destra) e i Flores (che mi dicono culturalmente di sinistra) al Governo. Farebbero ancora peggio. Perché senza liberalismo diffuso, la corruzione vera, la mancanza di trasparenza e di alternativa, pervade sia gli uni, sia gli altri. Che diventano solo attori mediocri d'un teatrino illiberale. Divertenti, no?, questi moralisti di professione che si scagliano uno contro l'altro per strappare un applauso, vendere un libro, o guadagnare mille voti in più. Essere "virtuosi" significa anche essere attaccati da chi recita da "più virtuoso" di te. Visto che i ruoli anche nel teatrino della politica si possono imparare a memoria. A questo non avevano pensato i Ds, come anche i Margheritini. Accusa, accusa, e vedrai che qualcuno più furbo di te un giorno accuserà te. Ma si può anche dire come il popolino di Roma un tempo: "Qua er più sano ci ha la rogna".

Comments:
E già, vi ricordate che fine ingloriosa ha fatto il grande moralista giustizialista che dieci anni fa aveva l'Italia ai suoi piedi ed era in predicato addirittura per la Presidenza del Consiglio o della Repubblica?
E' un ometto politico di secondo piano, ormai poco più che un peone di Montecitorio. E non sa achi allearsi per poter essere rieletto
 
Ma di chi stai parlando, di Di Pietro? Ma guarda che pure tra i giornali c'erano le testate moraliste. Prendi la Repubblica...
Poi si scoprì che stava con De Mita
 
fatemi capire. voi ce l'avete solo con i moralisti, ma spero non con la moralità politica
 
La moralità laica e liberale è nelle regole (severe) e anche nella tradizione politica e popolare. In America se in politica sei scoperto a dire il falso, te ne devi andare. Ma qui sono addirittura gli altri partiti, quelli che dovrebbero essere i "concorrenti" in un libero mercato politico, a non far valere questa legge morale.
Perché è il sistema italiano che non è ancora pienamente liberale
 
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