03 gennaio, 2006

 

Croce, benedetto solo di nome. La balla filosofica del “Non possiamo non dirci cristiani”.

Ci cascò perfino il vecchio politologo professor Matteucci, buonanima, sulla buccia di banana della famosa frasetta traditrice di Benedetto Croce, il miglior titolista tra gli intellettuali europei del Novecento (Perché non possiamo non dirci "cristiani”, un saggio breve del 1942). Ma Matteucci aveva più d'un problema, e poi ognuno si dibatte nel suo "ircocervo", cioè nelle sue contraddizioni, nei suoi ossimori: era secondo me uno strano tipo fuori schema di liberal-cattolico-conservatore. 

Fatto sta che il termine “cristiani” nel famoso e sempre equivocato titolo di Croce, non per caso tra virgolette, non vuole significare per Croce, fermamente non religioso e agnostico, l'adesione a una fede religiosa, ma l’appartenenza culturale alla civiltà e alla storia dell’Occidente, a cui il Cristianesimo ha dato un contributo innegabile, dal Medioevo in poi.

C'è uno ad Avezzano che su queste cose non ci dorme. Sono anni che legge quello sfondone filosofico. Anzi, oggi diremmo quell'equivoco cultural-politico. E quando è troppo è troppo. Perfino i geometri, i giornalisti e i medici delle Asl (non parliamo dei preti) – deve essersi detto il colto Vincenzo Moraro, studioso di filosofia – ripetono a pappagallo la famosa frasetta di Croce per cui "saremmo tutti cristiani", anche gli atei e i mangiapreti. Ora basta, è sbottato.
 
Così l’erudito di provincia (ma i provinciali in fatto di cultura ne sanno spesso più degli indaffarati metropolitani) ha inviato due righe al Corriere. "Leggo frequenti riferimenti al "Perché non possiamo non dirci cristiani" di Benedetto Croce che mi inducono a pensare che questo libriccino sia più citato che letto", ha scritto a Sergio Romano. "Forse per il potere di suggestione del titolo, che promette quel che poi non mantiene, si pensa a un’apologia delle "radici cristiane".
 
In realtà, il testo, sulla scia della filosofia della religione di Hegel – ha spiegato Moraro –sostiene che siamo "cristiani", sì, ma solo in senso storico-filosofico, in quanto cioè la religione cristiana viene vista da Croce come nient’altro che la massima realizzazione dello sviluppo della "idea" filosofica di Dio, insomma la conciliazione del divino e dell’umano tramite il concetto dell’incarnazione con tutte le "mitologie" a essa collegate. In questo senso, appunto, "non possiamo non dirci cristiani", cioè perfetta sintesi tra il mito del Divino e l'Umano.
 
Ma ora, attenzione, per quanto umanizzate dal Cristianesimo, le mitologie sono superate dalla riflessione filosofica, continua Moraro. Precisa Croce, infatti: Il Dio cristiano è ancora il nostro, certo, ma le nostre affinate filosofie [tie’, béccati questa, card. Ruini, NdR] oggi lo chiamano Spirito, che sempre ci supera e sempre è in noi stessi.
 
Insomma, per spiegarci terra-terra, una cosa è il Dio rivelato dei cristiani, altra cosa il Logos. “Perciò, tante grazie al Cristianesimo per averci portati fin qui. Cioè alla vera filosofia. Ma ora Dio si faccia da parte e lasci lo spazio allo Spirito, che è il vero sbocco finale dello sviluppo storico della religione, insomma il vero Dio. E lo Spirito, vero Dio laico, è in tutti noi. E quindi, in fondo, siamo noi il vero Dio.
 
Insomma, per chi dovesse d’ora in poi, se non proprio al bar, almeno in un articolo di fondo o peggio in una conferenza da una cattedra – non di filosofia, a quanto pare – come è accaduto al prof. Matteucci, cadere nell'equivoco banale dell’assonanza (false friends si chiamano nelle lingue) e citare ancora quel sempre mal citato e abusato titoletto di Croce, sarebbe una sanguinosa vittoria di Pirro, una zappa sui piedi, un incidente imbarazzante.
 
Un "riconoscimento" che si conclude con una negazione, se non altro con un superamento della divinità trascendente. "Anzi – commenta Moraro – sarebbe un’ottima base filosofica a sostegno delle tesi laiciste, non certo il contrario".

Lei ha perfettamente ragione", risponde Romano. Ne è prova l’estrema diffidenza con cui la Chiesa ha sempre giudicato lo spiritualismo immanentista di Croce e Gentile. A chi volesse reclutare Croce [notoriamente non credente, laicista e anticlericale, NdR] fra i convertiti “teocon”, sarebbe bene ricordare le parole con cui commentò al Senato i Patti Lateranensi nel 1929: "Accanto o di fronte agli uomini che stimano Parigi valer bene una messa, sono altri pei quali l’ascoltare o no una messa è cosa che vale infinitamente più di Parigi, perché è affare di coscienza".

Però, però. Sono liberale doc e grande ammiratore di Croce. Capisco lo shock psicologico e morale della II Guerra Mondiale, scatenata dal Nazismo (e Croce scriveva l’opuscolo nel 1942). Ma da uno storico liberale come Croce mi sarei aspettato, prima di dichiararsi "cristiano" sia pure solo per l'aspetto di "rivoluzione" delle coscienze e la rifondazione della civiltà dell'Europa, proprio in quel momento minacciata da due contrapposti regimi "neo-pagani" come Nazismo e Comunismo, che almeno mettesse sul piatto della bilancia tutto il peso dell’abusivo Potere temporale della Chiesa Cristiana (cavillosamente giustificato dal falso documento della Donazione di Costantino), d’un autoritarismo plurisecolare, dell’ottenebrazione continua delle coscienze, dei genocidi di popolazioni indigene, dell’Inquisizione, delle persecuzioni con torture, roghi e uccisioni in carcere o sul patibolo di eretici, infedeli, scienziati, intellettuali, donne innocenti accusate di stregoneria, della cultura vilipesa, dei libri messi all’Indice, anche quelli di Croce ecc. Dov’era in questi casi, tipici del Cristianesimo storico (a meno che Croce non credesse alla balla storica che sta dietro ai Vangeli), quella “rivoluzione” dello Spirito capace di caratterizzare come progresso rispetto alla grande civiltà Greca-Etrusca-Romana la civiltà dell’Occidente dal Medioevo in poi? Solo per la storia dell’arte? Non sarebbe stato più logico che Croce, titolista inarrivabile, di fronte alle rozze violenze, anche verso il pensiero, di Nazismo-Fascismo, Comunismo e Cristianesimo (per stare al tema; perché sull’Islamismo si aprirebbe un lungo e drammatico capitolo, con lo schiavismo in Africa ed Europa e vari genocidi di Cristiani ed Ebrei), avesse puntato piuttosto su un “Perché non possiamo non dirci pagani”, e anche senza virgolette? 

AGGIORNATO IL 14 MAGGIO 2021

Comments:
Voglio un mondo dove non ci sia bisogno di nessun dio!
Guisito
esposito.guidonospam@gmail.com
 
Sono ancora l'anonimo di sopra.
Se dobbiamo accettare le conclusioni dell'illustre Moraro, dobbiamo giungere anche ad un'altra conclusione: Benedetto Croce ha dato un titolo del menga al suo saggio.
 
Croce viene sempre citato non per reclutarlo ma perché con poca cultura e minor lungimiranza si è cercato di recente di espungere la radice della civiltà europea, che come sapeva anche Chabod e come sanno pure il musulmano Fouad Allam e il giapponese Nakagava, è biblico cristiana; vi spiace tanto?
 
Nakagawa lo trovate su google book, Introduzione alla cultura giapponese, p. 43; Croce e Chabod sono ben noti
 
Bah, già lo Spirito è cosa che non sta né in Cielo né in Terra, e che per me finisce tra le brume dell'800 (mi dispiace per Croce), ma se poi vi accontentate del Logos, contenti voi... Ma badate che dopo Kant, Decarters, gli illuministi e gli idealisti, il Logos non è più Dio da un pezzo. Solo il teologo Ratzinger, pateticamente confonde i due termini. Insomma una querelle puramente ottocentesca e provinciale. E che la si voglia estendere all'esotica provincia sado-maso-giapponese non fa che confermarlo.
 
scusa, ma che dici? croce qui parla da storico
ratzinger poi ha ben presenti gli sviluppi del pensiero, ha dialogato pure con habermas...
noto che non hai risposto, e dubito che tu abbia controllato quanto da me suggerito, come tratti la cultura giapponese è imbarazzante; leggiti il passo che ho suggerito e capirai quanto sei fuori strada, dice infatti che nella stessa lingua c'è differenza
che fretta e che vis polemica senza ragioni...
 
Giovanni, scusa, eri tu sopra le righe: un'interpretazione testuale - per quanto tutto possa essere discutibile - che riportava il paradosso crociano del "Perché non..." ai suoi più ristretti termini filosofici, era stato allargato a termine di paragone di Civiltà... Scusa non ti accorgi di aver esagerato seriosamente senza la minima ironia? Ma che c'entra il Giappone? Ho dovuto pensarci io...
Nessuno ha voluto espungere nulla. Non ti sembra grave, piuttosto, aver voluto "espungere" la più grande civiltà di tutti i tempi, quella pagana greco-etrusco-romana?
Tanto più che molti elementi "morali" del Cristianesimo erano già presenti in stoicismo ed epicureismo? E tutto questo sbilanciamento in favore di un movimento sulle cui origine eponime (vulgo: la figura storica di tale Jeoshua il nazareo, cioè il rivoluzionario) nessuno storico dell'epoca ha speso una riga? Vogliamo chiamarla la religione più sopravvalutata della Storia, grazie al fortissimo senso di aggressività e Potere dei suoi religionari?
La filosofia non c'entra, ci fu solo Potere e Politica.
 
in breve:
1. il giappone e l'islam c'entrano perché chi rappresenta queste civiltà ci identifica come cristiani dal punto di vista culturale
2. benedetto croce: "Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate. E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana"

non voglio offenderti, ma se uno non se ne rende conto è per la poca competenza sulla storia antica
croce da storico preparato e stimato, come chabod, o come falco, sapeva come stanno le cose, tralasciando i molti storici cristiani autorevoli per tutti coem dawson, marta sordi ed altri

la sintesi culturale europea non è romana, è medievale per mille motivi, e il medioevo utilizzò roma e atene come anche culture barbare, ma a miscelare il tutto fu il cristianesimo non per la violenza (ma insomma: spartaco, le persecuzioni, la schiavitù, i gladiatori... potrei proseguire migliaia di pagine... il paganesimo era più brutale) ma per la nuova cultura
agostino, boezio, dionigi, in genere la patristica, segnarono la scoperta della persona e mille altre faccende che distinsero l'europa (inclusa l'inghilterra) dalla romanità mediterranea
ovvio che per approfondire avrei bisogno di troppo spazio e qui sto abusando
 
Non possiamo non dirci pagani, aggiungo io.
 
Non possiamo non dirci pagani, aggiungo io.
 
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