Tranquilli, amici Radicali, che se siete rimasti lì vuol
dire che tanto forniti di liberale spirito critico non dovete essere (ma
piuttosto, oh quanto, attratti dalla figura irrazionale del kàrisma, che però,
scusate, è il classico sentimento che porta a Destra, un po' meno a Sinistra e
men che meno al Liberalismo): Pannella e Bonino non hanno davvero "litigato", come fa comodo credere ai giornalisti per farci un
articolo..
O meglio, è storia vecchia: si sa com’è e quanto è solo il
padre-padrone Marco, che vuole tutto, subito e sempre dai suoi adepti, anima e
copo. Il Demiurgo diabolico che fa e disfa i suoi personaggi, e non ammette che una volta
creati diventino indipendenti. «L’ho creata io, lei deve tutto a me», va
dipetendo il vegliardo come in una tragicommedia del Seicento. La Bonino, che
chiaramente non ne può più delle mattane pannelliane da anni, cerca di
contenersi in una reazione interiore di buonsenso piemontese e pragmatico dopo
l’ennesima sparata finto-autoritaria e molto pubblicitaria di Marco. Ma Marco,
no, tranquilli, non ha “litigato” o “espulso” nessuno: questo è il suo abituale
modo di vivere i rapporti interpersonali: io, io, io, e (forse) gli altri.
Ma emotivo, no. Tutto quello che fa ha un fine pratico
immediato. Machiavelli è solo una casalinga furbetta e intrigante al confronto. Stalin rispetto a lui è solo un pigro dilettante che si prende parecchi giorni di vacanza in dacia e dubita che davvero "tutto è Politica" e "Politica è vita", come invece crede Marco. Per la Politica, o meglio per la sua "immagine" esteriore, si è denudato, legato con catene, imbavagliato, ha bevuto orina, ha usato se tesso, ha infierito sul proprio corpo (fortissimo), pur di apparire, di far
parlare di sé, e quindi - l'Etat c'est moi - anche dei "suoi" Radicali
e delle loro battaglie sempre in contro-tempo, sempre inopportune, cioè fuori
del dibattito del momento, ma non perché poco importanti, solo perché intellettualistiche, decise a
tavolino nel chiuso di quattro mura senza contatti con l'esterno.
E’ vero, verissimo, che ad uno ad uno divora i suoi
figli, geloso e invidioso come Kronos. Così è stato per tutte le teste pensanti che dopo anni di utile "amicizia" e collaborazione intensa ha poi accusato dei peggiori vizi, in stile Unione Sovietica. "Prima li usa e poi li lascia", dicono gli oppositori storici. Ma è vero anche il reciproco: molti, o perché ambiziosi o perché affascinati dal mito Pannella, prima collaborano intensamente, fino a punte di fanatismo, poi quando aprono gli occhi o acquistano personalità lo abbandonano. Anzi ci si meravigliava che solo la
Bonino fosse durata così tanto, unica tra i pochissimi Radicali che la pensano
con la propria testa. Ma questo era dovuto alle sue lunghe assenze e al grande
favore popolare di cui gode Emma, a differenza di Marco. Fosse stata sempre tra
i piedi, a via di Torre Argentina, col suo caratterino, con la sua personalità
ormai rafforzata (quanto diversa dall’ingenua ragazzina ventenne che si
presentò tra i Radicali mandata da Adele Faccio), sarebbe stata cacciata
vent’anni fa.
Il fatto è, scontro di caratteri a parte, che non solo le
ideologie, ma anche le grandi idee, fondamentali per i Radicali veri e
originari (Pannunzio, Calogero, Rossi, Carandini ecc.) sono viste come fumo
negli occhi da Pannella, che le ha sempre mescolate e quindi contraddette e
annullate. Ricordate la tiritera degli anni Settanta "laici, liberali,
liberisti, socialisti, libertari" ecc.? Mancava solo “fascisti” e “comunisti”,
come dire tutto e il suo contrario, cioè filosoficamente niente. Anzi, forse
una definizione vera sì: anarchici.
Liberale? Suvvia. Pannella ha sempre preso in giro i
Liberali, ritenuti aristocratici o borghesi viziati che fanno salotto e
"si alzano tardi al mattino", visti cioè secondo un classico
stereotipo da provincia meridionale. Lui invece ne pensa una delle sue anche a
Natale o a ferragosto, dalla mattina alla sera, e forse pure durante il sonno.
Tra "Pensiero e Azione", ormai è chiaro, preferisce la seconda. Ma
che tipo di azione? La provocazione.
Perciò i seri Radicali fondatori lo abbandonarono
giudicandolo un curioso goliardo provocatore, sia pure di genio e con una
strana intransigenza cristiana, sì cristianissima (la propria azione, la
propria vita, proposta quasi come “esempio”), di chi sa di avere in sé la
"Verità". Già, è stato allievo – dice – del religiosissimo cattolico
vegetariano Aldo Capitini. Altro che Pannunzio. Insomma, i laici, laicissimi
primi Radicali, provenienti dal Partito Liberale e dal Partito d’Azione,
preferivano la razionalità e lo spirito critico, anche auto-critico, alla
“testimonianza” di tipo evangelico. E avevano già capito che l’instancabile
Pierino di Teramo, come Boris Vian, era uno che ironizza, satireggia, distrugge,
ma mai costruisce.
Quello che conta per Pannella è infatti non l'essere, ma
il muoversi, il movimentismo esasperato, l'agitazione giorno per giorno, il no
al Potere qualunque sia questo Potere (preti o laici, liberali o comunisti pari
sono). Insomma un anarchismo individualistico "di uno solo" (avrebbe
detto Sorel) che razionalizza problemi caratteriali gravi attraverso una prassi
agitatoria.
Ecco perché iniziative, scioperi della fame,
disobbedienze civili e litigi teatrali coram populo sono inventati nei tanti
momenti di crisi. Tutto e il suo contrario, pur di far parlare di sé i giornali
e la tv. Unica vera preoccupazione.
E invece, quello che serviva all'Italia, un grande unico
soggetto Liberale vero, con una guida posata, affidabile, di grande cultura, ricca
di idee in continuità con la grande tradizione del Risorgimento italiano e con
la liberal-democrazia europea, ma politicamente sensata e capace di attrarre ed
egemonizzare, non di dividere, non c’è stato, e proprio per colpa di Pannella,
che continua a definirsi “liberale”. Eppure sarebbe stato il terzo o secondo
Partito italiano e avrebbe cambiato completamente la Storia italiana
contemporanea. Ma quella botte poteva dare solo quel vino aspro e spumeggiante,
“di pronta beva”, non un Barbera o Montepulciano.
Certo, non si può imputare al "cavallo pazzo" Pannella di non aver fatto quello che i Liberali non sono riusciti a fare, ma poiché ha sempre dato a intendere di essere "liberale" e di parlare e agire a nome dei liberali, il suo movimento ha offerto ai giovani e alla classe politica, entrambi ignoranti di Liberalismo, un esempio fuorviante, antagonista, casinista e anarcoide che ha "bruciato" ogni residua velleità liberale. La gente ora sa che è molto "liberale" per ottenere qualcosa non affidarsi al dibattito delle idee o agli scontri-incontri in Parlamento, ma fare una manifestazione in strada, indire un referendum, minacciare un digiuno della sete. Ma anche il "ricatto delle persone oneste", come sono indubbiamente i Radicali, anche la non-violenza alla Gandhi, la violenza buona dei Santi (e strani Santi aggressivi a volte appaiono), anche il ricorso continuo degli anni passati alla democrazia diretta, sono pur sempre scorciatoie che collidono col sistema formale e sostanziale della liberal-democrazia parlamentare.
Per i Liberali, insomma, il pannellismo, variabile personalistica e imprevedibile del Radicalismo dignitoso di Pannunzio, è stato motivo di invidia (per la continua esposizione mediatica) ma anche di critica. Pannella è stato buon esempio (divorzio e aborto), ma più spesso cattivo esempio: metodi politici, certe votazioni in Parlamento, certe scelte machiavelliche come l'appoggio strumentale a Berlusconi, l'essere intestatario individuale di una lista politica - non più Partito Radicale, ma Lista Pannella - e di Radio Radicale, e infine la presenza ossessiva, autoritaria, sugli altri radicali. E se è vero che la gente è stata spinta a identificare i Radicali con i Liberali, tutti questi errori di Pannella sono stati diseducativi, perché per decenni hanno gettato una luce ambigua e falsa sui metodi stessi del far politica liberale. E poi è anche cattiva pubblicità per l'Italia, in cui c'è un vuoto di Liberalismo: se questo, cioè la più grande dottrina politica, l'unica vincente al Mondo, che governa immensi Stati e le più grandi democrazie d'Occidente, riduce chi lo pratica (malamente e in modo solo provocatorio) a restare in quattro gatti che accumulano sconfitte su sconfitte, il "movimentismo eroico" di Pannella finisce per gettare discredito sui Liberali italiani.
Perfino le idee degli anni Settanta sono stata
accantonate. Laicismo e anticlericalismo vivono una vita grama in un gruppetto
marginale sul web (Anticlericali.it), sommersi dall’innamoramento folle per i
Papi, prima Giovanni Paolo II, ora Francesco, sempre per via della visibilità e
dell’esibizionismo mediatico. L’ecologia, l’anti-caccia e la difesa
dell’ambiente ormai solo lontani ricordi.
E così l’ultra-decennale decandenza di Pannella trascina nel
gorgo il suo movimento, sempre sparuto e sull’orlo della chiusura (un topos
abituale della propaganda radicale), sia perché più controllabile dall’Eroe
Eponimo, che dico, dal Santo fondatore e martire, sia perché i giovani non amano
i gruppi autoritari, né sono attratti da temi così impopolari e in
contro-tendenza. Alcuni esempi? In tempi di diffusa sensibilità popolare alla
micro-criminalità, alle droghe adolescenziali del sabato sera che provocano
anche la morte, agli immigrati clandestini e alla pericolosità dell’Islam
terrorista, che cosa preme di più e urgentemente ai Radicali? La condizione dei
carcerati, la droga liberalizzata, i diritti non dei pensionati ma degli
immigrati e la Turchia in Europa!
Insomma, un Ufficio Stampa un po' troppo fantasioso, che
fino a ieri ha creato eventi sempre eccessivi e in contro-fase rispetto al
dibattico politico, culturale e sociale nella classe dirigente e nell’opinione
pubblica, e soprattutto alle vere urgenze dell’Italia, che perciò divide
anziché unire, che provoca quando tutto è calmo, che mette gli uni contro gli
altri, che non costruisce mai nulla, ma inventa ogni giorno eventi esagerati,
non solo non è bastato, ma ha allontanato per sempre la rinascita dei Liberali,
riconsegnando così di fatto il Paese alle due chiese di finta-Destra e
finta-Sinistra, che anche loro ormai, come Marco senza ideologie né idee, perse
nella routine quotidiana.
Dei Radicali, un tempo così essenziali alla vita
dello Stato laico, non sembra esserci più bisogno. Non sono solo pochissimi, ma
quel che è peggio assenti dal dibattito politico, e per loro colpa: vogliono –
niente di meno – esser loro ad imporre ai partiti più grandi i temi di
discussione, non seguirli. Perciò sono diventati da molti anni ininfluenti,
perciò si sono ridotti a essere mestamente auto-referenziali, come mostrano le
registrazioni d’archivio coi discorsi del Leader Maximo dei ruggenti anni
Settanta a Radio Radicale. Triste parabola, quella di Marco e dei suoi adepti,
da anticipatori ad anacronistici.
[Sul tema si vedano anche i nostri articoli precedenti, tra cui un ritratto di qualche anno fa su "Liberali Italiani" e un articolo sull'interpretazione pietistica e cristiana che Pannella fa del presunto liberal-socialismo
su "Salon Voltaire".
AGGIORNATO IL 30 LUGLIO 2015, 11:37 h