26 aprile, 2010
Ipazia, prima martire della libertà della scienza. I delitti del fanatismo cristiano delle origini.
NICO VALERIO
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Agora, del regista Alejandro Amenàbar, è un film ben fatto e intelligente. Non è solo un racconto, una ricostruzione libera ma credibile di fatti realmente accaduti; ma reca un insegnamento. E' un'ulteriore prova dei guasti determinati dal fanatismo religioso; è un ulteriore monito a stare in guardia contro la religione trasformata in strumento di governo della società. La teocrazia va sempre rifiutata; anche quando il potere è esercitato da un Vescovo in nome di Gesù Cristo.
Gesù crocifisso; San Pietro che si fa crocifiggere con la testa rivolta verso il basso perché, anche nella morte, non vuole essere equiparato al suo Maestro, nei cui confronti si sente indegno; San Paolo che subisce pure lui il martirio. Com'è stato possibile, allora, che dopo appena trecento anni i "cristiani", resi forti dal fatto che l'imperatore di Roma professava la loro stessa fede, pretendessero, con l'uso sistematico dell'intimidazione e della violenza, che non fosse più consentito ad alcuno sostenere pubblicamente convinzioni religiose, o filosofiche, in contrasto con la loro fede?
Con la teocrazia si realizza un sistema sociale totalitario. In Egitto, nella città di Alessandria, nell'anno 415 d.C., fu uccisa, con modalità raccapriccianti, da fanatici cristiani, la "vergine" Ipazia.
Nel primo volume della sua "Storia del pensiero filosofico e scientifico" Ludovico Geymonat ha scritto che Ipazia faceva parte della scuola neoplatonica di Alessandria, era figlia del matematico Teone alessandrino, era studiosa di filosofia e di matematica e venne trucidata da "una turba di cristiani fanatici" (cfr. edizione Garzanti, 1970, p. 334).
Quando al vescovo Teofilo successe Cirillo (370-444 d.C.), la Chiesa di Alessandria manifestò senza riserve la propria volontà egemonica sia nei confronti dei pagani, cioè degli adoratori degli antichi dei, sia nei confronti della consistente e radicata comunità ebraica.
La pagana Ipazia dava fastidio perché, per il suo prestigio d'insegnante, aveva un ruolo pubblico. Non le potevano essere imputati costumi licenziosi, essendo il corrispondente laico di una suora: tutta votata all'amore per la sapienza e per la scienza.
Nel film s'immagina il vescovo Cirillo mentre legge la prima lettera di San Paolo a Timoteo. Si tratta di una delle tre lettere pastorali, che l'Apostolo, in prigione a Roma, scrisse a Timoteo ad Efeso e a Tito a Creta per dare loro istruzioni e consigli circa il modo di governare le chiese locali. Il brano che qui interessa, riportato per intero, è il seguente: "Alla stessa maniera facciano le donne, vestendosi con abbigliamento decoroso: si adornino secondo verecondia e moderatezza, non con trecce ed ornamenti d'oro, oppure con perle o vesti sontuose, ma con opere buone, come conviene a donne che fanno professione di pietà. La donna impari in silenzio, con perfetta sottomissione: non permetto alla donna d'insegnare, né di dominare sull'uomo, ma (voglio) che stia in silenzio. Per primo infatti è stato formato Adamo, e quindi Eva" ( 1Tm 2, 9-13).
Vedendo le violenze che, nella ricostruzione cinematografica, compiono dei monaci fanatici, detti "parabolani", si avverte subito proprio la nostalgia delle parole di Gesù: "Io invece vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano" (Mt, 5, 44-46). "Rimetti la tua spada al suo posto, poiché tutti quelli che mettono mano alla spada, di spada periranno" (Mt, 26, 52-54).
Nella vicenda di Ipazia si colgono, quindi, due elementi. Il primo è la possibilità di una lettura strumentale delle Sacre Scritture, nel perseguimento di meschini obiettivi politici. Tanto strumentale che la lettera delle Scritture finisce per essere in stridente contrasto con il complessivo spirito ispiratore del messaggio cristiano. Il secondo è il radicamento, nel Cristianesimo, di una concezione che relega la donna ad un ruolo subordinato e sottomesso. Anche se tale concezione trova conferma in passi dell'Antico Testamento e, per quanto riguarda il Nuovo Testamento, in pensieri di alcuni apostoli (non nelle parole direttamente riferite a Gesù), si può ragionevolmente sostenere che in questo caso le Scritture riflettano una mentalità propria di tempi passati e, quindi, naturalmente destinata ad essere superata nel divenire storico. Mantenerla, come se si trattasse di una verità senza tempo, equivale ad un grave errore.
Analogamente, ci deve essere pure un motivo se nei disegni della creazione è stata prevista la differenziazione tra uomini e donne ed è stata prevista la necessità dell'unione sessuale fra appartenenti a sessi diversi per la perpetuazione della specie. Senza donne, l'umanità si estinguerebbe; da questa semplice considerazione deriva almeno una pari dignità con gli uomini. Peraltro, il Cristianesimo ha esaltato il ruolo della maternità nel culto della Madonna. Se il Vecchio Testamento fa uscire Eva da una costola di Adamo, il Nuovo Testamento fa uscire il Figlio di Dio da una donna, Maria: "Benedetto il frutto del ventre tuo, Gesù", recita una preghiera familiare ai più.
Dalla storia di Ipazia trassero argomenti sia quanti combattevano il fanatismo religioso, come Voltaire, sia quanti, professandosi liberi pensatori, arrivarono alle conclusioni più radicali e materialistiche, come il filosofo irlandese John Toland (1670-1722). Oggi la medesima vicenda può essere usata come ennesimo spunto polemico contro la Chiesa Cattolica.
Sono comunque immuni da qualunque lettura anti-cristiana del film Agora quanti, seguendo una lunga tradizione di pensiero, significativamente interna alla stessa Chiesa, sono convinti che lo spirito del Cristianesimo comandi di amare il prossimo, non di usargli violenza; che le verità della fede cristiana si affermino con la testimonianza dei comportamenti praticati, ma non si possano imporre.
La modernità ha fatto un dono alla Chiesa Cattolica, liberandola da responsabilità ed incombenze inerenti all'esercizio del potere temporale, e consentendole di sempre meglio caratterizzarsi come punto di riferimento spirituale. Nella dialettica con i poteri costituiti, la Chiesa può dare il meglio di sè, facendo appello alle coscienze individuali, affermando le ragioni della dignità della persona umana, dell'accoglienza dell'altro, della carità, della pace. Questo è il suo ruolo.
.La distinzione temporale-spirituale è alla base della concezione della laicità dello Stato. Che rispetta tutte le fedi religiose, così come tutte le concezioni filosofiche dotate di una visione complessiva del mondo umano (in tedesco, Weltanschauung); questo rispetto si traduce nella libertà di culto e si sostanzia nel fatto che le leggi si applicano in modo uguale a tutte le persone soggette alla sovranità dello Stato, indipendentemente dalle fedi che professano, o non professano. I precetti religiosi valgono per i fedeli ed hanno l'autorevolezza che loro stessi gli conferiscono, osservandoli spontaneamente; le leggi obbligano tutti. Le autorità dello Stato laico hanno il dovere di impedire che i cittadini possano subire prevaricazioni o violenze per il fatto di non conformarsi alle prescrizioni della religione seguita dalla maggioranza della popolazione. In altri termini, è la tutela delle minoranze ciò che caratterizza un ordinamento improntato a princìpi liberal-democratici.
Un pensatore liberale italiano, Benedetto Croce, è ricordato come "filosofo dei distinti" per aver sostenuto che non ci può essere un criterio unico per giudicare i diversi ambiti di attività in cui si svolge lo spirito umano. Così il giudizio estetico, il ragionare del bello, è indipendente da considerazioni utilitaristiche, dal giudizio morale, da valutazioni politiche. Il giudicare del vero, che si utilizza per valutare la coerenza logica del pensiero, non è subordinato a secondi fini. La ricerca dell'utile, ossia del proprio vantaggio individuale, ricerca tipica nei campi dell'economia e della politica, si misura in relazione all'idoneità dell'azione a conseguire il suo obiettivo. Questa ricerca indirizza gran parte dei comportamenti pratici, ma non li esaurisce. Infatti, in contraddizione con la valutazione del proprio utile particolare, si possono pure porre in essere differenti comportamenti, ispirati dal giudizio morale, cioè dall'aspirazione al bene, che perseguono finalità altruistiche.
Invece il fanatico religioso è totalitario: vuole ridurre tutta l'attività spirituale ai criteri di giudizio che la sua fede gli ispira, così come il suo cervello, più o meno dotato, e la sua cultura, più o meno rozza, interpretano quella medesima fede. Che potrebbe portare persone dotate di animo più elevato a giudizi completamente diversi.
Un fanatico religioso non è abilitato a giudicare della scienza di Galileo: per lui lo scienziato è eretico soltanto per il fatto di non ripetere fedelmente concezioni antiche, ma supportate dall'autorità della tradizione. La repressione della libera ricerca è repressione dello spirito umano. E' un peccato contro lo spirito. Questo il peccato commesso da chi spense l'intelligenza e la vita di una bella persona, quale fu Ipazia.
LIVIO GHERSI
IMMAGINE. La morte di Ipazia (C.W.Mitchell 1885)
19 aprile, 2010
Chiesa. Se si scopre che la religione cattolica è in mano ai maniaci sessuali
- Attraverso qualche fessura il fumo di Satana è entrato nella Chiesa (papa Paolo VI, Montini).
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E' PEGGIORE LA REAZIONE ALLE CRITICHE O L'AZIONE STESSA? Ho faticato a far comprendere alla mia conoscente polacca suor Ludovica che gli italiani, che hanno avuto sempre la Chiesa in casa, hanno acquisito anche i relativi anticorpi, e sanno tutto da secoli. E hanno anche il Decamerone di Boccaccio e i Sonetti del cattolicissimo Belli che ci hanno illuminato sul contrasto tra virtù conclamate e vizi segreti. (E, a proposito, a questi ultimi, i Sonetti, e forse anche ai vizi, abbiamo di recente dedicato un blog).
"Proprio adesso?", si lamentò col commissario di Polizia il ladro che stava cominciando a godersi il gruzzolo trafugato. Già, perché "proprio adesso?". Come mai "solo ora" quei miscredenti anti-cattolici si accorgono dei crimini o dell'attaccamento pedofilo di molti preti verso i bambini? "Chi c’è dietro questo attacco alla Chiesa cattolica?". La Chiesa ha 2000 anni ed "è strano che negli ultimi mesi sia saltata fuori" l'omosessualità diffusa tra i preti e la tendenza alla violenza psicologica e fisica verso i minori, così come un tempo si denunciava quella verso le donne. A parte i soliti ebrei e massoni, non sarà forse "per guadagnare soldi in risarcimenti"?
Ecco una breve raccolta di frasi che – di rado ingenue, e solo quando a parlare è la gente comune, ignara di storia della Chiesa, di diritto, di principi morali, di tutto – esprimono un grave e irreparabile cinismo di fondo.
Quindi, è inutile, anzi sospetta quando applicata ai propri membri della casta sacerdotale, la solita solfa cattolica sul particolare beneficio da offrire al "peccatore", perché nientedimeno Gesù avrebbe avuto più riguardi verso la peccatrice Maddalena che verso i savi e onesti Farisei. Il che, infatti, era causa d’un profondo solco di incomprensione tra l’Ebraismo e il Cristianesimo, perché porta all’ingiustizia. No, le mancanze dei sacerdoti cattolici (perché quasi soltanto religiosi cattolici sono stati implicati in questi reati o mancanze gravi) non sono giudicabili alla stregua di quelle della popolazione normale, come va dicendo la Chiesa ignobilmente, ostentando una cinica neutralità statistica. I peccati della Chiesa, diciamo, valgono almeno 10 volte di più.
Se si scoprisse, infatti, che in quanto a criminalità e devianza, o a comportamento psicotico, i sacerdoti, i frati, le monache della Chiesa cattolica fossero anche solo "nella media" della popolazione, questo sarebbe pur sempre un vulnus gravissimo, che farebbe dire alla gente ed anche agli osservatori neutrali: "Ma allora, a che servono i preti, la Chiesa, la Curia, il Vaticano, la religione Cattolica, con tutto quello che ci costano in soldi e limitazione alle libertà? Non ci conviene. E loro non sono la filosofia: se con loro o senza di loro le cose restano uguali, che se ne vadano, che si sciolgano". Possibile che i dirigenti cattolici non comprendano questo sillogismo?
Bisogna ribadirlo, per la solita casalinga di Isernia che vede solo la televisione, o per il solito pensionato che non legge giornali: le denunce, dall’interno stesso della comunità ecclesiale, cioè dal popolo cattolico, avvalorate talvolta anche da qualche prete o vescovo per fortuna di salda morale e di sani princìpi, ci sono sempre state. E negli ultimi decenni, a mano a mano che anche i credenti cattolici si sono sentiti più liberi di parlare e di denunciare, sono ovviamente aumentate. E anche le Polizie e i Giudici di mezzo mondo hanno smesso il timor reverentialis che evidentemente nei pochi casi denunciati a Cesare, visto che Dio tardava a provvedere, bloccava le indagini. E tutti i Papi ne sono stati messi al corrente. E tutti più o meno ipocritamente, hanno messo a tacere le denunce, preoccupandosi più del buon nome della Chiesa e dell’onorabilità o salvezza del singolo prete che delle violenze psicologiche e fisiche subite da migliaia di bambini e del dramma di tante famiglie cattoliche. A questo va aggiunta, per onestà liberale, la minore sensibilità che probabilmente esisteva tra la gente su questo tipo di reati solo qualche decennio fa. Non dimentichiamo l'analogia con gli stupri alle donne, spesso tenuti nascosti per malinteso pudore dalle stesse vittime.