09 dicembre, 2008

 

Ma il Liberalismo non ha "perso". Sono stati i mancati controlli a far vincere i soliti furbi

Le guerre, si sa, come le grandi catastrofi, sembrano a molti mettere finalmente "le cose a posto". Era un'idea ricorrente del fascismo. Così, anche questa grave crisi economica sembra a molti in qualche modo catartica. Ma se ne uscirà davvero purificati, migliorati? Ne dubitiamo.
Per ora sembra positiva almeno in una cosa: sta mettendo in luce tutte le contraddizioni, le riserve mentali, le ambiguità, i falsi luoghi comuni sottoculturali della Destra e della Sinistra. Non solo sull'economia, ma soprattutto sulla politica, sui "valori".
Ideuzze e approssimazioni che, appunto, ci aiutano a spiegare perché il Liberalismo, che c'entra come i cavoli a merenda con questa crisi, non sarebbe riuscito a prevenirla e ora a curarla. Di qui la soddisfazione intima ma non apertamente dichiarata (sanno che il Liberalismo è insostituibile) degli anti-liberali di Destra e Sinistra, sotto l'ipocrita velo nero di circostanza. Ma sbagliano entrambi.
"Maestri liberali, battete un colpo", è l'appello fintamente sconsolato di Vittorio Macioce sintetizzato in un titolo del Giornale. E il sommario spiega (e snocciola qualche luogo comune sbagliato che ci mette sull'avviso): "Si parla solo di crisi, aiuti statali, fine del capitalismo. Ma Antiseri, Martino, Pera [sarebbero loro i "Maestri del Liberalismo"? NdR] e tutti gli altri scelgono il silenzio. Dopo il crollo del muro tutti saltarono sul carro del mercato, dell'economia senza lacci e lacciuoli. Ora voltano rapidamente gabbana".
L'inizio è coinvolgente e molto giornalistico. In quanto a stile. Ma prende fischi per fiaschi. Intanto, il lettore medio capisce che un'economia liberale sarebbe quella "senza lacci e lacciuoli", dove ognuno in sostanza fa quel che vuole, senza regole. Nulla di più sbagliato: questa sarebbe l'anarchia dei pochi prepotenti, non la libertà di tutti. Il Liberalismo è proprio l'ideologia delle regole: poche ma severe.
"Cari maestri, dove vi siete nascosti?" continua il pezzo. "Questo Paese ha nostalgia del Novecento [cioè di Giolitti, Croce, Einaudi, Malagodi? NdR] e c’è una gran voglia di "impiccare" i liberali. È la vendetta di tutti gli orfani delle ideologie. Un amico qualche giorno fa raccontava lo strano destino di Von Hayek. È stato indicato come monatto della crisi da vivo e da morto. Nel 1929 fu Rostow a dire: tutta colpa di Hayek e di Mises. Quest’anno Samuelson ha puntato l’indice su Friedman e, tanto per non sbagliare, e ancora su di lui, il viennese maledetto. Quando le cose vanno male certa gente sa sempre dove bussare. Ma non è solo colpa loro. Un po’ i liberali se la cercano. Quando c’è da fare muro, da sostenere la forza di un’idea, loro si rifugiano in ordine sparso, ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi, come direbbe Vasco Rossi. Allora, dite, in quale convento siete finiti?" (si può leggere tutto l'articolo qui).
Ci piace l'appello, l'idea in sé d'un amarcord nostalgico del liberalismo. Ma è sbagliata nella sostanza: il Liberalismo non è un'epoca storica, ma una costante della Storia delle idee. E perciò l'intero articolo è un po' sconclusionato e superficiale. A cominciare dal titolo. "Maestri"? Quali maestri?
Capisco che il Giornale non è stato mai un campione di vero liberalismo, piuttosto di conservatorismo, ma qui si fa indigestione di luoghi comuni sbagliati nella peggiore routine giornalistica delle frasi ad effetto, buttate giù di corsa.
Calma, calma, l'articolista deve riempire in fretta le sue cartelline, e va subito per la tangente. Una scrittura autoreferenziale. Letteratura. Ma non c'entra molto col Liberalismo questa crisi. C'entra, solo un poco: nei mancati controlli e nelle regole non fatte rispettare (entrambe basi del Liberalismo pratico, perché altrimenti, senza limiti, il L. equivarrebbe alla prepotenza di pochi, visto che anche i dittatori e i prepotenti vogliono la "propria" libertà).
Faccio un esempio: gli Stati Uniti, tradizionalmente considerati una delle massime espressioni del liberalismo reale, sono però - come tutti i Paesi - pieni di criminalità, omicidi, alcolismo, tasse non pagate, ingressi illegali di messicani ecc. E questo, forse, è la prova che il Liberalismo negli Usa non funziona?
No, neanche il Liberalismo può prevenire la criminalità della gente, specialmente il Liberalismo di oggi, che è impotente e solo analitico, spesso un mezzo per farsi gli affari propri (e qui grosse responsabilità ce le ha proprio la destra economica liberale la sua tendenza cripto-anarchica, che ora protesta), anziché insegnare, fare pedagogia sociale in stile Risorgimento, infiammare con idee forza etiche come si faceva nel Liberalismo tra 800 e 900.
Vedete l'errore (lo dico da liberista) di aver ridotto il liberalismo a puro liberismo? Manca l'etica, che è altissima nel Liberalismo vero (Cavour, Mazzini, Croce, Nathan, Einaudi, Calogero ecc). Il Liberalismo è "anche" liberismo, ma per il resto vuole gente infiammata e coraggiosa, direi altruista e generosa, non cinici egoisti e aridi analisti, che contano indifferenti i cadaveri che passano nel fiume. Se non c'è una rivolta morale da liberali risorgimentali, e capeggiata non certo da persone come quelle nell'articolo elencate [l'anarchico Martino che ritiene "illiberare" la legge che gli proibisce di fare violenza agli altri, cioè di inquinarli con il suo fumo? L'ex marxista Pera che scriveva sul Manifesto? ah, ah, ah], la criminalità e il "particulare" avranno sempre la meglio.
Il Liberalismo non ha perso: il fatto è che non si è proprio confrontato nella faccenda. Non ha proprio partecipato alla partita.
La partita era tra mascalzoni finanziari (e politici che li proteggevano) e i pochi che volevano far rispettare le regole. E non sarebbe bastata l’utopia del mercato libero che si autoregola virtuosamente senza controlli di sorta, anche tra fior di delinquenti e con le connivenze dei politici, a far vincere i pochi che capiscono che il Liberalismo vuol dire soprattutto regole.
A meno che il Liberalismo, quello vero, non si fosse preoccupato (ma con ben altri esponenti che quelli sopra citati) di radicarsi tra la gente, di farsi coscienza etica, costume, modo di vita dei popoli. Non due regolette di Borsa, peraltro inapplicate o aggirate. O il Liberalismo è seminato e coltivato nella società, e diventa "comune sentire", oppure non esiste. E non solo non può vincere, ma neanche partecipare alla partita. Quindi, neanche perdere.
E detto così è anche peggio.

Comments:
Giustissimo. C'è da porsi però la domanda perché i controlli non hanno funzionato? Per me sono stati gli Stati ad interporsi per "necessità politiche" (credito agevolato ecc), in realtà elettorali. Negli Stati Uniti è andata così.
 
Stagione falsata, scudetto non assegnato (o assegnato in bianco).
 
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