17 settembre, 2007
Ma Grillo ha ragione: la gente non ne può più di “questa” politica corrotta
Ha ragione, per le cose che dice, tranne qualche imperfezione, diciamo così, tecnico-giuridica, visto che il diritto non sembra il suo forte, e la precisione scientifica pare al di sopra delle sue possibilità. Del resto, un’Italia ignorante ha gli attori satirici che si merita, e Grillo ha successo proprio perché non è superiore in nulla, né per intelligenza né per preparazione, al suo pubblico. Certo, da furbo provinciale sa utilizzare come pochi la redditizia professione di attore satirico con licenza di moralizzatore pratico. Ma in Italia, si sa, le idee giuste vengono sempre in mente alle persone sbagliate.
Nell’articolo precedente, abbiamo già detto tutto il male possibile sia dell’imbonitore da piazza (Grillo), sia dell’italiano medio, specie di provincia (grullo), che si crede furbo. Ma non abbiamo detto nulla delle ragioni della protesta.
Dopo decenni che liberali e radicali, come un basso continuo, hanno ripetuto invettive e proposte contro la partitocrazia, cioè contro l’abnorme prepotere dei partiti - privilegi, legislazione, ruberie e inefficienza - sulla volontà e sugli interessi dei cittadini, dopo 60 anni di malcostume della politica italiana, diventata argomento di barzellette perfino all’estero, ecco che i due libri fortunati di Salvi-Villone ("I costi della democrazia") e di Rizzo-Stella ("La casta") hanno risollevato il tema presso l’esiguo pubblico dei lettori di giornali e di libri.
E sùbito, come prima autodifesa semantica, il Potere ha parlato di "anti-politica".
Certo, perché per la nostra classe politica questa, e solo questa, è la Politica possibile. Proprio in previsione di questi trucchi, queste malversazioni, questi privilegi, questi soldi, l’avvocato di Palermo, il geometra di Isernia, l’insegnante di Terni, il ragioniere di Treviso, tanto per fare esempi geografici a caso, hnno deciso di "fare politica" e di aspirare al Potere. Anzi, qualcuno di loro ha cominciato per vie traverse, una delle quali è il giornalismo raccomandato, che com’è noto deriva direttamente dalla Politica.
Ebbene, la rivolta morale che si sta diffondendo in Italia, quando dagli intellettuali scende alla gente comune diventa spesso meschina e inadeguata. Una prova in diretta? Se si presta orecchio alle telefonate che riceve ogni sera il bravo Aldo Forbice a "Zapping" (Radio 1), per molti italiani la moralità pubblica è solo la raccomandazione altrui, non la propria, e l’unico scandalo vero sarebbe lo stipendio dei parlamentari. Magari.
Insomma, le sottigliezze sfuggono ai più, e sfuggono perciò anche a Grillo. Ciò non toglie che non possiamo, specialmente noi liberali, fare tanto gli schizzinosi (un esempio di questo atteggiamento è il nostro articolo precedente), e pur turandoci il naso dobbiamo riconoscere che le proposte del Grillo sparlante, pur inadeguate, superficiali, minimaliste, molto inesatte, e frutto anche d’una furbissima politica di comunicazione e pubblicità personale, vanno però nella direzione giusta. Il pubblico disinformato le vede come una alternativa, come un inizio di soluzione dei mali dell’Italia. Perché disilluderlo? Qualcosa di fondato c’è, bisogna riconoscerlo.
E se pensiamo che il cav. Berlusconi nel 1994, dopo lo scandalo di "Mani pulite", scese in campo con parole d’ordine analoghe, per la verità più fondate sulla tutela delle libertà individuali ("partito liberale di massa") che sulla strenua difesa della moralità della classe politica, e che per qualche mese lo stesso ex pubblico ministero Di Pietro valutò la possibilità di presentarsi in politica con la Destra, anziché con la Sinistra, il cerchio delle coincidenze sembra chiudersi.
E’ da almeno tredici anni, insomma, che i cittadini italiani vengono illusi con le promesse elettorali di palingenesi. Il prossimo politico, comico, imprenditore, attore, presentatore, commerciante, pubblicitario, giornalista, agricoltore, davvero in grado di mantenerle comanderà l’Italia.
Già sul cibo biologico se ne fanno di cotte e di crude con questa storia dei bollini. Vogliamo ora burocratizzare ancor di più la presentazione delle liste?
LA TERRA TREMA SOTTO LA CASTA
La terra trema ormai sotto i piedi della Casta. Per la prima volta il popolo bue la minaccia davvero. Finora i signori del potere se ne sono infischiati della rabbia crescente di un elettorato che si sente irretito nell’impotenza (a dispetto dei rombanti discorsi che lo proclamano, poverello, sempre più sovrano). Ma ecco che, inaspettatamente, Beppe Grillo entra nella tana del nemico e, alla festa dell’Unità di Milano, spara a mitraglia contro gli ottimati Ds. Fino a meno di un anno fa Grillo sarebbe stato subissato dai fischi; invece, è stato subissato da applausi. Un episodio che richiama alla mente la caduta della Bastiglia. Di per sé quell’evento della rivoluzione francese fu un nonnulla; ma ne divenne il simbolo. Forse sto forzando troppo i fatti. Forse. Vediamo perché. Intanto, e in premessa, cosa si deve intendere per «antipolitica »? La dizione è ambigua: sta per «uscire» dalla politica, estraniarsi; oppure per «entrare» a tutta forza nella politica per azzerarla (il caso di Grillo). Ciò premesso, le novità sono due. Primo, Grillo entra in politica avendo prima creato una infrastruttura tecnologica di supporto e di rilancio: Internet, blog, e un radicamento territoriale assicurato, ad oggi, dai 224 meet up (gruppi di incontro) che in un giorno raccolsero 300 mila sottoscrittori per una legge di iniziativa popolare. Ora, né la satira politica di altri bravissimi comici (Luttazzi, per esempio), né i girotondini hanno mai dispiegato un armamentario del genere.
Dal che ricavo che misurare la forza di Grillo con riferimento ai suoi predecessori sarebbe una grave sottovalutazione. Secondo. Grillo ci sa fare. Non propone un nuovo partito (il 32˚, come ironizzano a torto gli altri 31), ma un movimento spontaneo che li spazzi tutti via. Inoltre ha messo subito il dito sul ventre sensibile della Casta: il controllo dei voti. Se vogliamo davvero sapere quale sia lo stato di putrefazione del Paese, la fonte non è Grillo ma il libro La Casta di Stella e Rizzo. Quel libro ha venduto un milione di copie—un record di successo mai visto — eppure non ha smosso nulla. Gli italiani dovrebbero esprimere la loro protesta «razionale» continuando a comprarlo. Ma anche così dubito che la Casta ascolterebbe. Perché Stella e Rizzo non controllano voti. Invece Grillo sì. Lo ha già dimostrato e si propone di rincarare la dose al più presto. Per le prossime elezioni amministrative Grillo sosterrà liste civiche spontanee «certificate » (da lui) che escludano iscritti ai partiti e personaggi penalmente sporchi. Ne potrebbe risultare uno tsunami. Anche perché il grillismo capitalizza, oggi, sulla retorica (ipocrita) di esaltazione dello «spontaneismo» dispensata da anni sia da Prodi come da Berlusconi. Hegel elogiava la guerra come un colpo di vento che spazza via i miasmi dalle paludi. Io non elogio la guerra, e nemmeno approvo le ricette politiche «al positivo» del grillismo (a cominciare dalla stupidata della ineleggibilità di tutti dopo due legislature; stupidata che l’oramai infallibile incompetenza del nostro presidente del Consiglio ha già approvato). Ciò fermamente fermato, confesso che una ventata — solo una ventata — che spazzi via i miasmi di questa imputridita palude che è ormai la Seconda Repubblica, darebbe sollievo anche a me. E certo questa ventata non verrà fermata dalla ormai logora retorica del gridare al qualunquismo, al fascismo, e simili.
Giovanni Sartori
Corriere della Sera, 19 settembre 2007
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