12 maggio, 2007

 

Coraggio Laico. Il 12 maggio dei tanti Renzo, Fra’ Cristoforo e don Abbondio

Il Risorgimento italiano fu fatto quasi integralmente da valorosi cattolici liberali. Il cattolicissimo generale Cadorna, scelto apposta perché era un mezzo clericale e avrebbe garantito rispetto al Papa e prevenuto ogni eccesso, prima di bombardare le mura di Roma a Porta Pia, sentì messa al Quartier generale. E questo lo rende ancora più nobile ai nostri occhi, perché capace nonostante le proprie idee di distinguere tra sfera privata e pubblica. Così sono (anzi, erano) i veri liberali.
E non parliamo dei capi dei cattolici italiani. Non sono più quelli dignitosi ed eroici d'un tempo. Ora fanno concorrenza all’Islam in fanatismo, prepotenza e integralismo. Vogliono imporre agli altri il loro credo, sotto forma di divieti e di leggi. Il patto "Libera Chiesa in libero Stato" per loro non esiste, non deve esistere. Sono ritornati al Sillabo. Da liberali a conservatori, ed ora da conservatori a reazionari.
Attraverso vescovi e parroci, quasi per una rivincita da esercito della Santa Fede, la Chiesa ha indetto proprio il 12 maggio, storica ricorrenza del divorzio (12 maggio 1974), una polemica grande adunata revanchista del Family Day, nella piazza romana di S. Giovanni. Dove i sindacati il I maggio sono soliti radunare per un banale concertone dagli oscuri risvolti commerciali quasi un milione di persone. E infatti, guarda caso, a coordinare il Family Day, oltre alla ex-radicale e femminista Eugenia Roccella, diventata l’ideologa d’un "familismo" di destra tutto ideologico e politico (il padre Franco, fondatore del Partito Radicale, si rivolta nella tomba), è stato il sindacalista Pezzotta.
Visto che i sedicenti "laicisti", nonostante gli schiaffi ricevuti, non si muovevano, una risposta di dignità e di orgoglio è stata quella di Emma Bonino, poco più d’un mese fa: celebrare in risposta al clericalismo e all’integralismo cattolico ormai dominanti in Italia il 33.o anniversario della vittoria nel referendum del divorzio
Perciò, non sono stati i Radicali a iniziare le "ostilità", lo ripetiamo ad uso dei non pochi "laicisti" incerti e pusillanimi, ma la Chiesa cattolica, e in modo provocatorio.
''Mi auguro - aveva detto la Bonino riferendosi a piazza Navona - che a questa giornata partecipino tutti coloro che non si rassegnano a vedersi scippato il 12 maggio''. ''Non c'e' alcuna ragione - sottolinea Pannella - perche' molti degli sconfitti di allora abbiano scelto quel giorno. Se non per celebrare la rivincita''.
Quel che è certo, sintetizziamo, è che due piazze si fronteggiano: una invoca la Controriforma, l’altra le Riforme. Perciò non capiamo quei "liberali" che si astengono. Che siano davvero meno intelligenti degli altri?
Ora, però, quasi per contrapporlo allo slogan populistico e piccolo-borghese della "famiglia" (e quale "famiglia", visto che è in crisi da decenni, che non si fanno più figli, e che la convivenza è diventata il matrimonio normale?), il rischio è che per contrapporsi alle intenzioni reazionarie - la realtà per fortuna sarà più soft - di piazza S. Giovanni, si appiattisca il raduno di piazza Navona alla mera proposta di legge, molto mediocre, sul riconoscimento delle famiglie "alternative", le 500mila coppie di fatto, e i "Dico". Come se la famiglia "normale" fosse a S. Giovanni, la famiglia "diversa" a piazza Navona. Ce n'è per tutti i gusti: questo parrebbe offrire il super-market.
No, vorrebbe dire rendere meschina, piccola, effimera, la contrapposizione. Sarebbe un errore metodologico e politico. I generosi amici Radicali non hanno tenuto conto delle semplificazioni della stampa, e anche dell’impeto ingenuo dei militanti delle associazioni collaterali, che rischiano di ridurre l’area di attenzione dal grande tema dello Stato laico al piccolo cabotaggio d’una mediocre leggina, che lascia il tempo che trova.
Guai se li colpevolizzassi, i Radicali, sia chiaro, loro che eroicamente sono gli unici a muoversi a nome di tutti i liberali, alcuni dei quali così infingardi e ambigui che don Abbondio al confronto era un campione di coraggio e risolutezza. Ma, insomma, la ricorrenza era nata per motivi più nobili, generali ed eterni, non per promuovere una piccola e caduca iniziativa d’attualità parlamentare. Era nata - e come tale avrebbe potuto attirare quasi tutti - per dichiarare alta e forte la laicità dello Stato in tutti i campi, in qualunque modo affermata. Certo, i vecchi e nuovi diritti di libertà, compresi i diritti delle 500mila coppie di fatto, beninteso, ma anche il problema del Concordato, l’Otto per mille, l’insegnamento religioso, l’ingerenza della Chiesa sui Partiti, e cento altri temi. E conoscendo i Radicali, quello "alto" resta il loro vero intendimento. Solo che è mancata la comunicazione. Gli uffici stampa di gruppi, giornali e tv interessati a distorcere o a "fare notizia", hanno sbagliato, e così è passato soprattutto il colorito particolare dei "Dico". Il gusto dell'élite, della minoranza illuminata.
No, il divorzio vinse perché l'élite si era fatta maggioranza nel Paese.
Con la conseguenza che piazza Navona appare un’alternativa minoritaria ed esistenziale (da maggioritaria che è) a piazza S. Giovanni, e da adunata largamente condivisa nel Paese, come dimostrano le decine di indagini demoscopiche anche tra i cattolici di base, può diventare - e lo si è visto già dal tipo di adesioni - sembra solo una "piazza libertaria" in stile vintage Anni Settanta, con i gruppuscoli radicali, molti socialisti, liberali e repubblicani (da Carla Martino a Nucara), e un po’ di frange ultra-sinistre fuori della Storia, che ora si riabilitano con un obiettivo giusto.
Mancano i due inquietanti corpaccioni della politica italiana, i Ds e FI, vistosamente assenti nonostante 1 (un) abusivo rappresentante ciascuno, peraltro in odore di eresia (Grillini e Rivolta).
Troppo poco. Ma nulla si può imputare alla brava segretaria dei radicali, Rita Bernardini, che si è dannata l'anima perché ci fossero tutti. E’ andata così. Dignitosamente ma senza i consensi plebiscitari di 33 anni fa. D'altra parte, non si può cavare succo d’ananas dalle rape, non si può fare dei liberali di base, che pure dovrebbero essere oltre il 30 per cento della popolazione elettorale, un’armata coraggiosa e politicamente impegnata. E’ il dannato "voto d’opinione" che ammazza il liberalismo in Italia. E il dividere il capello in quattro, il passatempo masturbatorio preferito da certi liberali, è solo un alibi per il non fare.
Resta, come manifesto vero della manifestazione del Coraggio laico, il principio fondamentale dei liberali, come ebbe a ripetere Malagodi a piazza del Popolo alla vigilia del referendum sul divorzio, 33 anni fa: "Lo Stato italiano deve mantenersi integro e autonomo, libero da ogni integralismo e totalitarismo, e deve riaffermare il principio di Cavour: Stato e Chiesa sono indipendenti e sovrani ciascuno nel suo ordine". In caso contrario, rincalzò La Malfa, "l'Italia rimane l'eterno Paese della Controriforma, del Sillabo di Pio IX, la pecora nera fra le stesse nazioni cattoliche. E si allontana dall’Europa".
Mai come il 12 maggio, glorioso anniversario della più bella vittoria laica della Repubblica italiana, la contrapposizione tra due piazze reali, una con la Controriforma e l’altra con la Riforma, mette in luce una terza piazza virtuale, quella dei molti che non partecipano né all’una né all’altra continuando ad esercitarsi nel deprecabile vizio solitario della "tricotesserotomia", l’arte cinese di dividere un capello in quattro. Tra di essi molti cattolici, ma anche molti sedicenti "laici e liberali". E certo, tra di loro non ci sono statisticamente i migliori, né moralmente né politicamente. A Porta Pia, per dire, si sarebbero ritirati. D’altra parte, la Storia la fanno gli attori, non gli spettatori.
E così, lo spettacolo che va in scena è quello che è. Vi si possono riconoscere alcuni impetuosi Renzo Tramaglino, d'animo nobile e coraggioso, incuranti del rischio (gli amici Radicali), che non hanno calcolato che restringere il tema della laicità dello Stato riducendolo ad una piccola battaglia d’attualità porta a ridurre la base laica comune. Ci sono poi molti ambigui Don Abbondio, ovvero i finto-liberali e falsi "laici" di Destra e Sinistra (Ds, FI ecc). E vediamo anche le brutte copie di Frà Cristoforo (che nel fervore missionario hanno radunato a migliaia coi pullman delle Diocesi, vitto compreso, la gente qualunque, il popolo della provincia), convinte di essere i Possessori Unici della Verità, ma che a differenza del pietoso monaco manzoniano, fanno di tutto per misconoscere la verità degli altri. E attraverso di loro, la Chiesa chiede libertà per sé, ma la nega agli altri; parla, anzi straparla, ma non fa parlare gli altri. E chi parla, come ai tempi di Pio IX, è un "masnadiero", un "terrorista".
Manca solo l'Innominato. O no?
No, c'è anche quello.

Comments:
D'accordo in tutto
 
Quoto. Anche perché nessuno mette in discussione la famiglia: se una vecchia coppia di 60nni conviventi vuole essere riconosciuta, perché questo danneggerebbe la famiglia? Nessuno degli integralisti è mai riuscito a rispondere.
 
Dissento da liberale cattolico"in toto"sui contenuti del Suo scritto. La Chiesa cattolica "non" può recedere dai suoi principi e bene fa a promuovere la giornata della famiglia di fronte al decadimento morale in atto nella società e tenendo conto che la proposta di legge sui DICO rappresenta la premessa per i matrimoni tra omosessuali e le adozioni da parte degli stessi. Il vantarsi poi della legge sul divorzio e, ancor peggio, di quella sull'aborto da parte dei Radicali ed altri laici non mi pare cosa valida. Specie l'aborto costituisce, secondo me, salvo casi speciali inevitabili, un omicidio bello e buono.
Cordiali saluti.
dr.Giorgio Castriota Santa Maria Bella
 
A Castriota. Scusi ma se lei è liberale, allora che differenza c'è con i conservatori? Che altro potrebbero dire? Grazie comunque per la franchezza, così rara.
 
Buona giornata,
e speriamo che sia buona. Ti esprimo il mio parere. Io sono uno dei tanti che ha deciso di non sposarsi e di convivere. Il mio parere è che chi come me (coppie eterosessuali) sceglie di non assumersi la responsabilità del matrimonio non debba neanche godere della pensione di reversibilità e di altre cosette che però si risolvono con contratti risolutori. Non capisco perchè tanta ostinazione per darmi dei diritti che non mi merito (e che non voglio).
Per le coppie omosessuali si deve invece trovare una soluzione ma non chiamiamole Famiglie: la costituzione dice che la famiglia è basata sul matrimonio.
Mettere tutto nello stesso calderone (i dico) significa fare una grande PORCATA.
Ciao
marco
 
caro nico valerio concordo con te e ti chiedo dove sono finiti i liberali e i radicali?
bonino e pannella dicono una cosa e capezzone il contrario,zanone mi fa pena, sul corriere scrive romano ma anche lui si sta mielizzando,(pensa che mieli a una mia critica mi rispose che il suo comportamente era lo stesso che avrebbe tenuto in una nazione democratica anglosassone un direttore anglosassone di un quotidiano anglosassone alla faccia della modestia).
ritornando a queste piazzate che ritengo ridicole e inutili, pensa le stesse parrocchie che le hanno organizzate contro il governo sono quelle che hanno coinvolto i fedeli affinche votassero per prodi comportamenti italioti; tutto questo per confondere le idee per non far pensare sulle privatizzazioni di bersani,le vendite telekom,la privatizzazione alitalia con il compagno tato e banche rosse in prima linea (film gia visto con colaninno e le stesse banche su telekom)ti sei chiesto perche le foto del portavoce vennero acquistate a settembre e nascoste e nello stesso periodo fiat trattava la messa in mobilita di 4000 (quattromila)dipendenti per otto anni?f orse a pensar male si fa peccato ma spesso.......
vorrei non finire ma non ti voglio angosciare oltre
ti saluto e ti ringrazio
giovanni paracchini
 
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