19 gennaio, 2007
La Fiat, le Banche, la Chiesa, la Cgil, Berlusconi? Macché, è Monsù Travett
I "Monsù Travett", per dirla alla torinese dell'Ottocento, sì, insomma, le "mezzemaniche", gli impiegati denominati da quegli strani tubi di stoffa nera con un elastico al polso che una volta entrati in ufficio indossavano sopra le maniche della giacca, allora costosissima, per evitare di sporcarla con l'inchiostro spruzzato dal pennino intinto nel calamaio da tavolo. Eh, bei tempi. Quando almeno gli impiegati sapevano scrivere compitamente nonostante fossero in alcuni casi solo ragionieri. Ma i ragionieri d'allora erano come i nostri master: alcuni diventavano ministri.
I nostri impiegati, funzionari, dirigenti pubblici, non sono più quelli pignoli ma efficienti del Regno di Piemonte e del primo Regno d'Italia, di cui scriveva con affettuosa ironia il Bersezio. Di generazione in generazione, a partire dai ministeriali romani che "ne hanno visti cadere di ministri e governi!", il Pubblico Impiego si è costituito in una casta muta, sorda, inutile, ma purtuttavia presente in ogni terminazione nervosa del Sistema Stato, e quindi per il solo fatto di esserci, "indispensabile".
Tutti sanno ormai che la Burocrazia oppone difficoltà, avanza dubbi, rigetta ricorsi, chiama a render conto, trova cavilli, mette i bastoni tra le ruote, arriva perfino a modificare in corso d'opera le leggi, solo per dimostrare la propria esistenza, cioè il proprio potere di interdizione, che poi è proprio il Potere. Eppure nessuno e nulla possono contro di essa.
Ci vorrebbe una rivoluzione, che so, un manipolo di Britannici infiltrato nei Ministeri, nei Comuni e nelle Regioni d'Italia, capitanato però da una nuova Margaret Thatcher, non da quel mollaccione di Blair, che poi ad operazione compiuta se ne tornasse in UK, inseguito chissà da quanti mandati di cattura.
Figuriamoci se potrebbe far piazza pulita, non del prepotere burocratico, ma anche solo dei conclamati fannulloni plateali, il progetto dell'attuale Governo. Il bravo Ichino, che ha detto quelle cose di buonsenso che ha detto solo perché è un prof inamovibile (in Italia), e non deve essere rieletto, ha fatto finta di accontentarsi delle finte promesse di Prodi, Bersani e C. C'è anche da immaginare l'incontro surreale che deve esserci stato tra Ichino, "britannico" ingenuo, e lo scafatissimo Prodi.
"Caro Ichino, ora la tua parte l'hai fatta, il tuo quarto d'ora di pubblicità l'hai avuto. Sei contento? Ora basta, dimentica la questione. Non sai che se ci mettiamo contro anche la burocrazia di Stato abbiamo chiuso davvero? Stai scherzando col fuoco, lo sai? Lascia fare a me che sono nato e morirò Dc, e queste cose so bene come si affrontano: aggirandole. Anzi, cercando di farci un nuovo e potente alleato di ferro: i pubblici dirigenti". Così deve aver parlato Prodi, in sostanza, all'allibito Ichino, che pensava "lillo lillo" di poter depurare una volta per tutte i Ministeri e le amministrazioni locali dei tanti nullafacenti. E che, stiamo in Gran Bretagna o in Svezia, prof. Ichino? Sull'argomento si veda l'articolo nel blog di Federico Punzi.
Ha ragione Nico Valerio: forse neanche un ipotetico Governo monocolore della Lega potrebbe moralizzare la temibile "P.A". Anzi, visto come si è comportato al parlamento europeo, un Bossi capo del Governo moltiplicherebbe i posti inutili. Solo che accanto ai romani e napoletani ci metterebbe i suoi amici delle sperdute valli bergamasche.
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