10 marzo, 2007

 

Maravigna: “Lascio RL: troppo immobili, isolazionisti, egocentrici"

Avevamo salutato con gioia il tentativo di Della Vedova e Taradash di creare nel Centro-destra un gruppo liberale e laico, contrastando il prepotere clericale e conservatore che ormai regna incontrastato in Forza Italia, molto più che nella vecchia DC. Avevamo addirittura un pregiudizio favorevole, una motivazione psicologica in più, avendo Della Vedova, con Capezzone, impersonato la novità liberale che dieci anni fa rivoluzionò i Radicali attenuandone le psicopatologie, e ci convinse che era giunto il momento di riavvicinarsi all'area di via Torre Argentina che ci aveva dato anni prima tante illusioni e tante delusioni.
Ma si vide subito che i Riformatori partivano male. Senza un leader con capacità psicologiche, comunicative e politiche (Della Vedova non è tipo da galvanizzare, tutt'al più appare uno scialbo docente universitario), con un programma vaghissimo e moderato-conservatore ("America, mercato, individuo" avrebbe potuto essere anche lo slogan di Goldwater), il gruppo nelle manifestazioni pubbliche è sempre sembrato essere reticente in qualcosa, come se non potesse dirla tutta: guardate che siamo qui per finta, come facciata; in realtà i patti con Berlusconi sono di non rompere le scatole, di non fare quasi nulla. In cambio forse uno di noi verrà eletto deputato. Così, altro che ex-radicali, nessun intervento davvero forte sull'attualità, nessuna denuncia, nessun appello, nessun discorso entusiasmante capace di rivolgersi a tutti i liberali italiani, nessun approfondimento teorico e ideologico, nessun tentativo di collegarsi alle altre formazioni liberali.
E quest'ultimo limite è sembrato grave specialmente a noi che faticosamente stiamo mettendo insieme i club liberali nel coordinamento dei Liberali Italiani (e siamo arrivati ad una decina di gruppi). E sarebbe bastato che sigle prestigiose come il PLI, il PRI e appunto RL, scendendo dal loro piedistallo fatto di cartone, aderissero al bel Manifesto per cominciare ad avere tutti insieme una forza d'urto bipartisan notevole, visto che dai sondaggi i liberali italiani non sono meno del 30 per cento. Macché, nulla di nulla.
Finché, nella mutata atmosfera politica di questa legislatura, con la crisi incombente del Governo Prodi e in prospettiva anche dell'intero bipolarismo all'italiana, che a questo punto è il vero avversario da vincere per noi liberali, le tensioni presenti in RL sono esplose. Nei giorni scorsi c'è stata maretta nelle riunioni, accuse a Della Vedova e al gruppo dirigente di immobilismo, autoreferenzialità, egocentrismo, lontananza dalla gente, inesistente base di consensi, mancanza di senso politico.
Ora se ne va, e con polemiche, quello che è stato l'organizzatore numero uno di RL durante la fondazione. Una defezione che pesa, perché Maravigna tra tante persone di RL con la testa in aria e i piedi sull'ovatta, era quasi il solo con la testa sulle spalle e i piedi per terra.
Noi siamo imbarazzati, e non vogliamo entrare in polemiche interne a gruppi amici. Se però sembriano voler ficcare il naso è per amicizia, perché quest'area, quella liberale, ci è cara e la sentiamo nostra. A noi non piace che dei liberali ancora una volta diano cattiva prova politica (e veri liberali, nonostante che abbiano puntato su una piattaforma troppo conservatrice, dimenticando che il Liberalismo non è mai stato né di Destra, né di Sinistra, tanto che perfino Malagodi si rifiutò di fare l'alleanza della Grande Destra).
Come sempre, noi liberali mostriamo di non saper fare politica, di non volerci aggregare agli altri liberali, di voler far da soli. Dopo tanti tentativi dovremmo averlo capito che è un grosso errore. Eppure c'è ancora chi vi cade dentro a piedi uniti. A voler sembrare troppo furbi, ci si rivela ingenui.
Quando la capiranno Della Vedova, Taradash e C. che è ora di finirla con i programmini furbetti a brevissima scadenza elettorale, con le sigle improvvisate e pronte da consumare nel fast food della politica all'italiana, insomma la politicuzza della convenienza personale immediata, e che occorre tornare alle idee, alle Grandi Idee, ai grandi programmi (che, gira e rigira, sono solo tre: conservatori, socialisti, liberali), e finalmente por mano alla grande coalizione di tutti liberali? Questa sì, sarebbe la vera furbizia. (Nico Valerio)
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PERCHE’ LASCIO I RIFORMATORI LIBERALI
Ivan Maravigna*
Nell’ultima riunione del "direttivo allargato" di RL (ma statutariamente, che "roba" è il direttivo allargato?) ho preannunciato la mia volontà di considerare conclusa la mia esperienza politica all’interno di tale "formazione". Ritengo doveroso spiegarne le ragioni ai molti amici che in precedenza ho, invece, convinto ad aderire ed ad impegnarsi nella costituzione di club sul tutto il territorio nazionale.
La mia critica nei confronti della leadership di Riformatori Liberali investe proprio i piloni sul quale è stato fondato (e sviluppato?) questo "soggetto politico".
Sin dal primo momento chi ha assunto la direzione (insomma…alla fin fine, chi è andato dal notaio...) ha scartato l’ipotesi di lavorare nella prospettiva di costruire qualcosa insieme alle altre "forze" ed espressioni del movimento liberale, laico e riformatore.
Le ragioni tattiche di tale scelta potevano apparire comprensibili ed in parte condivisibili sino alla data dell’11 Aprile 2006. Vi era il timore che eventuali "apparentamenti" (timore che ci ha così precluso la possibilità di costituire cartelli elettorali competitivi per l’ultimo resto utile per entrare in Parlamento con le nostre gambe) avrebbero annacquato la valenza politica della "scissione" radicale operata da Benedetto. Non sappiamo quanto le indicazioni del nostro "sponsor" sia stata determinante per tale scelta. Berlusconi lo si è incontrato raramente e , probabilmente, Vizzini ha riferito solo suoi personali "desiderata" attribuendoli al Cavaliere. Vi era soprattutto il timore di doversi spartire i seggi della "pattuglia" con altri sgraditi commensali. E questo per ragioni personali piuttosto che politiche è stato evitato. Alla luce dei miseri risultati conseguiti (un solo parlamentare eletto) appare evidente il fallimento delle scelte di cui Benedetto ma anche Marco e Peppino non hanno mai politicamente risposto. Per inciso voglio ricordare che i sondaggi, all’esordio dopo la manifestazione del 30 novembre 2005, davano a RL un positivo 0,7%, crollato poi allo 0,3 alla manifestazione di febbraio 2006 ed ad un effettivo 0,1 delle urne dopo la rinuncia a "correre" autonomamente. Anche per tali insuccessi il leader (i leaders ?) ha(nno) ritenuto di auto-assolversi e di non rispondere politicamente davanti ad amici che avevano speso la propria faccia ed il proprio nome (un nome fra tutti quello di Pietro Milio di cui è stato strumentalizzato il fatto di essere stato l’ultimo parlamentare radicale mandandolo al massacro in una campagna elettorale senza un briciolo di chanche)
Ma dopo il 12 Aprile quali ragioni hanno legittimato il nostro isolazionismo? E’ evidente (ed è stato ancora più evidente nella riunione del 3 e 4 marzo u.s.) che qualcuno soffra di complessi di superiorità. Cosa rende i Riformatori Liberali superiori o più bravi di tutti gli altri Liberali che si impegnano oggi a vario modo per la modernizzazione del paese?
Ecco la prima reale difformità di prospettiva politica : voglio appartenere ad un soggetto politico che abbia come fine primario quello di creare momenti di dialogo, di riunificazione e sintesi politica tra soggettività dell’area liberale, riformatrice e federalista.
Non mi interessa appartenere ad un soggetto che mira a rimanere isolato e non ha alcuna possibilità di incidere nella dinamica democratica del Paese.
La seconda , ed altrettanto decisiva , ragione di dissenso è data , non tanto dalla assoluta mancanza di democrazia interna e di impossibilità di verifica della leadership, quanto nella volontà pervicace di rifiutare la politica sul territorio e la disponibilità anche di solo ascoltare proposta politica che venga dal basso.
Voglio appartenere ed impegnarmi in un soggetto politico che capisca la necessità della politica sul territorio, che sia "GLocal" capace di coniugare globalizzazione e peculiarità locale, che accetti la sfida del movimentismo di sinistra sui temi della Democrazia Partecipata, che adoperi il verbo della Libertà di Prossimità,si impegni cioè in difesa delle Libertà negate nella pratica quotidiana.
La situazione dei RL è ben diversa, lontana dalla gente e lontana dalla realtà.
Sognavamo un soggetto politico che aprisse ai cittadini le finestre sulla politica….ci siamo ritrovati dinnanzi a chiavistelli chiusi a doppia mandata e la possibilità di guardare la politica solo dal buco della serratura.
Ma quello che è più grave che è mancata del tutto la c.d. "proposta politica". Da quasi due anni ci si è limitati , poco laicamente, a sgranare il rosario recitando a memoria in forma ripetitiva parole come "America", "Mercato" "Individuo", senza dare nessun contenuto propositivo a uno slogan che è rimasto tale. Quale America? Quale Mercato? Quale Individuo?
L’unico "progetto" che è stato partorito è la strampalata, e mai discussa al nostro interno, proposta di Calderisi di applicare in Italia il sistema elettorale spagnolo da noi del tutto inutile ed anzi dannoso senza una adeguata riforma costituzionale.
Insomma niente leadership, niente proposta, niente struttura, niente di niente.
In analisi matematica direi che RL è un numero complesso….esiste ma non appartiene ai numeri reali!
Nella riunione di direzione avevo proposto di seguire un percorso parallelo. Quella di consentire la crescita in forma federata di strutture territoriali che avessero possibilità di fare politica sul territorio ma che conservassero come punto di riferimento ideale l’esperienza nazionale di RL.
Questa ipotesi, al momento delle sintesi, non è stata neppure presa in considerazione.
Ce ne sono state invece proposte due "alternative" : una quella di "non esistere" (Della Vedova), l’altra quella di "non esistere facendo finta di esistere" (Taradash)
Perdonate il mio istinto di sopravvivenza. Alla prossima...a questa fermata, io scendo.
Ivan Maravigna

*già coordinatore nazionale Club Riformatori Liberali

Comments:
Comprendo in pieno la rabbia del Maravigna.
L'unica cosa buona di "RL", o a lei collegata, è il sito www.neolib.it , ma poi sembra solo un coro di 4 "soliti noti".
Una volta ho scritto un e-mail per sapere come dare contributi in modalità diversa da quella proposta sul sito.
Non mi hanno neanche ca....lcolato.
Mi sono iscritto alla newsletter di RL, e *MAI* ho ricevuto una comunicazione.
Eh no, così non può andare...
Proprio quando ci vorrebbe un *forte* soggetto politico autenticamente liberale!

IloveCavour
 
Essendo stato a quella riunione comprendo le motivazioni di Ivan e in parte le condivido.
Quelle che non condivido sono le critiche di Nico Valerio: il Coordinamento ha esplicitamente escluso un club riconosciuto dai Riformatori Liberali perché a livello strategico porpende per un'alleanza con il centrodestra. Il coordinamento ha escluso i Liberali per l'Italia perché dopo mesi di incontri si è accorto che sono liberali di destra.
Il coordinamento quindi non ha i titoli per accusare gli altri di avere punti di vista miopi e di non voler costruire il futuro assieme agli altri liberali, perché egli stesso commette quegli stessi errori.

Gionata Pacor
 
Gionata Pacor, come dire, sei "ineffabile": non ci sono parole per descriverti. Ti ho ripetuto mille volte che il tuo gruppo fa parte a pieno titolo del Coordinamento, ma anziché partecipare e dare un contributo di idee alla discussione, ti assenti e critichi. E non ti fai né vedere né sentire.
Se vuoi atteggiarti a vittima perché a te - ecco - non piacciono i liberali di centro e quelli di sinistra, e tu vorresti solo liberali di destra, be' questo è un tuo limite culturale, non il mio.
Ti ripeto, io che il coordinamento dei Liberali Italiani l'ho inventato, che devono entrarci tutti: destra, centro e sinistra.
Purché liberali, però.
Ma tu, facendo finta di essere messo fuori solo perché 2 persone ti hanno criticato per la tua scelta aprioristica berlusconiana (e io ti ho difeso), in realtà vuoi nascondere che sei tu a fare ostracismi. O non ami critiche e dibattito?
Ripeto, per il Coordinamento tu sei dentro. Ma dai un contributo, discuti, fà sentire la tua, dibatti. Invece il dibattito sembra non interessarti. Preferisci il tifo, la preghiera in una chiesa? Capisco, ma il liberalismo è dibattito e lotta.
Dunque dibatti e lotta, anziché piagnucolare in modo strumentale e accusare all'esterno di cose falsissime.
E poi - intelligenza! - dici questo proprio mentre sto di fatto invitando i RL, PLI e gli altri ad entrare nel Coordinemento? Non capisci che questa è una super-prova che noi vogliamo tutti e che tu dici il falso?
Credo che non c'entri la politica, a questo punto, ma la psicologia, il problema di carattere: la cosa che temo di più tra coloro che bazzicano la politica. Leggiti "Psicopolitica" di De Marchi.
 
Nico,

il fatto che tu mi inviti a partecipare è indiscutibile, e te ne sono grato. Ma il fatto che il coordinamento ormai è nelle mani di due socialisti è altrettanto indiscutibile. Morelli parla di un "problema di entrata", per dire che io dal coordinamento non sono stato escluso perché secondo lui semplicemente non ci sono mai entrato. E per i Liberali per l'Italia Morelli sembra uno stalinista quando dice che, siccome pongono delle questioni, gli dispiace della loro defezione. Defezione che i Liberali per l'Italia non hanno mai pronunciato, ma Morelli decide che c'è stata.
Penso che l'invito esplicito a partecipare dovrebbe arrivare da Morelli e da Lamedica, che ormai si sono impossessati del coordinamento, e non da te, che ormai sei costretto a fare lo spettatore.
E poi, spiegami come faccio a partecipare se da mesi non mi si informa su quello che fate?

Ciao,
Gionata
 
A me sfugge il concetto di liberali di sinistra, centro, destra, magari anche estrema destra ed estrema sinistra.
Se si è liberali lo si è e basta.
Il problema di noi liberali ch non riusciamo a riunirci è proprio questo problema psicologico di fondo.
Simpatie a antipatie non dovrebbero pregiudicare l'aggregazione di liberali.
Certo che se si facesse sto benedetto terzo polo forse riusciremo davvero a riunirci.

saluti e complimenti per le iniziative. Il mio appoggio morale ;)
 
fabristol,

il problema è che si può essere liberali su certe cose e su altre no, e lo stesso definirsi liberali. Allora hai che persino rifondazione comunista si definisce liberale quando vuole le unioni omosessuali.
Personalmente mi ritengo liberale praticamente su tutto, e strategicamente ritengo che si possa ottenere di più lavorando assieme ai conservatori.
Ci sono poi i liberalsocialisti, ossia quelli che si dicono liberali ma intanto ti tolgono il 60% di quello che produci con il tuo lavoro perché si ritengono incaricati dalla collettività a redistribuire il tuo reddito. E se obbietti che quello che l'individuo produce dovrebbe appartenere a lui ti danno dell'ignorante e citano testi che sono stati scritti quando la tassazione era meno della metà di quella attuale.

Normali diatribe tra liberali.
Ciao,
Gionata
 
OK.
Capisco ciò che intendi.
Certamente ci sono differenze nelle varie anime deiliebrali in italia, ma cavolo avete visto le coalizioni di centrosinistra e centrodestra?? Non hanno niente in comune al loro interno.
Ciò che voglio dire è che noi liberali invece di enfatizzare le somiglianze enfatizziamo le differenze. Si chiama Sadomasochismo.

A quando saremo pronti per fare un terzo polo laico e liberale?
Berlusca dal punto di vista delle libertà economiche è stato un bluff. Per quelle sociali poi...
Prodi non sta nè in cielo nè in terra. E anche il supposto libertarismo era solo di facciata.
Bisogna costruire una terza via e smarcarsi di modo che possa essere un polo di attrazione per i pochi lierbali dei due poli che non trovano una casa.
Ma soprattutto facendola finita con queste simpatie-antipatie tra di noi. Ci sono piu cose che ci accomunano che non cose che ci dividono.

Saluti
 
E' vero, Gionata, il problema è che nel coordinamento Liberali Italiani per ora non ci sono cariche. Il che autorizza qualcuno che non politicamente (è qui che tu sbagli o esageri) ma caratterialmente tende all'individualismo del "faso tuto mi", che poi è una forma embrionale di autoritarismo e prepotenza caratteriale.
Porrò il problema delle cariche.
Ma prima il gruppo deve essere più bilanciato: oggi è sbilanciato.
D'altra parte i gruppi di destra non vogliono aderire, e i gruppi di sinistra pensano al P. Democratico.
Vero è amche che io non ho tempo: devo lavorare (ed è molto difficile per un vero liberale in giornali e case editrici), mentre loro (2 su 3) credo siano pensionati, quindi con molto tempo a disposizione. Inoltre io ho molti interessi, ho pochissimo tempo, non sono un fissato della politica ma solo delle ideologie, anzi di una (quella liberale), amo le cose grandi e mi fa schifo la politica locale, che invece a loro piace.
Risultato: magari qualcuno si inventa un convegnetto a Benevento(figurati, zona borbonica depressa, neanche i giornali locali, tasso di liberali per mq 0,0000001, solo tempo perso) e immaginando già la mia contrarietà a iniziare con le cosette locali anziché col Grande Convegno a Roma sul Liberalismo da me auspicato, neanche me l'ha detto.
D'altra parte anch'io ho le mie colpe: mi piace inventare club e associazioni, sempre al momento giusto e sempre in anticipo sugli altri di anni; ma non mi piace gestirle e seguirle. Non amo organizzare gli altri: sono uno abituato a studiare e a scrivere e a tenere lezioni, da solo. Non amo i gruppi. Finisce che delego. Il mio vero ideale è inventare e dare un indirizzo: poi a concretizzare dovrebbero essere gli altri. Allargando il discorso, in generale i club e i condomini mi annoiano: sono anche fonte di inutile stress e vi predominano subito i mediocri. Ai mediocri infatti non resta che essere numeri, non sapendo far nulla da soli. Nel condominio se 4 cretini disinformati si mettono d'accordo per un lavoro inutile, tu che ne sai più di loro devi subire e pagare. E' l'uguaglianza della democrazia formale, bellezza.
Quindi, io che ho fondato diversi club (compreso il primo club ecologista in Italia, la Lega Naturista), non credo nell'associazionismo.
Invece dove sbagli è sulla valenza politica di Morelli e Lamedica: ti assicuro che sono politicamente e culturalmente veri liberali. Morelli socialista? E' più a sinistra di me, ma ha lo stesso mio rigore morale. Come me poteva fare carriera politica e non l'ha fatta. Sono stati Passalacqua e Franco De Bernardinis (quest'ultimo un vecchio amico dei tempi dell'università, allora liberale di destra) ad aderire ai Ds, non Morelli. Ed è stato Marzo ad aderire ora alla ri-costituente socialista di Bertinoro (una "svolta a destra" l'avrebbew definita 20 anni fa), non Morelli.
Ma tu poi, ricordati che non si può fare un coordinamento con soli liberali di Destra. Dove stanno, poi? A parte che quelli finora visti, per me cavourriano, figurati, sono dei conservatori. Parlano solo di mercato e di individuo (neanche di cittadino). Vogliono la foresta? L'anarchia? Ma nella foresta anarchica c'è la guerra continua, non c'è mercato.
Questa tua fobia per i socialisti, che vedi anche dove non ci sono, è tipica del conservatorismo. Non sai che oggi sono e si definiscono liberal-socialisti? E che si battono per i diritti civili?
Meno liberali dei socialisti, piuttosto, sono i conservatori: in Italia stranamente sono per lo più clericali, e del liberalismo accettano quasi solo il mercato: un po' poco.
Caro Gionata, liberali e conservatori moderni hanno in comune il mercato, ma liberali e socialisti moderni hanno in comune i diritti di libertà. Infatti i fratelli radicali quando erano a destra parlavano di mercato, ora che stanno con lo Sdi di diritti civili. E Malagodi governò per decenni coi socialdemocratici d'allora (che oggi sarebbero forse con...Salvi) e i socialisti (d'allora, roba quasi da Bertinotti ultima versione, quella gandhiana).
Insomma è una tua insufficienza culturale.
Quando capirai che il liberalismo è una cosa grande, viva e complessa, e non è un gruppetto di fossili tifosi "antipatizzanti"?
Perciò abbiamo vinto nel Mondo. Con le tue ideuzze meschine saremmo ancora prima del Risorgimento.
E a proposito, dimmi, sparare sulle mura del Papa era "socialista"?
 
Fabristol, anch'io, come tutti i veri liberali dico quello che dici: o si è liberali (in tutto, però, e soprattutto cercando di fare, non di parlare), o non si è liberali. Stop.
Ma la Storia ci ha consegnato delle etichette antiche e moderne
(dalla Destra Storica alla sinistra di Gobetti)che alle volte occorre citare.
In sintesi brutale, i cd liberali di Destra parlano solo di mercato e di individui che dovrebbero farsi i cavoli propri. E sono antiàStato. Ma gli individui sono tanti: andiamo al bellum omnium contra omnes, cioè allo scontro sanguinoso? E lo Stato pure è stato creato e modificato dai liberali. Vogliamo forse l'anarchismo, che è il contrario del liberalismo (prepotenza, privilegi ecc)?
I liberali di Sinistra, invece, vorrebbero individuare e facilitare anche tutti i diritti e le nuove libertà, stando attenti anche ai limiti (diritto) ecc. Lo Stato dovrebbe come una levatrice passiva mettere a disposizione i servizi, gli strumenti, a tutti. Però questi limiti devono essere minimi, qb per la contemporanea fruizione di tutti, e non devono vedere come primo attore lo Stato, altrimenti si rischia il socialismo vecchia maniera.
(Oddio, non oso rileggere: mai distinzione tra liberali di Ds e di Sn è risultata più grossolana, ma vado di fretta... ci tornerò sù)
 
Permettete un suggerimento?
Leggete "Perchè non sono un conservatore" di Friedrich von Hayek.
Cordiali saluti a tutti.

IloveCavour
 
Nico,

e io ti dirò che i lavoratori oggi dovrebbero considerare loro avversario più con lo Stato che non i datori di lavoro. È lo Stato che rende le loro imprese non competitive e mette a rischio il loro posto di lavoro. È lo Stato che gli prende oltre il 60% di quello che guadagnano. È lo Stato che limita le loro libertà regolando tutto e tassando tutto.

Per quanto sia d'accordo sulle unioni civili per gli omosessuali, sembra che ormai questo sia il più grande problema del mondo. Quanto tempo passiamo a combattere per quei diritti mentre ci siamo assuefatti ad essere torchiati dal fisco?

Tu dici che in comune con i conservatori abbiamo "solo il libero mercato"? Mettendo quel "solo" tu rinunci a lottare per il raddoppio delle tue entrate e a lottare contro il mantenimento di fannulloni, di clientele e di mangia-pane-a-tradimento.

Scusa se è poco.
A me piacerebbe andare al governo con i conservatori e votare assieme all'opposizione sui diritti civili, perché le questioni di coscienza non dovrebbero essere oggetto della fiducia al governo.
Lo trovi illiberale?

Ciao,
Gionata
 
Ecco, ci aiutano i casi concreti della politica: è chiaro che noi liberali, se non abbiamo la maggioranza, votiamo per il mercato coi conservatori e per i diritti civili coi socialisti.
Vigilando, ovviamente, perché sia gli uni che gli altri non hanno la nostra mentalità e il nostro rigore, e potrebbero spacciare qualunque cosa per "mercato" e "diritti civili". Come è avvenuto e sta avvenendo.
 
Nico, sono d'accordo.
Rimane però una questione: con chi stare, fra i due poli, se rimane il sistema bipolare?
Quale riforma elettorale converrebbe ai Liberali finalmente uniti in una grande casa comune?
 
Non "con chi stare". Ma "Chi ci sceglierà", "Chi ci farà le proposte migliori".
E' chiaro infatti che non si potrà governare senza i liberali, se questi saranno un blocco unico del 10-20-30% (e i numeri ci sono: basta solo unirli...).
E' chiaro che se noi ci uniamo siamo di fatto il 3. Polo. Altro che bipolarimso.
Non possiamo unirci dentro il bipolarismo: è una contraddizione.
Unirci vuol dire essere in tanti: almeno il 20%. E il 20% non è un Polo?
Ricordo che vari sondaggi seri (fatti su domande disparate fondate sulle cose concrete, i problemi reali, non le definizioni e le sigle politiche) dimostra che almeno il 30% degli Italiani ha idee liberali.
Dunque il 3. Polo c'è già virtualmente, in potenza.
Ci vuole un liberale vero, ma che sia un trascinatore entusiasta, un ottimista, uno che buca lo schermo tv, uno che ha intelligenza superiore, un non-provinciale, uno psicologo della comunicazione, uno che difenda insieme mercato e diritti civili).
Cioè non un De Luca, un Martino, un Biondi, un Costa, uno Zanone, un Altissimo, ma solo un Capezzone.
Il problema è un altro:
se noi non ci uniamo "prima" e non dimostriamo di essere uniti e credibili politicamente, Capezzone non ci guarderà neanche.
Lui ha tempi veloci, i liberali hanno tempi lenti.
Questo, solo questo, è il problema:
la lentezza e la scarsa intelligenza dei liberali.
Due vizi incompatibili con la personalità di Capezzone.
 
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