23 febbraio, 2006

 

Storia e filosofia elettorali. Occidente in crisi? Sì, di confusione

Il prof. Pera era un mio punto di riferimento fino a cinque anni fa, cioè fino a quando non diventò presidente del Senato. Se ne tornava da solo verso casa traversando piazza Navona e percorrendo via Tor Millina affollata di tavolini di bar, birrerie e localini di musica, tra la folla di giovani e turisti di provincia che credono di trovarsi nel Quartiere latino di Roma, anziché nel commerciale "triangolo delle bevute". Il contrasto tra la sua figura di intellettuale alto e solitario, un po’ goffo con quell’andatura troppo impettita, e i ragazzacci in jeans dalla vita bassa che gli scorrevano attorno rumorosi, era feroce e grottesco. Che ci faceva uno così in mezzo a quella marmaglia di nottambuli fumati, mi veniva di pensare. Ma abitava lì dietro.
"Finché ci sarà Lei, ci saremo anche noi sul versante liberale" gli abbiamo detto un paio di volte, forse in tono enfatico, sentendoci subito ridicoli come fans d’un cantante rock. E Pera, che è una persona semplice e alla mano, come molti professori abituati agli studenti, si mostrava stupito e infastidito solo quando si accorgeva di essere diventato un simbolo di qualcosa per qualcuno. Il che – oh santa ingenuità – mi confermava che era proprio "un liberale e un laico" che non crede a certi fanatismi. Alzava le spalle e faceva qualche gesto con la mano. Che oggi, però, interpreto come: "Eh, caro mio, se lei mi conoscesse davvero nell’intimo…" E col senno di poi, chissà se quel fastidio evidente che arrivava solo ad una certa frase era il segno della "coscienza laica" che già cominciava a rimordergli, per le troppe e troppo repentine svolte ideologiche e culturali, come ha documentato il libro di De Lucia.
Ripensavamo alla figura austera di Pera, al suo essere evidentemente fuori posto e fuori del coro, quando abbiamo cominciato a leggere il suo Manifesto o appello per la dignità dell’Europa – un bel titolo che gli regaliamo – meravigliati di non trovare intoppi, anzi sempre più entusiasti. Come ai vecchi tempi. "Be’, stavolta questo glielo firmiamo. Finalmente…"
"L'Occidente è in crisi. Attaccato dall'esterno dal fondamentalismo e dal terrorismo islamico, non è capace di rispondere alla sfida. Minato dall'interno da una crisi morale e spirituale, non trova il coraggio per reagire. Ci sentiamo colpevoli del nostro benessere, proviamo vergogna delle nostre tradizioni, consideriamo il terrorismo come una reazione ai nostri errori. Il terrorismo, invece, è un'aggressione diretta alla nostra civiltà e all'umanità intera.L'Europa è ferma. Continua a perdere natalità, competitività, unità di azione sulla scena internazionale. Nasconde e nega la propria identità e così fallisce nel tentativo di darsi una Costituzione legittimata dai cittadini. Determina una frattura con gli Stati Uniti e fa dell'antiamericanismo una bandiera"
Fin qui bene. Poi la confusione concettuale, una serie di sfondoni storici e filosofici, e il tutto finisce in Gloria. Cioè nel nulla:
"Le nostre tradizioni sono messe in discussione. Il laicismo o il progressismo rinnegano i costumi millenari della nostra storia. Si sviliscono così i valori della vita, della persona, del matrimonio, della famiglia. Si predica l'uguale valore di tutte le culture. Si lascia senza guida e senza regola l'integrazione degli immigrati. Come ha detto Benedetto XVI, oggi "l'Occidente non ama più se stesso". Per superare questa crisi abbiamo bisogno di più impegno e di più coraggio sui temi della nostra civiltà"
Un capoverso così non passerebbe la maturità classica. Che infatti Pera non ha sostenuto, se viene dagli istituti tecnici. Il laicismo rinnega le tradizioni? Ma se è proprio il laicismo la vera tradizione europea! La Riforma protestante, una delle basi del liberalismo e del laicismo, l’illuminismo, il razionalismo, la Rivoluzione francese, e il liberalismo politico vero e proprio, hanno eliminato il temporalismo della Chiesa, e confermato la base laica del vivere comune. Cioè la religione è foro individuale, non foro pubblico. E' cosa vecchia, tradizionale, appunto, in Europa. Quindi, per favore, rispettare le tradizioni. Le reazioni della Chiesa (Controriforma, Inquisizioni, Sanfedisti ecc) furono perdenti. Il modello che s’impose fu l’altro, quello laico o laicista (sono termini solo italiani, sinonimi, come mostrano i dizionari). Non parliamo poi delle grandi e generalizzate tradizioni mercantili e capitalistiche, laicissime di per sé, dalla civiltà del Comuni fino alle varie Compagnie delle Indie di Olanda e Regno Unito. Anche a non voler considerare, essendo liberali, l’importanza del socialismo in Europa, comunque sempre laicista Ma anche prima, perfino Boccaccio e Dante, due nomi a caso per limitarci ai fondamenti della Grande Tradizione culturale italiana, hanno una visione laicista e anticlericale della vita. E infatti la Chiesa li mise all'Indice, ponendosi - lei sì - fuori del solco principale delle tradizioni europee. E prima ancora, la grande civiltà laica dei Romani, la cui unica vera religione era il diritto. Ma perfino la Magna Charta inglese (quell'acca mancante nel logo di Pera, invero, mi aveva fatto pensare ad una mancanza di basi culturali...), che è del Duecento garantisce le libertà personali ma anche l'indipendenza del potere laico dalla Chiesa. E poi, che c'entra l'accenno al Papa, tanto per finire in Gloria? Figuriamoci, con la Chiesa che è ancora più debole dell'Europa laica contro i fanatismi islamici. Peccato, un capoverso da bar.

Comments:
Già, ma anche nei dettagli, nella discussione dei singoli punti, c'è qualche cedimento di troppo alle simpatie cattoliche. La vita, la gamiglia, la religione, perfino nel punto della sussidiarietà. Se questa è la nostra risposta, vedo fosche nubi all'orizzonte. Complimenti, bel pezzo. ;-) Mthrandir
 
Io credo che sarebbe necessario rilanciare, e fortemente, anche al di là della rete (attraverso presentazioni, recensioni cartacee, interviste e quant'altro), il libro di De Lucia, che, da solo, e parlando di fatti, fornisce alcuni degli strumenti più utili per svelare il vuoto nascosto dietro questo appello e (quindi), disinnescare le scelte (utilitaristiche) di Pera. A questo proposito è uscita, questo mese, una recensione sul mensile "L'Indice" (http://www.lindice.com/recensioni/pellini.htm)(che testimonia di un certo interesse non scontato anche da parte di settori non esclusivamente politici. Ho visto inoltre che ne è uscita anche un'altra sull'ultimo numero di "Critica liberale". Potrebbe essere una via...
 
a me dell'appello di Pera frega poco, ma parlando di laicismo, protestantesimo etc..., nel modo in cui ne hai parlato, hai dimostrato ancora una volta (era necessario?) una scarsa attenzione ai fatti storici, alle motivazioni e alle conseguenze di questi...
 
Credo che molti sopravvalutino nel bene o nel male il mio ex Mito prof.Pera, forse anch'io. Avrei dovuto capirlo subito: in fondo gli intellettuali che decidono di fare politica compiono una mutazione genetica, maturano, diciamo così, "altri valori". La coerenza che pretendo io forse è una ingenuità da persona onesta che non vive della politica.
Dovrei ricordare più spesso Machiavelli e la netta separazione tra politica e morale. Ma prima del caso Pera - perché altro che manifesti o teo-con, il suo è un caso - io credevo che la coerenza fosse soprattutto un valore politico
 
Pera cerca di unire, piu' da politico che da pensatore (ma d'altronde e' un manifesto, mica un trattato, un po' d'attenzione ai generi letterari non farebbe male, quando ci si impanca critici).
Siamo sotto elezioni, ed anche questo c'entra.
Ma tra Pera che cerca di parlare ad una base laica e cattolica e Salonvoltaire che (evidentemente ignaro di storia e cultura) proporrebbe un partito liberale di duri e puri (che non ha mai fatto piu' del 3% in Italia) come garanzia di resistenza all'Islam...
Beh e' solo una questione di logica.
Salonvoltaire sembra una scuola teologica Bizantina il 28 maggio 1453.
Con gli Ottomani ormai sulle mura il buon Valerio si affanna a dare patenti di liberalismo esclusivo.
Buon pro.
 
Insisti con questa lettura? La mia argomentazione è un'altra: con gli islamici fanatici sotto le mura, serve il liberalismo vero per respingerli. Non la Chiesa.
Secondo te qual è il miglior antidoto al fanatismo dell'Islam,
una Chiesa molle e compiacente, oppure un liberalismo severo e rigoroso che metta in galera il prepotente che attenti ai diritti d'un ebreo o d'un cristiano o d'un ateo?
Se tu fossi della Jiad islamica chi temeresti di più, la Chiesa o uno stato liberale serio e implacabile?
 
Guarda Nico che chi tra me e te dovrebbe voler convertire l'altro sarei teoricamente io, cattolico e pure prete.
Ma vedo che tu ragioni da predicatore del liberalismo (di un certo tipo, tra l'altro, perche' di liberalismi ce ne sono svariati).
Questo ti dovrebbe mettere in allarme, eppure...
Il problema di molti laici e' che sono diventati laicisti e si ostinano a non riconoscerlo.
Il laicismo e' una dottrina e pretende che gli altri si convertano ad essa prima di poter lavorare con loro.
Quel che non capisci e' che potresti persino aver teoricamente ragione. La Chiesa potrebbe persino esser troppo molle (ma intanto le parole chiare del papa di questi giorni chi le osa dire in Europa?).
Eppero' una persona ragionevole dovrebbe far due conti.
Quanti cacchio sono i liberali doc come te li sogni tu?
Quanto ci vorra' per farli crescere e diventare maggioranza utile a fare le politiche che tu sogni?
Con chi allora, ADESSO, si puo' trovare una base comune di azione?
Se non ti vanno bene i cattolici prova con i DS PdCI e Rifo.
Io mi spaparanzo e aspetto tranquillo gli spassosi risultati.
Percio' ti dico: quel che fa Pera ha un certo senso.
Quel che scrivi tu dalle mie parti si chiama wishful thinking: ah che bello se tutti fossero tanti piccoli Capezzoni e Pannelli e Altissimi (ma e' ancora fra noi l'originale, tutto casa e loggia?).
E tanti auguri ai liberali che dovranno fare una politica (estera o interna e' uguale) con gente alla Caruso (ma anche D'Alema ultimamente...) ed una magistratura che disquisice di terrorismo a colpi di sentenze da brivido...
Quella e' la compagnia caro mio.
Non vuoi i cattolici, perche' porgono l'altra guancia?
Noi intanto a Poitiers, a Lepanto e sotto le mura di Vienna qualche merituccio ce lo siamo accaparrato.
Se c'e' un'Europa e pure una idea liberale e' anche grazie a gente come san Marco d'Aviano (se non sai chi e' fatti un giro su Google, ne vale la pena) e ai papi.
Ma dopo averti letto un po' non spero di convincerti, rimani pure a sperare che Malagodi si reincarni.
 
Stefano, leggo con ritardo.
Ero strasicuro che fossi legato al mondo ecclesiastico: non sapevo con quale qualifica. Mi fa piecere, credimi.
Se tu mi avessi detto subito di essere un religioso, io sarei stato certamente meno duro e diretto. E meno male che ho cestinato un commento che ti avevo scritto ieri, in cui analizzavo la psicologia e deducevo quello che tu hai appena detto.
Ti consolerà sapere che un mio famoso tormentone è che "Preferisco mille volte cenare con un prete che con un sindacalista"
Ti è piaciuta?
(sto cercando di coltivare in te il senso dell'umorismo...)
Dico questo perché un prete dovrebbe essere abituato alle obiezioni degli infedeli o degli atei o degli studenti, e quindi dovrebbe essere di manica larga. Il sindacalista invece....
Per questo nella Newsletter del SV lodai paradossalmente dopo il Conclave il prof Ratzinger rispetto al carismatico Wojtyla
 
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