25 gennaio, 2006

 

"A Betti', che ti sei perso". Una scritta sul muro di Hammamet

Possibile che siano passati solo sei anni dalla drammatica morte in esilio di Craxi? Sembra una vita. Certo, che Bancopoli è molto peggio di Tangentopoli, in cui ci si dimetteva – "o nobiltade di cavalieri antiqui" – da segretari politici d’un partitino di Centro per modesti 50 milioni di lirette sottoscritti da una ditta come finanziamento politico. Roba da pezzenti rispetto ad oggi: basta solo considerare i 50 milioni (300 per altri), sì ma di euro, trovati su uno dei tanti conti esteri accesi da un manager compagno di politici della Sinistra. E a proposito di pezze al sedere con cui questi entrarono al Governo, come ripete Travaglio, vi risulta che chi ha goduto dei conti all’estero o in Italia, ma anche di finanziamenti, versamenti, accreditamenti, abbonamenti e collegamenti di favore da parte dei manager di cooperative e banche si sia almeno dimesso dagli incarichi? No? E allora perché nei primi anni ’90 quei "poveretti" tangentisti attivi e passivi (be’, veramente, come in tutti i rapporti contorti, c’era anche una terza categoria: i…contemplativi) erano dimessi d’autorità o toglievano il disturbo da sé? Ci fu addirittura chi si auto-inflisse un umile "lavoro socialmente utile", tanto voleva espiare. Ma i chiacchierati di oggi stanno ancora lì con grande faccia tosta. Allora ha ragione l’umorista Aldo Vincent:

Sopra la banca la ganga campa
Sotto la banca, la barca crepa

Davvero, parla al cuore la scritta che mani anonime hanno vergato in rosso sul muro del cimitero di Hammamet dove riposa Craxi, a sei anni dalla sua scomparsa: "A Betti’, che ti sei perso…"

Comments:
grazie cara, una che resti significativa anche se molto rimpicciolita

ciao

(l'autrice sarà citata)
 
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