In due soli giorni abbiamo ricevuto quasi 160 cartoline di Natale, quasi tutte informatiche (95 per cento), pochissime cartacee (5 per cento), con gli auguri più melensi, le frasi fatte più banali, i convenevoli più dolciastri e stucchevoli. Ma, dico, siamo regrediti ai tempi dell'asilo? Del resto, se ci pensiamo, già in quegli anni - che mai e poi mai avremmo immaginato che, non noi, ma qualcun altro un giorno avrebbe rimpianto - guardavamo alla letterina di Natale con molta ironia, ben sapendo già allora che si trattava d'un seccante "dovere sociale" preteso dalle mamme, dalle zie e dalle nonne, in cambio del quale sarebbero arrivati sicuramente svariati regali, anche dal babbo più avaro. Certo, il carattere falsamente "virtuale" (in realtà reale, altroché) di questi auguri fa sì che se ne spediscano impunemente e a cuor leggero a dozzine, superando il pudore che avremmo se dovessimo scomodarci ad andare in cartoleria, dove ci vergogneremmo come ladri, a rischio di essere riconosciuti dal collega rag. Cantini, dalla sciura Maria del piano di sotto, quell'intrigante, o dall'ex compagno di scuola Roberto, che non si sa perché di noi si è fatto l'idea che siamo dei cinici figli di buona donna. Ma il bello è che le frasi dei biglietti d'auguri più ricorrenti sono le stesse di sempre. Be', che vi devo dire, dopo una giornata così, passata a scartare falsissime parole zuccherose, ho voglia di fare un bigliettaccio di auguri tutto mio, e chi se ne sbatte di Santa Klaus, San Nicola, e tutti i Babbi Natale del mondo. "Sono buono tutto l'anno - sembra sogghignare il vecchiaccio vestito di rosso - fatemi essere cattivo almeno a Natale".
# Nico Valerio 20:01