23 dicembre, 2005

 

D'Alema, sopra la barca e sotto la Banca

D’Alema, presidente dei Ds. ha un conto in banca proprio con la Banca popolare italiana di Fiorani. Di questi tempi, potrebbe essere un indizio grave. Questa banca è accusata tra l’altro di aver concesso ad amici e personaggi influenti conti e finanziamenti privilegiati, a scapito dei comuni correntisti, ai quali, per di più, venivano fatte pagare con l’inganno le perdite delle operazioni truffaldine. Ma sembra che il conto di D’Alema sia solo servito a pagare le rate del mutuo per la sua barca "Ikarus". Meno male.
Però, di fronte a tutto questo interesse sulla sua vita privata, addirittura con incursioni illegali sul suo conto, fotocopiato e dato in pasto ai giornali e all’opinione pubblica, D’Alema che già di suo ha un caratterino difficile si è giustamente risentito. Parla di privacy violata. Tra l’altro, non solo quelle vipere della Margherita (i rutelliani sono i veri avversari oggi dell’egemonia dei Ds a sinistra), ma perfino il Corriere della sera e l’Unità hanno intinto il pane nel sugo della vicenda: "D’Alema e la sua barca" o "D’Alema e le sue costose scarpe fatte a mano" o "D’Alema e il suo strano conto Bpi". Con ampio spazio, calcando la mano e insinuando dubbi, se non altro di opportunità e immagine.
E così il presidente deve aver perso il controllo. E si è rivelato. In un’intervista pubblicata oggi cade in una gaffe incredibile, di quelle che stroncano un politico già "comunista trinariciuto" che faticosamente ha cercato negli ultimi anni di ricostruirsi una faccia presentabile, socialdemocratica, di leader della Sinistra riformista. Oggi accusa gli avversari, compresi un partito e un giornale (e quali se non la Margherita e il Corriere? ha fatto notare Bordin nella rassegna stampa di Radio radicale) di tramare contro di lui e contro i Ds e, ciliegina sulla torta, ha accusato i Poteri forti e i mass-media addirittura di "anticomunismo". Roba che oggi non dice più neanche Cossutta, neppure se lo legano e lo fanno ubriacare…
Come cittadino, sia chiaro, D’Alema ha tutta la nostra solidarietà liberale. Ma come politico, no. Perché, a parte la gaffe rivelatrice sull’anticomunismo (e noi non avevamo mai creduto alla favoletta dell’improvvisa conversione liberale, sia degli ex Pci, sia degli ex Msi), dimentica che quello che lui oggi sta provando lo hanno provato sulla propria pelle molti politici e comuni cittadini sotto Tangentopoli e Mani pulite. E molti erano innocenti. Tanti ebbero la carriera politica e la vita stessa stroncata. Ma si vede che barca e scarpe costose non favoriscono la memoria. "Caro D’Alema – gli chiede il nostro amico Renato Tubere in una news – che cosa facevi e dicevi dieci anni fa?"

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