20 dicembre, 2005

 

Restauri dei monumenti: spese pazze coi denari di tutti

Dopo un mese di piogge, mura e monumenti romani che avevano resistito alle piogge di millenni "rischiano di crollare". Possibile che nessuno parli di responsabilità di controllori e amministratori? Che sono pagati per questo? Ora, dice il ministro Buttiglione, per quel che resta della Domus Aurea, reggia di Nerone, ci vogliono subito ben 5 milioni di euro (10 miliardi di lire) per interventi urgenti, più 55 milioni (110 miliardi) in seguito, come ha riportato il Corriere. Per il sovrintendente Bottini servono almeno 260 milioni di euro (500 miliardi di lire) per consolidare i monumenti romani più a rischio (Palatino, Caracalla, Acquedotto Claudio ecc), 50 solo per le Terme di Diocleziano.

Con tutto l'amore morboso che abbiamo per le Antichità e per l'arte antica, tutti questi soldi a noi sembrano davvero troppi. In tempi di crisi e di sprechi di denaro pubblico siamo - dobbiamo essere - giustamente sospettosi. E in Italia, purtroppo, a pensar male non si sbaglia mai. Non sappiamo se i funzionari, con la testa persa tra le nuvole della Storia, si lascino infinocchiare da quei furboni delle imprese edili iscitte negli Albi del restauro. O se sia il contrario. Ma dopo aver consultato amici e parenti architetti, alcuni specializzati in restauri, abbiamo scoperto che simili previsioni di spesa, tanto più per dei ruderi, sono astronomiche. Se corrispondono ai prezzari di Ministero o Soprintendenza non lo sappiamo; ma allora vuol dire che questi sono di circa tre-quattro volte superiori ai restauri normali dell’edilizia. Eppure, il cotto è cotto (fatto a mano), la malta cementizia è tale e quale, il lavoro, gli scavi e gli spostamenti di terra lo stesso. Si può concedere che per le maggiori cautele il costo salga, mettiamo del 50 o del 100 per cento, ma non certo del 300 o 400 per cento. A meno che gli operai non siano laureati al MIT di Boston e infilino tra mattone e mattone sottili lamine d’oro…

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