10 dicembre, 2005

 

Sir Fausto "Tweed" Bertinotti: "Ma perché i liberali non si fanno un loro partito?"

L'elegante farmer reazionario Bertinotti, tra un vernissage e un dinner party, un'olivetta e una coscia femminile, così apostrofò il cosiddetto "liberal" (che da noi ormai è liberale di sinistra, ma negli Usa - dove la parola è nata - vuol dire in realtà ultra-progressista...) Franco Debenedetti, senatore dei Ds: "Ma perché i liberali non si fanno un loro partito, e non si misurano con il consenso, invece di nascondersi nella sinistra, che per vocazione dovrebbe essere estranea alla cultura dei liberali? Forse perché sanno che non avrebbero consenso...". Bene, riferiremo all'amico Morelli, che schifato dai berluscones ritiene incompatibili liberalismo e Casa delle libertà, ma curiosamente compatibilissimi liberalismo e Unione. Ora la smentita "autentica" gliela dà Bertinotti. La battuta ironica di Sir Tweed però ha colto nel segno. E Debenedetti ha respinto la provocazione: "Mi chiedo perché lo domandi proprio a me". Ben detto. Infatti, bisognerebbe chiederlo ai tanti che si definiscono "liberali", molti di più a Destra che a Sinistra (oltre a Debenedetti, e senza contare il liberale storico Zanone, solo Morando, Turci e pochi altri).
San Bertinotti. Che aspettiamo noi ridicoli liberali snob di Destra e di Sinistra (esistono, caro Morelli, esistono), tutti ugualmente individualisti accesi uno contro l'altro, campioni nella sottile arte della "tricotessarotomia" (lo spaccare il capello in quattro), sempre pronti a dividerci, scinderci, distinguerci, suddividerci, anziché unirci, a rifondarci in un solo movimento partendo una buona volta da zero? Siamo talmente tanti sulla carta che, perfino in un'Italia illiberale, in teoria avremmo oltre il 30 per cento dei voti, capìto Mannheimer e Piepoli? Il liberalismo ha vinto dappertutto, ma alcuni di noi non se ne sono accorti, i "moderati" dell'intelligenza. Qualche scemo finto-liberale (e sì, perché, secondo voi, dove andranno a infiltrarsi i mediocri se non in un gruppo "moderato" dove nessuno ti controlla o ti costringe a dichiarare le tue scelte politiche?) è addirittura convinto che non è stato il liberalismo a vincere, ma il comunismo a perdere. Von Masoch, più che Freud.
E c'è chi, in provincia e nel Sud, pur di essere "presidente" o "segretario" di qualcosa, si accontenta di una sigletta-fantasma da 0,1 o 0,3 per cento, evitando come la morte la propaganda, rifiutandosi di far conoscere il liberalismo alla gente, anzi tagliando le gambe ai giovani e ai volonterosi, impedendo come il Gattopardo che qualcosa cambi, si maturi, si accresca, si diffonda tra gli italiani. Stupidi? Mediocri consapevoli: "Finché la mia sigla resterà minuscola e virtuale non farà gola a nessuno, e dunque nessuno più bravo di me mi caccerà, anche se come segretario sono una nullità..." "Liberali" del terzo tipo: più che da poltrone, da biglietto da visita...
Perciò, cari amici liberali ottusi e snob, che nascosti e silenti nei più diversi partiti così tanto male fate al liberalismo in Italia, prestate orecchio al vostro "compagno" di snobismo Sir "Tweed" Bertinotti, che di queste cose se ne intende più di voi. Andate ad una vera Rifondazione liberale. Ma cominciando da zero, con un Appello con cui chiamate a raccolta tutti, ma proprio tutti, da Ostellino a Sgarbi (sì, pure gli antipatici), compresi i 100 Club di cultura liberale. E non cominciando col dire: "iscrivetevi al mio gruppo"... Allora sì, su un progetto preciso e credibile di Assemblea Costituente dei Liberali italiani (ottimo nome, basta con i "partiti"), con il meglio dell'intelligenza liberale e liberista, che arriverebbero anche i finanziamenti dei mecenati.

Comments:
Al recente congresso di Veneto liberale, nonostante le difficoltà in cui ci troviamo, abbiamo comunque deciso di essere a Roma tra gli amici liberali.
Serenamente confrontiamoci tra liberali ... senza pensare alle elezioni del prossimo anno.
Beppi Lamedica
www.venetoliberale.ilcannocchiale.it
 
su questo tema, oggi lunedì 12 dicembre articolo di Egidio sterpa sulla pagina dei commenti de "Il Giornale"
 
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