13 dicembre, 2005

 

Gli Ordini del disordine e l'Italia delle corporazioni

Riordinare gli Ordini, fino ad eliminarli. E' la riforma più difficile di tutte. E non solo non si toccano i privilegi degli Ordini, ma si stanno estendendo per legge a nuove corporazioni, nuovi "albi" chiusi: dai "pranoterapeuti" ai "maestri di yoga". Una riforma liberalissima che non ha fatto la Sinistra quando è stata - a lungo - al Governo. E non l'ha fatta la Destra, finora, anche se ne accennò nel programma del '94. E averne parlato, sia pure in un tempo lontano, senza poi farne nulla, non si sa se è un'aggravante o un'attenuante. "Che cataclisma deve accadere - scrive a questo punto un lettore del Corriere, Giorgio Gentili, che immaginiamo giovane e ingenuo - perché un governo di non importa che colore metta mano alla riforma degli ordini professionali?" E così risponde Romano: Leggo ne La Stampa che il 40 per cento dei parlamentari italiani appartiene a una categoria professionale contro il 18,5 per cento in Gran Bretagna. Capito? La politica stessa, in Italia, è basata sull'appoggio e la connivenza delle corporazioni privilegiate, che vivono di rendita di posizione fuori mercato. Sarebbe ingenuo chiedere proprio a loro un appoggio per liberalizzare il lavoro indipendente, no? Speriamo in Sant'Europa. Ancora una volta, un po' di liberalismo - e non solo le sciocchezze burocratiche - potrebbe venire imposto da Bruxelles e Strasburgo, dall'alto, come le costituzione regie "octroyées", concesse dai monarchi pre-risorgimentali al popolo bue.

Comments:
Grazie per la citazione.
GG
 
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