03 marzo, 2014
La democrazia non basta se mancano cultura e spirito critico. Cinque populismi in soli 90 anni.
Che la massa sia spesso stupida, conservatrice, reazionaria, emotiva, irrazionale e pronta a essere sedotta da uomini furbi, simpatici e spregiudicati (che giornalisti, politologi e psicologi definiscono “carismatici”), l'abbiamo sempre saputo, detto e scritto. Quando non si poteva dirlo senza essere definiti anti-democratici.
Il che non solo è vero, ma molto preoccupante in Italia, il Paese tra quelli sviluppati che ha la classe media (la famigerata “gente”) e perfino la alta borghesia dell’industria, della politica, della pubblica amministrazione e delle professioni più ignoranti e meno educate allo spirito critico e alla buone regole di una corretta società liberale.
Per colpa di chi? Per colpa propria, cioè dei cittadini stessi. Certo, le scuse storiche sono tante e pesanti, e le conosciamo fin troppo bene: Stato della Chiesa e Principati vari che hanno per secoli tarpato le ali alla libertà e al libero pensiero, fino a gran parte dell’Ottocento, cioè appena 150 anni fa. Ma, una volta ritrovata l’Unità e la Libertà, come mai i cittadini – guarda caso dopo il famigerato Patto Gentiloni – hanno a poco a poco abbandonato il Liberalismo per affidarsi agli arruffapopolo di Destra e di Sinistra, cioè di nuovo agli antichi Dittatori a cui erano abituati da secoli?
Fatto sta che appena hanno potuto esprimere la propria vera natura, gli Italiani tutti (altro che le raffinate, colte e coraggiose élites liberali dell’Ottocento!), grazie al voto “democratico” di massa, hanno eletto sempre i peggiori. Basta ricordare che in appena 91 anni di storia, i beceri Italiani hanno votato per ben cinque populismi diversi:: Mussolini, Uomo Qualunque, Lega Nord, Berlusconi, Grillo). Una ricorrenza inquietante, unica in Europa.
Perché? Si sa fin troppo bene: ce lo hanno spiegato i grandi storici e pensatori democratici e liberali, da Croce a Salvemini. Perché il Risorgimento e il Liberalismo (quello vero) sono durati troppo poco, hanno coinvolto e interessato troppo poche persone, e quindi – nonostante i grandi sforzi fatti con la scuola, i giornali e la diffusione delle idee – non hanno insegnato alle generazioni a pensare in modo nuovo e a fondarsi sul giudizio critico. Il Fascismo, seguito dal rigurgito del Clericalismo e dall’illusione del Comunismo – tutte e tre, guarda caso, disastrose tendenze anti-liberali, hanno distrutto quel poco di laico, europeo, moderno e dignitoso che l’Italia era riuscita a realizzare, sia coi fatti sia nelle coscienze.
La Democrazia è in crisi? Certo, e ne approfittò anche Mussolini. Ma è in crisi da sempre perché la Democrazia non basta, è solo un metodo, non un fine. Ecco l’equivoco in cui cadono tutti.
E noi che siamo insieme democratici e liberali, oltreché ambientalisti e molte altre cose, sappiamo bene fin dall’adolescenza, per averlo studiato sui libri di liceo, che la Democrazia in un grande e moderno Paese, a differenza della polis di Atene di mille cittadini o della Roma repubblicana con 5000 cives, è solo un metodo di votazione, cioè si risolve purtroppo solo nelle elezioni. La Democrazia non dà idee, intelligenza, onestà, competenza, a chi non le ha.
E allora? Serve un'intera generazione di persone, disinteressate, eroiche, ma molto intelligenti e colte, che non vogliano fondare partiti (attenzione: i dittatori si presentano sempre come salvatori della Patria), né essere elette o guadagnare, ma che insegnino di nuovo a pensare. E nel pensiero è compresa la psicologia: il capire da segni precisi, codificati, quali sono i furbi che ci stanno per turlupinare.
«Un tale, accortosi che i cretini erano la maggioranza, pensò di fondare il Partito dei Cretini. Ma nessuno lo seguì. Allora cambiò nome al partito e lo chiamò Partito degli Intelligenti. E tutti i cretini lo seguirono». (Dino Risi, I miei mostri, Mondadori 2008).