27 gennaio, 2010
“Ebrei italiani salvi in Palestina? Meglio di no” disse il futuro papa Giovanni, il “buono”
Sarà bene, perciò, proprio oggi, ricordare le opere o le omissioni di coloro che a qualunque titolo, soli davanti alla propria coscienza, contribuirono alla tragedia. Sono noti i silenzi, malgrado i messaggi allarmati di nunzi e vescovi, di papa Pio XII Pacelli, non giustificabili da nessuna "prudenza". Ve lo immaginate Gesù il Nazareo, ammesso che sia mai esistito, che non parla per non inimicarsi i giudici del Sinedrio o i mercanti del Tempio?
Meno note, invece, sono le reazioni di altri prelati cattolici. Anche di quelli più insospettati.
Per esempio, il futuro "Papa buono" Angelo Roncalli – non ricordiamo se fatto già "beato" o "santo", visto che la Chiesa di Roma, in piena crisi, elargisce gratificazioni post mortem a quasi tutti i papi recenti – era nunzio apostolico di papa Pio XII a Istanbul. Ebbene, il 4 settembre 1943, in piena occupazione nazista, rispose con una lettera a dir poco imbarazzante, se non terribile, alle richieste insistenti che giungevano da tutte le parti al Vaticano perché si adoperasse per favorire l’esodo degli ebrei dall’Italia, allo scopo di salvarli facendoli rifugiare nella Terra dei loro avi, dov’era l’antico Israele.
La sconvolgente lettera al cardinal Maglione, Segretario di Stato vaticano, da parte di colui che in vecchiaia sarebbe diventato papa Giovanni XXIII, "il papa buono" tanto caro alle vecchiette e ai bambini, giudicata a posteriori rappresenta obiettivamente un contributo non volontario ma certo non secondario alla fine ingiusta di molti ebrei italiani. Fatto sta – ricorda crudamente il sito di Gherush92 che ha l’ha diffusa – che un mese dopo la lettera di Roncalli furono deportati per finire nei forni crematori nazisti molti ebrei del Ghetto di Roma. Per tacere degli altri ebrei italiani e di tutta Europa.
Ecco il testo (tratto, riporta il sito, da "Actes et documents du Saint Siège relatifs à la seconde Guerre Mondiale", vol. 9, n.324).
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Le délégué apostolique à Istanbul Roncalli au cardinal Maglione
Rap. Nr. 4344 (A.E.S. 6077/43. orig.)
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Instanbul, 4 septembre 1943
Demande d’une démarche en faveur des Juifs Italiens; doutes du Délégué sur l’utilité d’une immigration en Palestine.
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Faccio seguito al mio devoto rapporto n. 4332 in data 20 agosto u.s. trasmettendo altre domande che mi vengono sottoposte a favore di israeliti.
La seconda di queste tende ad ottenere l'intervento della Santa Sede perché sia facilitata l'uscita di numerosi ebrei dal territorio italiano: e modifica le altre già fatte nelle mie note precedenti ai numeri 1, 3, 4, 5.
Confesso che questo convogliare, proprio la Santa Sede, gli ebrei verso la Palestina, quasi alla ricostruzione del regno ebraico, incominciando al farli uscire d'Italia, mi suscita qualche incertezza nello spirito.
Che ciò facciano i loro connazionali ed i loro amici politici lo si comprende. Ma non mi pare di buon gusto che proprio l'esercizio semplice ed elevato della carità della Santa Sede possa offrire l'occasione o la parvenza a che si riconosca in esso una tal quale cooperazione almeno iniziale e indiretta, alla realizzazione del sogno messianico.
Tutto questo però non è forse che uno scrupolo mio personale che basta aver confessato perché sia disperso. Tanto e tanto è ben certo che la ricostruzione del regno di Giuda e di Israele non è che un'utopia.
Angelo Rocalli"
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E in quanto alla "utopia" della "ricostruzione del regno di Giuda e di Israele", neanche papa Giovanni, magari "santo" ma certo antigiudaico, è stato buon profeta.
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