08 settembre, 2008

 

La crisi americana, il libero mercato e le poche regole. Che vanno rispettate

Il Governo degli Stati Uniti nazionalizza i due più importanti fondi di investimento legati al mercato immobiliare, Fannie Mae e Freddie Mac, e la notizia scuote i giornali occidentali. Non è il Cile di Allende o la Jugoslavia di Tito, ma il Paese tradizionalmente alfiere di tutte le libertà, prima tra tutte quella economica, dove regna il privato, non lo Stato. Le due grandi agenzie di mutui, i cui pacchetti di prestiti, spesso concessi senza troppo indagare sulla solvibilità dei debitori, venivano trasformati in titoli venduti e acquistati nelle Borse d’ogni continente, erano, fino a che non è scoppiata la crisi, ritenuti dal largo pubblico una sicura forma di risparmio o investimento.
.
Un quadro che noi italiani possiamo ben capire, ma stavolta siamo negli Stati Uniti. E’ naturale che la notizia faccia scandalo e generi commenti imbarazzati (liberisti conservatori) o compiaciuti e ironici (statalisti e socialisti), se ci si ferma all’evento straordinario in sé. Si tratta d’un provvedimento d’emergenza che trova precedenti solo nel tempo di guerra, preso dal Governo Bush per evitare danni gravissimi alle borse di tutto il mondo, perfino ad alcuni Governi e gruppi economici di Russia, Cina ed altri Paesi orientali, con conseguenze disastrose sulla stessa credibilità internazionale del sistema finanziario americano. Per avere un quadro sufficientemente completo della vicenda si legga l’articolo di
Massimo Gaggi da Washington apparso sul Corriere di oggi.
.
Ma noi liberali, insieme crociani ed einaudiani come tutti i veri liberali, che dobbiamo pensare? La vicenda cade a proposito, in tempi di discussi salvataggi dell’Alitalia (che però è una compagnia statale, perché la maggioranza del pacchetto delle azioni è in mano al Tesoro) e dopo contestae prese di posizione di ministri del Governo Berlusconi, per farci meditare brevemente sul rapporto tra cittadino, mercato e Stato, o meglio ancora tra libertà economica e libertà tout court.
Anche sulla vicenda americana, per la verità, grava l’ombra della proprietà pubblica. Le due agenzie erano nate statali, e poi, come quasi tutti gli enti di Stato, che o si trova il coraggio di smantellare del tutto oppure continueranno a fare debiti e danni anche sul mercato libero, era state privatizzate "all’italiana", con molta spregiudicatezza da parte dei soliti managers, che del mercato libero avevano copiato solo gli altissimi stipendi, nota Gaggi. Quindi profitti privati, ma perdite pubbliche. Un po’ come da noi.

.
Se ne deduce che già da decenni queste due agenzie non rispettavano appieno le poche ma severe leggi del mercato libero, che negli Stati Uniti sono la Bibbia. E che solo grazie alle entrature politiche dei managers, all’entità stessa dell’esposizione eventuale, e alla riluttanza viscerale che – giustamente – negli Stati Uniti si ha agli interventi dello Stato in economia, erano riuscite ad arrivare impunemente al 2008.

.
Che insegnamento liberale trarne? Che i diritti di libertà in capo ai cittadini sono indivisibili: non esiste una "libertà economica" separata o contrapposta alla libertà in assoluto. In questo aveva ragione Croce: la libertà è una. E tout se tient, tutto è collegato nel mondo moderno. Così, il mancato rispetto delle più minuziose e tradizionali regole del mercato e della libera concorrenza, primo tra tutti l’obbligo di far profitti e di investire al meglio come dovrebbe fare un ideale "bonus pater familias", genera nei confronti dei diritti di libertà del cittadino un’offesa, una lesione analoga a quella che potrebbe procurargli un sistema autoritario, cioè illiberale.

.
Un "mercato" senza regole, affidato come nel Far West alla prepotenza di pochi ai danni dei diritti di tutti gli altri, cioè all’aggiramento delle regole di comportamento, di buona prassi economica o legali, è un topos efficace ma sbagliato dell’immaginario dei liberisti conservatori, non dei liberisti liberali. Che l’imprenditore debba fare i propri interessi, e che questi nel complesso e alla lunga corrispondano a quelli della società, è vero, verissimo. Ma nel rispetto delle regole, che è fondamentale non solo nel mercato liberale, ma nel delineare la facies del Liberalismo stesso. Che è l’unica dottrina o ideologia che funziona, proprio perché è l’unica dottrina della libertà fondata per apparente paradosso sui limiti di libertà. Cioè sulle regole, sul diritto. Limiti severi che vanno rispettati, se non vogliamo passare dalla libertà di tutti alla "libertà" cioè alla prepotenza di pochi (anarchia, fascismo, comunismo, o anche solo finanzieri criminali d'assalto). E, anzi, questo rispetto per gli altri (i limiti in capo ad ogni cittadino, perché anche tutti gli altri cittadini abbiano analoghe o complementari libertà, tendono proprio a questo fine nobile e in qualche modo "sociale") denota il Liberalismo come una grande dottrina etica, morale, di altissimo respiro. Si legga il breve brano che Benedetto Croce pubblicò sul Mondo nel 1951, purtroppo di non agevole lettura (la limpida lingua di Croce era quella d’un grande saggista, d’un esemplare scrittore d’idee, ma non viene fuori negli articoli di giornale).

.
Insomma, il mercato libero liberale non ha niente a che fare con l’aggiramento delle regole, col gretto utilitarismo, col puro egoismo, o peggio con l’esibito cinismo da apparatniki dell’ex regime sovietico diventati imprenditori coi soldi di Stato rubati al popolo russo. E viene da pensare anche a certe "privatizzazioni" fasulle di Enti di Stato in Italia, che sono l’antitesi di una vera economia liberale. Eppure, questa purtroppo è stata finora una certa vulgata conservatrice del mercato libero, che ha poco a che fare col liberalismo. I nostri conservatori "liberisti", saranno pure coloriti divulgatori, ma per il gusto di andare controcorrente e scandalizzare l’uomo della strada, dimenticano di ricordare che i criminali del Far West, poi, finita la bravata, venivano impiccati dalle truppe federali all’albero più altro. Altro che "spiriti animali".

Comments:
Ciò che scrivi è sicuramente condivisibile, da me, perlomeno, il mercato non è il far west, ne tantomeno l'interesse delle banche che hanno prodotto polpette avvelente senza che nessuno li citasse, che so, almeno per frode alimentare... invece pure l'ubs s'è pappata 'ste polpette. Il problema non so se s'è risolto, pare ci sia un buco reale di centinaia di miliardi di dollari che peseranno sul contribuente americano e NESSUN colpevole, ricordo che in galera negl'usa ci si va per molto meno, ma si sa, se si truffa qualche milione è una truffa, se si truffano centinaia di milioni è un problema bancario, se si truffano miliardi è un affare di stato. Tutto il mercato finanziario globale andrebbe ri-regolamentato, infatti l'economia è pericolosamente caduta in mano ai bancari, i quali, brave persone percarità, vivono nel loro mondo di numeretti e non capiscono che dietro ai numeretti ci stanno delle imprese, delle persone, prendiamo il mercato delle commodities, che fino a poco tempo fa era terreno dei commercianti, da quando sono entrate le banche è iniziata la follia, vedi i futures sul petrolio, ebbene, basterebbe regolamentarlo, ovvero: chi compra l'opzione poi deve onorarla acquistando il materiale ed è bastato qualche "voce" qualche rumors su una imminente regolamentazione in questo senso che la speculazione demenziale delle banche s'è ritirata facendo crollare il prezzo; ma allora perchè invece di "voci" non si regolamenta sul serio il mercato... forse perchè le elite al potere sono troppo "contigue" tra finanza e politica, ma se non si regolamenta il mercato nel senso della difesa del mercato stesso, cioè nella difesa del consumatore, non si è più in un libero mercato. Infine circa i commenti degli statalisti fascistucci o socialistini, sono esilaranti e patetici, come un tonto che tenta di fare del sarcasmo...
F.Dolcino
 
La forza della fede muove le montagne
e bisogna averne di fede per continuare a tessere le lodi del libero mercato davanti alla prova della sua disfatta. Non ci sono più comunisti, neppure io lo sono, ci siete però liberisti irriducibili, confessionali, con tanta tanta fede da essere ciechi. Esistono le vie di mezzo, vedi Finlandia, e nel mezzo penso risieda ancora la virtus.
 
Caro Anonimo, mi sembra di aver ironizzato pesantemente sui liberisti ultra nient'affatto liberali. Ma perché "vie di mezzo" socialdemocratiche fallimentari che bruciano ancor più ricchezza (ti ricordi quando da giovanissimi in Italia sentivamo lodare la "compartecipazione" della Jugoslavia?...),
quando basterebbero le regole del mercato. Non è colpa del mercato libero se qualcuno tollera i prepotenti. Qui siamo in piena criminalità finanziaria-politica.
Ti ricordo comunque che certe nazionalizzazioni furono fatte dai Governi liberali del primo 900 (p.es le Ferrovie dello Stato). Ti basta per non emigrare a Cuba? ... :-))
Tranquillo, il Liberalismo vero è anche sociale, e assegna allo Stato il giusto ruolo di facilitatore. Gli estremismi religiosi di cui tu e io parliamo sono dei conservatori.

(e dire che sono noto per la mia chiarezza: come si fa a non capirmi?)
 
Ti segnalo anche l'articolo comparso oggi su LA STAMPA

A presto, Beppi

“ Il ...fallimento (di Fannie Mae e Freddie Mac) avrebbe con ogni probabilità significato una riduzione dell’offerta di credito e un crollo dei valori immobiliari senza precedenti, con un associato grave inasprimento della recessione. In contrasto, Alitalia è fallita senza gravi ripercussioni macroeconomiche. Il governo italiano in effetti non ha operato alcun «salvataggio», ma ha piuttosto garantito ad una nuova compagnia privata condizioni di monopolio sulle rotte interne che sarebbero altrimenti state coperte da altre compagnie in condizioni di concorrenza.”

Così scrive su LA STAMPA di oggi 8 settembre Alberto Bisin.

L’unico parallelo possibile, conclude l’analista del quotidiano piemontese, è che “Le vicende di Fannie Mae e Freddie Mac e di Alitalia dimostrano solo che società cui sia garantita la socializzazione delle perdite finiscono inevitabilmente per fare grosse perdite. Questo è vero negli Stati Uniti come in Italia.”
 
Caro Dolcino, sono d'accordo: è chiaro ormai che tra i Governi Usa (solo repubblicani?) e l'alta finanza speculativa esistono connivenze. La criminalità non inficia i massimi sistemi perché è una variabile personale, però vediamo che anche lì la mannaia federale cade a comando più su alcuni che su altri...
Politicanti vil razza dannata.
 
Aggiornamento. La crisi finanziaria americana si estende, e per evitare un tracollo a cascata il Tesoro interviene in modo massiccio anche su una grande compagnia di assicurazioni.

http://www.corriere.it/economia/08_settembre_17/crisi_usa_aig_fed_4b7ea4e8-8477-11dd-be21-00144f02aabc.shtml
 
Assistiamo in questi giorni a valanghe di soldi pubblici che, con l'eslpicito assenso dei pù ed il tacito accordo di tutti, corrono al capezzale della grande finanza e delle imprese in crisi per tentare di mettere in atto un "salvataggio"!
Perche' non fare altrettanto per color che lottano quotidianamente per sopravvivere all'indigenza e alla precarietà? Perchè i soldi per i più deboli non ci sono mai e per "loro" sempre? II Governo Berlusconi, in totale assenza di opposizione ed in sostanziale continuità con quanto ereditato da Prodi, ha deciso di sostenere senza riserve le pretese di Confindustria ed in nome del liberismo sta pesantemente attaccando i diritti ed i salari dei lavoratori, dei pensionati e delle loro famiglie. Questo governo si occupa solo dei banchieri, dei palazzinari, delle imprese, degli “amici degli amici”, riservando lacrime e sangue ai ceti popolari, come testimonia un rapporto redatto sulla base di dati forniti dalla Banca Europea, per cui 120 miliardi di euro sono stati dirottati dai lavoratori alle imprese. Invece di mettere mano a questa vera e propria emergenza, la "TRIADE" Governo-Confindustria-Sindacato ha avviato la stagione del definitivo smantellamento di salari, pensioni, scuola, sanità, giustizia, sicurezza. E’ in atto un evidente tentativo di cancellare le conquiste ottenute dai lavoratori grazie a decenni di dure lotte ed enormi sacrifici. E’ in atto la “svendita totale” della res pubblica per affermare la supremazia degli interessi dei “padroni” rispetto a quelli della “gente”!
NON POSSIAMO PERMETTERLO!
E’ ORA DI FAR SENTIRE LA NOSTRA VOCE!
E’ arrivato il momento, considerata la latitanza di tutti i sindacati - ovvero di quelle organizzazioni nate e finanziate dai lavoratori per la difesa e la tutela del lavoro - di comunicare alle OO.SS. medesime, per iscritto, a firma di tutto il personale delle varie amministrazioni, l'intenzione di non voler più contribuire al “loro-sostentamento” se a breve tempo non saranno in grado di fare il loro mestiere: adeguare salari e pensioni al costo della vita. Cosa che avrebbero già dovuto fare, con fermezza e determinazione, ma che, invece, la loro “inadempienza” ha trascurato, portando il mondo del lavoro ad essere lo scarto della nazione.
>>>SOSTIENI ANCHE TU LA NOSTRA BATTAGLIA SU: http://statali.blogspot.com
 
Posta un commento



<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?