19 giugno, 2008

 

Einaudi e Rossi si rivoltano nella tomba: ecco i privilegi dei petrolieri in Italia

Se fosse vera anche solo la metà dell'articolo che Ruggiero Capone scrive sui petrolieri italiani (L'Opinione), dovrebbero rivoltarsi nella tomba senza avere mai pace il liberale Luigi Einaudi e il suo allievo prediletto Ernesto Rossi, che ce l'avevano a morte contro i monopoli, rei di falsare il mercato premiando non i migliori ma i furbi, di uccidere il diritto di libertà di concorrenza, e di penalizzare i cittadini consumatori alzando i prezzi e trasformandoli in vere abusive "tasse" private. ECONOMIA DEL PRIVILEGIO - E in Italia non ci sono solo petrolieri, ma anche assicurazioni, banche e reti telefoniche a operare in monopolio o oligopolio, imponendo prezzi più alti ai cittadini. Se a questa lauta torta aggiungiamo la ciliegina di giornali e tv finanziati dallo Stato, cioè con le tasse dei cittadini, allora abbiamo un panorama economico-politico degno - e non voglio offendere il simpatico Paese africano - dello Zambia.
Ammesso e non concesso che le misure del Governo attuale vadano a buon fine, non solo dal punto di vista finanziario, ma economico, cioè se le tasse in più comminate "per punizione" in mancanza di altri strumenti - come sostiene l'articolista - ai grandi redditieri fuori mercato non sranno scaricate sui consumatori, ebbene, saremo contenti perfino noi liberali che le tasse non le amiamo, ma che da Einaudi abbiamo appreso la funzione sociale e di giustizia del Liberalismo. Checché ne dica l'anarco-individualista Martino, che oggi protesta ma non ricordiamo di averlo sentito protestare ieri, quando i monopolisti accumulavano indebiti profitti, destinati dal mercato alla concorrenza liberale oppure ai risparmi dei consumatori.
IL MERCATO SONO I CONSUMATORI - Ma a noi liberali che cosa insegna questa vicenda? L'apologo finale è istruttivo per i tanti "liberali" improvvisati che provengono dal conservatorismo o dalla Destra. La lezione per loro è che i liberali, quelli veri, non sono aprioristicamente "a favore dei produttori", cioè "per le aziende", qualunque cosa facciano e in qualunque modo si comportino, come loro avevano finora creduto da neofiti. Questa vecchia vulgata popolare fu messa in giro dai comunisti e poi presa per vera dai conservatori.
I liberali sono, invece, oltre alla libera iniziativa, per le regole del mercato, cioè per la libertà e correttezza della competizione, per la libera concorrenza. Insomma, in teoria siamo nati per fare gli arbitri, non per parteggiare per questo (il datore di lavoro, come si credeva nel vecchio PLI, anche se Malagodi ne mise alla porta uno troppo arrogante) o quello (il lavoratore). Se dobbiamo scegliere, ribaltando l'intuizione gobettiana ("alleanza dei produttori") oggi sceglieremmo non i produttori, ma i consumatori, cioè tutti i cittadini. Sono loro, siamo noi, il mercato.
Ma il mercato, per essere davvero liberale, deve evitare le prepotenze di pochi, cioè ha bisogno del Diritto (il "braccio armato" del Liberalismo), regole semplici, certe, ma severe, come dimostrano le centinaia di arresti di managers furbi compiuti ieri a Wall Street, nel cuore della finanza degli Stati Uniti, dall'FBI, per lo scandalo dei subprimes.
Resta, però, rileggendo l'articolo, un sapore da tassazione di guerra, di imposte "speciali" o d'emergenza che non può piacere a noi liberali. Ma tant'è: il Governo vi è stato tirato per i capelli per rimediare agli imbrogli dei precedenti Governi di Sinistra e di Destra. Nicola Rossi (PD) sostiene che, a ben guardare, le misure contro i petrolieri sono poca cosa, una misura populistica, e non intaccano la loro rendita in modo strutturale. Siamo d'accordo.
NICO VALERIO
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"L'obiettivo di Giulio Tremonti è mettere fine ai finanziamenti pubblici alle fonti assimilate", scrive Ruggiero Capone sull'Opinione. "Le cosiddette 'false rinnovabili', che nel nome dei famigerati Cip6 dal 1992 riempiono le tasche dei petrolieri italiani. Del resto gli intrallazzi dei petrolieri li può stroncare solo il fisco. Infatti nei tribunali, grazie ai buoni uffici dei loro legali, la spuntano sempre: il Tar della Lombardia ha annullato (su ricorso di Moratti, Brachetti e Garrone) la delibera 249 dell’Autorità. Così l’Autority aveva annullato i contributi Cip6 ai petrolieri, ma il Tar ha sentenziato che la stretta di cinghia per gli speculatori è immotivata. Ne deriva che l’unico modo per colpirli è una tassa.
Va considerato che, dal 1992, l’80 per cento dei costi degli impianti dei petrolieri italiani pesano (e per legge) sulle spalle dei contribuenti. Una truffa da quasi 4 miliardi di euro annui, che arricchisce per legge la francese Edison, i Moratti, i Garrone, i Brachetti Peretti. Con la Finanziaria 2007 il governo Prodi s’era impegnato (non potendo annullare i contratti) almeno a escludere da questi incentivi ingiustificati le centrali private a petrolio. Ma incomprensibilmente la Finanziaria 2007 cambiava tragitto proprio sul capito delle decurtazioni ai Cip6. E nessuno ha mai sentito gridare allo scandalo Bersani né Pecoraro Scanio, che avevano proposto una blanda modifica ai Cip6.
Eppure l’Autorità per l’energia elettrica ed il gas aveva emesso a novembre la delibera 249, che chiedeva un risparmio annuale di circa 250 milioni di euro per le tasche degli italiani. Ma evidentemente al vecchio governo premeva più la salute finanziaria di Edison, Saras (Moratti), Isab (Brachetti), Erg (Garrone) e compagnia cantante. Al punto che le malevole voci di corridoio parlano ancora delle congratulazioni fatte da un deputato della vecchia maggioranza ai petrolieri, ed all’indomani della sentenza del Tar Lombardia che dava ragione a Moratti e bella compagnia.
Ecco il principale scoglio al nucleare in Italia: l’energia prodotta dalla centrale dei Moratti viene tutta comprata dall’ente pubblico. Saras è la più grande raffineria di petrolio del Mediterraneo per capacità produttiva: 15 milioni di tonnellate l’anno di petrolio grezzo trattato, che per la maggior parte viene da Libia e Mare del Nord. Tra i clienti Shell, Repsol, Total, Eni, Q8, Tamoil. Moratti ci guadagna 5,5 miliardi di euro annui.
Intanto l’impianto brucia 150 tonnellate di petrolio l’ora: oltre a CO2, ossidi di azoto ed emissioni varie, a fine anno dalla combustione risultano 1.400 tonnellate di scarti tra zolfo e concentrati di metalli (dal vanadio al nichel). Potremmo parlare di mercato vincolato da un unico soggetto privato, i Moratti. Così dal 1995 (anno della joint venture tra Saras ed Enron) chi illumina le case degli italiani è obbligato a comprare energia dai Moratti. Ma Garrone, Moratti, Peretti e bella compagnia speculano anche sui combustibili per autotrazione.
Secondo le ultime rilevazioni del ministero per lo Sviluppo economico, in termini assoluti il prezzo industriale della benzina italiana è stato in media di 0,684 euro al litro. Invece per il gasolio (sempre ragionando sul prezzo industriale assoluto) siamo primi con 0,822 euro al litro. I prezzi più alti d’Europa, anche se in Italia i costi di lavorazione sono più bassi che in altre parti dell’Ue.
Da qui comprendiamo che la Robin Hood Tax dovrebbe incidere sui profitti straordinari delle compagnie petrolifere. Il provvedimento mette in atto gli ostacoli ai meccanismi speculativi. Il ministro Tremonti ha infatti ricordato che il prezzo del greggio è “la somma di un barile di petrolio più una bottiglia di champagne, a causa di chi ha perso coi derivati e vuole rifarsi speculando sul petrolio”. La Robin viene introdotta con un meccanismo virtuoso, ed entra nel novero delle tasse “generalizzate non distorsive”. Verrà applicata a tutti i petrolieri.
Il principio di neutralità e le finalità della tassa sono in perfetta linea con quanto auspicato dalla Commissione europea.La misura viene così inserita nel cosiddetto “pacchetto di fine mese” che, insieme con il Dpef, conterrà il noto piano di riduzione del deficit. In pratica la Robin viene partorita insieme alla correzione del disavanzo di 30 miliardi in tre anni. Quindi fa parte della famiglia dei provvedimenti che assicureranno il pareggio di bilancio entro il 2011: nel pacchetto ben l’80 per cento di misure di tipo sociale. Lo stesso ministro dell’Economia ha così commentato la proposta “è tassare un po’ di più i petrolieri per dare un po’ di più a chi ha bisogno, ossia burro, pane e pasta: l’Italia può e deve farlo da sola”.
Nelle parole di Tremonti una grande verità: si tratta di quei provvedimenti che ogni stato europeo deve prendere per proprio conto, e perché non ricadono sugli altri. “La gente non può aspettare, vuole subito un risultato su benzina ed energia - ha sottolineato Tremonti. Qualcosa di simile sul petrolio è stato fatto in Inghilterra nel 1997, ma è vero che nella storia appaiono, a fronte di fenomeni straordinari, delle forme straordinarie di tassazione”. Intanto nelle alte sfere in molti parlano di provvedimenti impopolari nei riguardi dei poteri forti".
RUGGIERO CAPONE

Comments:
Complimenti a te a a Capone. Lui però sembra più entusiasta di te su Tremonti...:-)
Tu in fondo ne diffidi un poco perché viene dai socialisti...no?
 
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