24 maggio, 2007

 

Basta con le critiche: diamo soluzioni pratiche. E se comnciassimo a sfoltire?

Ricevo da Gerardo Mazziotti, versatile intellettuale e commentatore del Roma di Napoli, il seguente intervento, pubblicato su quel giornale il 22 maggio scorso. Sono assolutamente d’accordo con le sensatissime proposte pratiche dell’architetto napoletano. Però ritengo che i mali dell’Italia siano molto più profondi di quanto la sua classe amministrativa e politica, per quanto corrotta, lasci immaginare, come scriverò nell’articolo successivo. Ma intanto gustiamoci la proposta di Mazziotti. Come dice quel famoso detto giornalistico sull’uomo che morde il cane? Ammetterete che, con tutti gli sprechi delle Regioni del Sud, dalla Campania alla Sicilia, trovare finalmente un partenopeo che voglia risparmiare non è cosa di tutti i giorni. Perciò teniamocelo stretto.
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"La direzione nazionale dei DS si riunì nel luglio 2005 per censurare i comportamenti di alcune regioni rosse che si erano date a spese pazze con la moltiplicazione delle commissioni, gli aumenti degli stipendi, l’apertura di sedi all’estero e con tanti altri sperperi. Giorgio Napolitano parlò di "questione morale" e Piero Fassino pronunciò una frase lapidaria "non dobbiamo mai dimenticare che il fiume della politica deve scorrere nel letto della morale".
Ma tutto si risolse con la decisione di ridurre del 10 per cento gli stipendi dei politici. Un niente nel mare magnum degli sciali parlamentari, che vanno dai viaggi in treni, navi e aerei agli ingressi in teatri, cinema e stadi, dalla percorrenza delle autostrade all’assistenza sanitaria, e così via.
E per due anni non si parlò più degli scandalosi costi e dei faraonici privilegi della politica italiana.
Fino all’altro ieri, quando i ministri Padoa-Schioppa, Amato e Santagata si sono impegnati a "fare qualcosa" sull’onda emozionale suscitata da un libro di due giornalisti del maggior quotidiano italiano ["La Casta", di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, NdR], che, grazie a una pubblicità che nemmeno a un Premio Nobel e, addirittura, a un articolo di fondo del Corriere della Sera del 20 maggio scorso di Sergio Romano che lo addita come " il ritratto delle anomalie, dei vizi, degli sprechi e della malefatte della politica italiana", sembra essere l’unico libro scritto sui costi della politica italiana.
E così non è. Nel settembre 2005, cioè venti mesi fa, è andato nelle edicole e nelle librerie napoletane (e di qualche altra città) il mio pamphlet "L’assalto alla diligenza", che documenta questi costi scandalosi e li attribuisce a precise disposizioni della nostra Costituzione. Infatti, ha previsto un Parlamento di 630 deputati, 315 senatori, 5 senatori a vita (non esistono in nessun altro paese al mondo), più gli ex Presidenti della Repubblica che, in altri paesi, tornano ad essere cittadini comuni, fuori da ogni responsabilità politica.
A fronte degli USA, 300 milioni di abitanti, che hanno 435 deputati e 100 senatori, della Russia, 150 milioni, che ha 400 deputati alla Duma e 178 componenti il Consiglio Federale, dell’Unione Europea, 27 Stati e 457 milioni di abitanti, che ha un europarlamento di 732 deputati, e a fronte della Cina, un pianeta di 1 miliardo e 300 milioni di abitanti, venti volte l’Italia, che ha un’Assemblea popolare di 2.800 rappresentanti del popolo.
Ma [la Costituzione, NdR] non ha precisato il numero dei ministri, talchè abbiamo avuto i Governi più numerosi del mondo, fino a questo dell’Unione composto da 29 ministri e 74 tra sottosegretari e viceministri, a fronte dei 15 ministri dei governi americano, tedesco e francese. E ha previsto 20 regioni (prima erano 16), 8102 comuni e 103 province, che, a loro volta, hanno partorito 105 municipalità, 365 comunità montane e centinaia di Iacp, Asl, provveditorati, consorzi, autorità di bacino e, sopra tutto, diecine di migliaia di società partecipate.
Un esercito di circa 800mila professionisti della politica e loro clientes che ci costano qualcosa come 50 mld di euro l’anno. Una Finanziaria di lacrime e sangue.
Ed ecco le proposte: Avremmo un paese molto meno costoso e più efficiente, più competitivo e più giusto riducendo a 200 il numero dei parlamentari e a 30 quello dei ministri e sottosegretari, istituendo tre macroregioni, Nord, Centro e Sud (Piemonte e Liguria hanno deciso di unificarsi), abolendo il Cnel, le province, le comunità montane, le municipalità e gli altri enti inutili e, sopra tutto, le società miste. Infine, sottoponendo a una forte cura dimagrante il personale addetto al Quirinale, a palazzo Chigi, al CSM, alla Consulta e alla Corte dei Conti. Il signor D’Alema (all’estero lo chiamano così) ha lanciato un grido d’allarme: "Rischiamo di essere travolti come la Prima Repubblica ". E senza un radicale cambiamento del sistema-Paese lo farà un nuovo Masaniello alla testa di un popolo esasperato e indignato".
GERARDO MAZZIOTTI
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Benissimo, anche se io abolirei anche le Regioni, il peggior male dell’Italia contemporanea. Non mi è piaciuto quell’inquietante accenno a Masaniello. Anche perché si sa, poi, che fine fanno i Masaniello.
Ora ci manca di trovare un siciliano che scriva contro le spese pazze della Regione Sicilia, e anzi contro l’assurdo e immorale privilegio delle "regioni a statuto speciale", e avremo trovato due persone che mordono due cani. Veramente, il secondo cane c’è già, è anche grosso e costoso: manca solo il volontario che lo morda. Temiamo che sarà difficile da trovare…
A proposito, proprio su questo punto, sulla crisi non più solo politica e amministrativa dell’Italia, ma sui "costi" ormai insopportabili della stessa società italiana, si legga il prossimo articolo.

Comments:
Giusta osservazione!
 
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