«PERCHÉ IL SINDACO MARINO È SOTTO ATTACCO, E PERCHÉ BISOGNA ASSOLUTAMENTE DIFENDERLO»
Perché sparano tutti contro
il sindaco di Roma? Come mai da qualche mese a questa parte lo sport preferito
di intere bande di editorialisti e twittaroli è prendere a pallate incatenate
Ignazio Marino? Come mai a queste masse agitate ha fornito una sponda,
assestando lui stesso fendenti micidiali, persino il “misericordioso” papa
Francesco? Se provi a chiedere a qualcuno dei vessatori quotidiani di Marino,
siano essi editorialisti o gestori di potenti siti internet, ti rispondono che
la colpa è del sindaco, che non sa comunicare. Il che è abbastanza prevedibile:
ogni aggressore giustifica le proprie azioni accusando la vittima: è lei che le
botte “se le va a cercare”. Oppure indicano un cassonetto pieno o un autobus in
ritardo e dicono: “Vedi? Marino se ne deve andare”.
In realtà i motivi
dell’aggressione quotidiana contro Marino sono altri. Il motivo principale,
quello che muove le grandi masse urlanti, è che picchiare Marino è facile.
Marino è un “soft target”, uno che si può massacrare tranquillamente. Marino è
la cuccagna dei vigliacchi da scrivania: lo possono sbertucciare sui giornali
senza paura, perché nessuno telefonerà il giorno dopo per minacciare il loro
editore. Anzi: saranno in molti a brandire i loro editoriali come scimitarre
per chiedere la rimozione del sindaco. E i cittadini di Twitter, che dei
giornali leggono solo i titoli si uniscono volentieri al pestaggio, così,
perché lo fanno tutti.
Il secondo motivo per cui
Marino si può picchiare è che si è fatto molti nemici. E ai vigliacchi piace
far parte del branco, specie se del branco fanno parte personaggi non
particolarmente belli a vedersi. Chi detesta Marino è per esempio l’ex sindaco
Gianni Alemanno, quello che gli ha lasciato in eredità una città sull’orlo del
collasso, quello che rimpinzò l’Atac, l’azienda comunale dei trasporti, di
parenti e amici, portandola quasi alla bancarotta. Fra chi vorrebbe cacciare
Marino ci sono poi i Casamonica, quelli del funerale coatto che ha sputtanato
la città davanti al mondo, per colpa di gravi omissioni da parte delle forze
dell’ordine, che sapevano e non fecero nulla. Le forze dell’ordine, sia detto
per inciso, fanno capo al prefetto Franco Gabrielli, è lui il responsabile del
disastro dei Casamonica, come ha del resto ammesso lui stesso. Ma Gabrielli non
si tocca: lui i protettori ce li ha.
A proposito di “mondo di
mezzo”, Marino è certamente visto come il fumo negli occhi dai mafiosi di Mafia
Capitale. Da quando c’è lui, per i criminali gli affari vanno a rotoli. Non
riescono più a piazzare nessuno dei loro in Campidoglio, non riescono a
condizionare gli appalti, hanno grosse difficoltà ad entrare nelle stanze dei
dirigenti comunali, come facevano un tempo, e a far capire chi è che comanda. Insomma:
non comandano più e quelli sono personaggi con i quali è meglio non scherzare.
Infatti a Marino, che aveva cominciato a fare il sindaco girando in bicicletta,
da molti mesi è stata assegnata dal Ministero dell’Interno una scorta.
Fra gli altri nemici di
Marino ci sono alcune fra le famiglie più potenti di Roma, come la famiglia
Tredicine, quella che gestisce gli orribili camion bar che Marino ha fatto
sgomberare dal Colosseo e da altre fra le più belle attrazioni turistiche di
Roma. Mettrersi contro questi signori, fra l’altro ampiamente rappresentati in
Campidoglio, è un gesto di grande coraggio, che nessuno fra i predecessori di
Marino aveva mai compiuto, a cominciare dai due recenti sindaci più famosi e
acclamati: Veltroni e Rutelli. Adesso il Colosseo lo si può finalmente ammirare
in tutto il suo splendore, non più impallato dai camion bar. Una gioia da
assaporare magari dopo una passeggiata sull’ultimo tratto di via dei Fori
Imperiali, resitituita finalmente sempre di più al traffico pedonale (altra
coraggiosa iniziativa che ha mandato su tutte le furie i commercianti e i
residenti, molto potenti, della zona).
L’elenco dei nemici di Marino
potrebbe continuare a lungo: ci sono le potenti famiglie di Ostia che avevano
cementificato abusivamente il lungomare e che si sono trovate una mattina le
ruspe mandate da Marino a restituire la spiaggia ai romani. O coloro che
lucravano sulla discarica di Malagrotta, un orribile monumento all’inquinamento
e al degrado, che Marino, dopo anni di sindaci indecisi, ha chiuso,
raddoppiando allo stesso tempo la raccolta differenziata. O le potenti ditte
abusive che infestavano la città con enormi cartelloni pubblicitari. Marino ha
persino messo mano agli affitti degli alloggi comunali, rimettendo in
discussione casi di gente che pagava poche decine di euro al mese per
appartamenti in pieno centro e mettendo in vendita ben 600 appartamenti. E ha
deciso di far lavorare di più i macchinisti della metro, costringendoli a
“strisciare” il badge a inizio e fine turno, come nei paesi civili.
Contro Marino c’è poi
ovviamente il PD romano, infiltrato da personaggi inquietanti e contingui alle
opache pratiche del malaffare di Mafia Capitale e dunque sciolto da Matteo
Renzi e commissariato con Matteo Orfini. Con la vittoria di Marino, i potentati
del PD romano si erano già messi il tovagliolo ed erano pronti a sedersi a
tavola. Ma il sindaco li ha sbattuti fuori, forte del mandato popolare diretto.
Chi sperava di fare l’assessore si è dovuto accontentare di un seggio in
consiglio comunale, chi sognava la poltrona di amministratore di una
municipalizzata è rimasto a casa. Qualcun altro, nel frattempo, è finito in
galera. Tutte persone con amicizie molto in alto, tutte persone che gliel’hanno
giurata.
Fra i nemici più illustri di
Marino c’è poi lui, il più potente di tutti: Matteo Renzi. Il presidente del
Consiglio non ama Marino, e non capiamo perché. Il sindaco di Roma è in realtà
il più renziano dei primi cittadini. Da quando è stato eletto ha preso le sue
decisioni senza guardare in faccia nessuno, ha sbaragliato i centri di potere,
ha avviato politiche di lungo termine, ha preso decisioni impopolari. Ha
“cambiato verso” e ne sta raccogliendo i frutti, se è vero che solo la scorsa
settimana Fitch ha detto che finalmente, dopo tre anni, i conti di Roma stanno
tornando in ordine. Ma a Renzi Marino non piace, e questo facilita ovviamente
il compito dei picchiatori mediatici. Se l’imperatore mostra il pollice verso,
i leoni (che in realtà sono conigli) possono partire all’attacco.
E veniamo all’ultimo dei
nemici che Marino si è fatto, che poi è il più grosso: il Vaticano. E qui il
piccolo sindaco di Roma si è messo contro un gigante contro il quale nessuno
aveva mai osato mettersi. Come mai Marino è inviso a Papa Francesco? Qui
Filadelfia non c’entra nulla. Marino è malvisto dalla Curia per la sua storia,
passata e presente. Da politico, Marino si batté con coraggio a favore del
referendum sulla procreazione medicalmente assistita eterologa. Pochi se lo
ricordano, ma quella di Marino e altri fu una battaglia di civiltà osteggiata
con forza dal Vaticano e purtroppo persa per il non raggiungimento del quorum
al referendum del 2005.
Ma non finisce qui. Poco dopo
il suo insediamento, Marino istituì il registro comunale per le unioni civili,
accogliendo anche coppie dello stesso sesso, proprio mentre si concludeva in
Vaticano il sinodo sulla famiglia. Un’iniziativa simbolica, che provocò anche
aspri contrasti con l’attuale ministro dell’Interno, Alfano, ma che fu uno dei
pochissimi riconoscimenti della dignità delle coppie gay. Non contento, Marino
ha poi nel giugno scorso apertamente patrocinato il Gay Pride a Roma. Va
ricordato in proposito che, nel 2000, l’allora sindaco Rutelli patrocinò
dapprima il Gay Pride, ma fu costretto poco prima della giornata a ritirare il
patrocinio. Marino non solo non ha ritirato il patrocinio, ma si è persino
messo in testa al corteo, il 13 giugno scorso. E vedere quella fascia tricolore
sfilare a pochi metri dal Cupolone insieme alle bandiere arcobaleno deve aver
provocato più di un travaso di bile nelle segrete stanze del Vaticano e più di
una preoccupazione per la “cattolicità” dell’imminente Giubileo.
Si arriva così alla trasferta
di Filadelfia. I fatti sono noti: in giugno il sindaco di Filadelfia, Michael
Nutter, e l’arcivescovo, Charles Chaput, volano a Roma per preparare la visita
del Papa di settembre. Vogliono capire dagli esperti comunali come
organizzarsi. Marino li riceve e Nutter lo invita a Filadelfia per una serie di
iniziative in concomitanza con la visita del Papa. Marino annuncia la
trasferta, specificando che i costi non saranno a carico dell’Amministrazione
capitolina e che l’invito viene dal suo collega sindaco. Pochi giorni fa, come
annunciato, Marino vola prima a New York, poi a Filadelfia, dove partecipa a
diverse riunioni ed eventi, fra cui la messa del Papa in occasione del World
Meeting of Families.
E siamo al redde rationem.
Durante il viaggio di ritorno del Papa, a nome dei giornalisti italiani al
seguito, il giornalista di SkyNews24, Stefano Maria Paci, gli rivolge una
domanda molto scorretta. Eccola:
“Ci tolga una curiosità. Il
sindaco Marino, sindaco di Roma, città del Giubileo, ha dichiarato che è venuto
all’incontro mondiale delle famiglie, alla messa, perché è stato invitato da
lei. Ci dice com'è andata?
Notate come il giornalista
inserisca nella sua domanda al Papa una vera e propria menzogna, quando
afferma: “Il sindaco Marino … ha dichiarato … che è stato invitato da lei”.
Mai, in nessuna occasione, Marino ha detto di essere stato invitato dal Papa. Anzi:
ha sempre specificato che l’invito a Filadelfia gli era stato rivolto dal
sindaco di quella città. E’ abbastanza incredibile che giornalisti
professionisti compiano una scorrettezza simile, fra l’altro rivolgendosi ad
una delle persone più influenti della Terra. Il Papa non può ovviamente sapere
cosa abbia detto o non detto Marino, ma non sembra dispiaciuto dalla
domanda. Ecco cosa risponde:
“Io non ho invitato il
sindaco Marino, chiaro? Ho chiesto agli organizzatori e neanche loro lo hanno
invitato. Chiaro? È venuto… lui si professa cattolico: è venuto spontaneamente”
Il colpo è micidiale e
l’effetto politico che ne segue devastante. I siti internet (a parte La Stampa)
mettono in rete solo la risposta del Papa, non la domanda, facendo credere
surrettiziamente che la precisazione sia un’iniziativa di Bergoglio. Il video
del Pontefice in aereo col microfono che dileggia Marino, in un colpo solo, fa
contenti: i Casamonica, Gianni Alemanno, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, la
famiglia Tredicine, la lobby dei commercianti dei Fori Imperiali, il PD romano
commissariato e ciò che resta di Mafia Capitale. Si stappa lo champagne.
Partono i tweet e partono le paginate sui siti, ma soprattutto si mettono in
moto le tastiere dei picchiatori. Il Papa tiene fermo Marino e loro possono
pestarlo a sangue: dài ché ci divertiamo. Si impaginano i pezzi dei vari Merlo,
Tucci, per non parlare di Giordano e Tramontano. E’ una festa: la character
assassination impazza. Tutti a scrivere che il Papa smentisce e sbugiarda
Marino, quando è ovvio che il Papa non ha smentito nulla, perché Marino mai
aveva detto di aver ricevuto inviti dal Papa. La replica di Marino viene
nascosta in poche righe, nessuno la vede. La gogna è scattata, chi vuole può
avvicinarsi a scagliare la sua pedata.
Pochissimi scelgono di
ragionare con la propria testa. Fra questi, Massimo Gramellini, sulla Stampa, e
Francesco Oggiano, su Vanity Fair. Intervengono per ristabilire la verità
opinionisti noti come Stefano Menichini e Chiara Geloni. Ma le loro voci, per
quanto forti, sono surclassate dalle grida sguaiate dei pecoroni da tastiera.
Il colpo è assestato,
Oltretevere qualcuno forse sta brindando. O forse no, sta di fatto che il Papa
è ormai ufficialmente collocato fra quanti vogliono togliere di mezzo il
sindaco di Roma.
Resisterà Marino, sindaco da
poco più di due anni, all’attacco concentrico dei suoi tanti nemici, con
l’appoggio di fatto di chi a Roma regna da una ventina di secoli? Non lo so. So
che questo sindaco è stato eletto con il 60% dei voti dei romani, che hanno
diritto di vedere rispettato il proprio voto. So anche che Marino ha difetti,
come tutti, ma nonostante la stampa e la tv facciano finta di non vedere, sta
portando avanti riforme coraggiose e provvedimenti importanti e che la città,
lasciata dalla destra in condizioni drammatiche, sta migliorando. Marino è un
argine fragile all’arroganza e alla protervia di chi, da varie angolazioni,
vorrebbe tornare a decidere cosa deve e non deve essere fatto a Roma,
infischiandosene dei romani e di quello che essi stessi hanno scelto. Per
questo Marino ha il dovere di resistere e andare avanti, se ce la fa. E chi se
la sente ha il dovere di difenderlo. FRANCESCO LUNA
# Nico Valerio 01:20