30 aprile, 2011
Chiesa. Beato e Santo Wojtyla, attore istrione e populista, tra tv, politici, bancarottieri e pedofili.
SANTO PER MIRACOLO. Non sappiamo chi sia stato il regista teatrale nella Curia romana, forse lo stesso papa, ma certo l’immagine dolente, davvero ben interpretata, di Karol Wojtyla anziano, curvo, aggrappato all’alta Croce, i suoi silenzi drammatici degli ultimi mesi (con un monsignore che parlava per lui, senza essere visto), poi la sua lunga agonia ostentata senza pudore in tv “mondo-visione”, i funerali più virtuali che reali con un milione di turisti, i fanatici “papa boys”, le immagini rubate dal “popolo dei telefonini” venuto dalla provincia (“Santo subito!”), e ora la sua beatificazione, affrettata e mediatica, collocata furbescamente al 1 maggio – anche questo puro marketing a reti tv unificate – restano tra gli esempi più imbarazzanti del cinismo mediatico della Chiesa di Roma, che ormai per far dimenticare l’arretratezza delle sue scelte e l’impopolarità dei suoi “no” a tutto (matrimonio dei preti, donne-sacerdote, pillola, libera scelta in fine vita, aborto, divorzio, separazione vera tra Stato e religione ecc.), e il grave scandalo della pedofilia dilagante tra i preti, punta tutto sullo spettacolo. E non è certo la prima volta nella sua storia. Penis et circenses, direbbe il comico da cabaret Pippo Franco. Ma questa volta – ha dichiarato alla Voce Repubblicana il segretario dei Radicali Italiani, Mario Staderini – il Vaticano ha fatto di più: “ha utilizzato la popolarità di Karol Wojtyla per 'ripulire' la Chiesa dagli scandali sessuali e finanziari” che l’hanno macchiata.
Non sappiamo se papa Wojtyla sia andato in Paradiso, beato tra gli angeli, secondo la favola cattolica. Ne dubitiamo. E neanche ci impressiona più di tanto che il suo principale collaboratore, ora successore (che gaffe!), lo faccia subito beato e poi santo, per decisione “politica”, facendo sospettare i maligni d’un do ut des per passati privilegi.
L’aldilà non ci compete, ma se l’aldiquà, cioè il comportamento in questo mondo, è un indizio di quello che le “anime” secondo la stessa raffigurazione cattolica dovrebbero aspettarsi nell’altro, non possiamo tacere che il pontificato di Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla, è stato legato ai peggiori personaggi, scandali ed eventi che sia possibile immaginare per un papa in tempi moderni.
E’ vero, come ripetono i preti quando sono coinvolti in grane giudiziarie, che il Cattolicesimo non è religione consolatoria per anime eleganti e schizzinose, e che un vero religioso preferisce Maria Maddalena a Santa Teresa, il ladrone all’asceta, perché il suo compito è redimere, mischiarsi, sporcarsi con la peggiore gentaglia, quasi fosse una sorta di polizia dello spirito, un’infermeria da lazzaretto delle anime. Però anche nel ricercare dal male il bene c’è un limite. E non ci risulta che i tanti discussi personaggi a contatto diretto o indiretto con Wojtyla, da mons. Marcinkus, nominato a capo dello IOR, al bancarottiere Sindona, dal vescovo pedofilo Laws ai legionari di Cristo di padre Maciel Degollado, macchiatisi di gravissime violenze sessuali sui minori, dal capo della P2 Licio Gelli al capo della banda della Magliana “Renatino” De Pedis (quello a cui il card. vicario Poletti rimediò una tomba nella basilica di S.Apollinare), prima di morire o di andare in galera si siano pentiti e siano diventati stinchi di santo. Tutt’altro. Anzi, molti di loro sono stati compresi, scusati, difesi, aiutati, perfino nascosti alla giustizia “laica” fino all’ultimo. Per Wojtyla – diranno gli avvocati della difesa – solo culpa in eligendo o in vigilando? Concediamolo pure, strumentalmente, anche se l’omertà della Chiesa di Wojtyla, la volontà di mettere a tacere le accuse, e di non punire i preti pedofili, nonostante le prove schiaccianti raccolte da polizie e magistrati, non possono essere perdonate. Ma certo non vale la scusa della “sindrome Maria Maddalena”.
Davvero, comprendiamo le ironie e le critiche dei protestanti. Insomma, quella che si celebra, con un volgare battage pubblicitario poco celeste e molto terreno, è una beatificazione mercificata e finta (contravvenendo perfino alle regole della Chiesa il processo iniziò ben prima dei 5 anni dopo la morte) davvero contestabile, per non dire inopportuna o scandalosa. Ora nella Chiesa cattolica ci sono anche i beati per grazia ricevuta, i santi a orologeria. Ma è un discredito che tocca tutti. Tanto che non solo vari teologi cattolici, ma perfino alcuni esponenti protestanti, ebrei e atei hanno preso le distanze da questa affrettata e immotivata ostensione massmediatica. In tempi di assenza di “valori” e di tirannia della “televisione globale” premiare coram populo e nel modo sbagliato una biografia politica discussa è anche diseducativo per gli spettatori, a qualunque credo o non-credo appartengano.
L’evento spettacolare, a soli sei anni dalla sua morte, dell’affrettata beatificazione di papa Wojtyla, sapientemente gestito anche dal punto di vista pubblicitario e affaristico, a cura del suo fedelissimo collaboratore card. Ratzinger divenuto suo successore, con l’esile prova d’un miracolo risicato (figuriamoci, una persona “guarita” dal Parkinson, e per di più suora), una santità richiesta a furor di popolo dopo funerali televisivi a reti unificate in cui migliaia di turisti, “il popolo dei telefonini", lo aveva fotografato alla stregua d’un qualsiasi divo del rock urlando come allo stadio “Santo subito!”, e per di più alla fine d’un lunghissimo pontificato tutto recitato con maestria da grande attore sui mass media mondiali, è tale da gettare discredito sulla Chiesa e imbarazzare perfino gli atei. Insomma, vista l’opposizione di parecchi prelati alla sua causa di beatificazione, il vero “miracolato” è Wojtyla, “santo per miracolo” come ha scritto l’agenzia cattolica Adista.
La Rai-tv ha dedicato tutti i suoi programmi, perfino quelli di rock, all’evento. Roma è stata bloccata per due giorni dall’arrivo di centinaia di pullman e treni speciali, centinaia di migliaia di turisti che hanno ostacolato la vita dei cittadini. La grande rappresentazione teatrale dal titolo “Beatificazione di papa Karol Wojtyla” ha costi altissimi per la cittadinanza, per il Comune e lo Stato italiano. Perché è noto che la Chiesa, come al solito, spende pochissimo e piange miseria, tentando di far dimenticare i milioni di euro dell’otto per mille sottratti anche a quei cittadini italiani che non hanno manifestato alcuna volontà, grazie ad una classe politica clericale.
Ma, come accade in ogni estrema decadenza, come se non avesse memoria della sua Storia e dei gravi errori compiuti, la Chiesa cattolica romana ormai cade in ogni tranello del Caso, non si accorge nemmeno più del discredito irreversibile che l’accompagna e delle conseguenze disastrose dei suoi spettacoli, e si avvia con l’ingenua furbizia che la contraddistingue all’ennesima brutta figura in mondo-visione tv tra le persone intelligenti e sensibili di ogni credo (o non-credo). Non capirà mai che, alla lunga, attirare e selezionare i propri strani “fedeli” non-praticanti in base all’emotività, alla seduzione del carisma del personaggio, alla superstizione delle icone, al mito, alle luci dello spettacolo, anziché al messaggio di bene operare, alla coerenza, alla ragione e allo spirito critico – quel Logos sempre citato a sproposito dai teologi – insomma la scelta dei “poveri di spirito” al posto degli intelligenti, rischia di dar ragione ai malevoli come il matematico Odifreddi che ricordano sghignazzando l’etimologia francese del nome cretino (crétin da chrétien, cristiano), e di portare alla fine questa religione.
AVVERSARIO DEL LIBERALISMO. Giovanni Paolo II è stato un grande, tenace, sanguigno avversario della ragione, della tolleranza e del relativismo, cioè del Liberalismo (ammesso che sapesse davvero che cos’è, e non lo confondesse - come spesso ci è sembrato - col capitalismo o il mercato). Ma non lo critichiamo qui per questo, sarebbe stupido: un Papa deve essere anti-liberale, altrimenti tutto il castello su cui sono fondati il dogmatismo, l’autoritarismo, la violenza psicologica, il missionarismo e il fanatismo della Chiesa crollerebbe, e con quello la religione cattolica e forse lo stesso Cristianesimo. Aveva ragione a ripetere: “La Chiesa non è democratica”. Lo critichiamo qui, invece, per le contraddizioni interne in cui è caduto, interne alla Chiesa, rispetto al dettato del Vangelo o all’etica cristiana, insomma per ragioni inerenti alla sua stessa religione. In altre parole, lo critichiamo “come se fossimo cristiani”. Che è il modo più intelligente di trattare un Papa.
CRITICHE DALL’ESTERO E TRA GLI INTELLETTUALI. IL BILANCIO D’UN PONTIFICATO. LA FIGURA D’UN UOMO. LA CORPOREITA’ E L’AMORE PER LA NATURA. Tra le molte voci critiche sulla beatificazione di papa Wojtyla un editoriale di Maureen Dowd, del New York Times, ripreso da un commento del quotidiano La Stampa, un dibattito colto e non prevenuto su MicroMega, una raccolta sistematica di critiche al suo pontificato su Wikipedia, un nostro articolo sull’acquiescenza di fronte ai preti e vescovi pedofili, e infine, come bilancio generale, con i pro e i contra, del pontificato di papa Giovanni Paolo II, e anche qualche tratto della figura dell’uomo Wojtyla, consiglio la breve monografia apparsa dopo i suoi funerali (11 aprile 2005) nel n.23 della Newsletter del Salon Voltaire (Wojtyla, la Chiesa e i Nuovi Cattolici: “Guardatemi in papa-mobile”), in cui sottolineo anche un lato poco noto di Wojtyla, raro nella Chiesa e quindi molto apprezzabile: la sua filosofia “naturista”, l’amore per la Natura e la corporeità.
CRITICHE ANCHE DA AMBIENTI CATTOLICI. Un libro critico nei confronti di papa Giovanni Paolo II sul quale mi sono documentato è "Wojtyla segreto" (ed. Chiarelettere) di Giacomo Galeazzi, vaticanista de "La Stampa", e del giornalista d'inchiesta Ferruccio Pinotti (pag.352), con una prefazione del vescovo Domenico Mogavero, presidente Cei per l'immigrazione. Tra i tanti documenti e testimonianze riportate dall’inchiesta la deposizione giurata al processo di beatificazione del celebre teologo Giovanni Franzoni, ex rettore della basilica di S.Paolo: “E’ mio dovere elencare i gravi dubbi che non si possono tacere... L'ansia con cui molti ambienti lavorano alla beatificazione ha poco di evangelico. Chiedo che Wojtyla sia lasciato al giudizio della storia”. Il libro è contrario alla beatificazione di Wojtyla, e testimonia che non pochi in Vaticano si erano espressi allo stesso modo. Ma non sono stati ascoltati: la volontà “politica”, cioè quella di Ratzinger, ha prevalso.
I cardinali Sodano e Sandri, stretti collaboratori di Wojtyla, non volevano testimoniare al processo di beatificazione: troppo presto, dicevano, è inusuale. E il card. Danneels, primate del Belgio, intervistato dal cattolico “30 Giorni”, disse nel 2009: "Questo processo sta procedendo troppo in fretta. La santità non ha bisogno di corsie preferenziali. E' inaccettabile che si possa diventare santi o beati per acclamazione. Il Papa è un battezzato come tutti gli altri. Dunque la procedura di beatificazione dovrebbe essere la stessa prevista per tutti i battezzati". E poi “non mi è piaciuto il grido 'santo subito!', che si è sentito ai funerali di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. Non si fa così. Qualche tempo fa hanno anche detto che si trattava di una iniziativa organizzata, e questo è inaccettabile. Creare una beatificazione per acclamazione, ripeto, è una cosa inaccettabile" (v. articolo).
Consiglio anche il documentato, “Santo, dubito” (ed. Adista, agenzia cattolica, e Terre Libere), in cui è detto che “non è convinzione unanime che la vita di Wojtyla costituisca un esempio da seguire per un cristiano che voglia vivere il Vangelo”. Basti pensare all`Appello firmato nel 2005 da teologi di diverse nazionalità critici col processo di beatificazione, che tra le colpe di Wojtyla elencavano tra l’altro «la repressione e l`emarginazione esercitate su teologi, teologhe, religiose e religiosi»; «la tenace opposizione a riconsiderare alla luce del Vangelo, delle scienze e della storia alcune norme di etica sessuale»; «la dura riconferma del celibato ecclesiastico obbligatorio», «ignorando il concubinato fra il clero di molte regioni e celando, fino a che non è esplosa pubblicamente, la devastante piaga dell`abuso di minori da parte di ecclesiastici». E ancora «il mancato controllo su manovre torbide in campo finanziario» dell`Istituto Opere di Religione (IOR, la banca vaticana); «la riaffermata indisponibilità» ad aprire un «serio e reale dibattito sulla condizione della donna nella Chiesa»; «il rinvio continuo dell`attuazione dei principi di collegialità nel governo della Chiesa romana», malgrado le delibere del Concilio Vaticano II». Infine, «l`isolamento ecclesiale e fattuale in cui la diplomazia pontificia e la Santa Sede hanno tenuto mons. Oscar Arnulfo Romero» e «l`improvvida politica di debolezza verso governi – dal Salvador all`Argentina, dal Guatemala al Cile – che in America Latina hanno perseguitato, emarginato e fatto morire laici, uomini e donne, religiosi e religione, sacerdoti e vescovi che coraggiosamente denunciavano le “strutture di peccato` dei regimi politici dominanti». Un capitolo molto interessante di “Santo, dubito” è stato anticipato in un articolo online di MicroMega.
E infine, Wojtyla, pur avendo inflazionato il calendario di nuovi santi fino a deprezzare il concetto stesso della santità, come ha notato Ghersi, si è ben guardato colpevolmente dal fare santo Don Milani – ricorda in un commento il lettore Metrò Ultimo (vedi) – mentre non ha avuto problemi nel santificare quel monsignor Stepinac che era stato amico e consigliere del dittatore croato filo-nazista Pavelic, autore di un vero e proprio genocidio, e ha santificato pure Escrivà, a suo tempo (anni 40) amico del dittatore fascista Franco. Un Papa del genere farlo santo?
AGGIORNATO IL 30 APRILE 2014
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