27 giugno, 2010

 

Il Belgio, cattolico, non è l’Italia clericale: un vescovo là è trattato come chiunque

Certe facce parlano. E non c'è solo quella del card. Sepe, coinvolto negli scandali economico-politici della Propaganda Fide. L'espressione da "duro", aggressiva, davvero assai poco mite e cristiana, del segretario di stato card. Bertone, almeno come è apparsa in questi giorni sui giornali a proposito dell'ennesimo scandalo della pedofilia cattolica, stavolta in Belgio, ci parla più di cento saggi storici dell'identificazione piena della Chiesa non con la meditazione, la preghiera, l'ammissione dei propri peccati, la rinuncia ai beni del mondo, la povertà e l'altruismo, ma con la forza, la prepotenza, il comando, il Potere. Non è una novità, ma solo una sgradita millennaria conferma.
La Chiesa, cioè i Papi, i cardinali, la Curia romana, i vescovi, ha fatto di tutto nella sua lunga storia, ricorrendo ripetutamente alla mistificazione e alla falsificazione (a cominciare dalla la figura stessa di Gesù e dalla "donazione di Costantino" che doveva giustificare il suo potere terreno), ma anche alla violenza psicologica, alle conversioni forzate, alla tortura e al delitto. Ma guai a chi le fa il minimo sgarbo. Abituata a comandare, ad accusare, a condannare e reprimere senza appello, continua ad avere un insopportabile atteggiamento arrogante, assai poco "cristiano", e non tollera minimamente di essere - una volta tanto - accusata e trattata come tutti. Grida subito alla "mancanza di libertà". Vecchia solfa che ormai non incanta più nessuno. E, allora, la libertà delle migliaia di persone che in 2000 anni la Chiesa ha plagiato, censurato, condannato, imprigionato, torturato, ucciso? Ora, poi, ci sono anche le migliaia di bambini e adolescenti perseguitati dai tanti preti pedofili. In Belgio questi delitti sono stati numerosi e la popolazione è giustamente esasperata. Non si capisce con quale faccia di bronzo, coi tempi che corrono, la Chiesa anziché pentirsi, cospargersi il capo di cenere, ordinare ai suoi dirigenti centrali e locali di dimettersi in massa, osa addirittura fare la voce grossa.
Basta dire: a metà Ottocento comminò la scomunica alla classe politica piemontese per una legge sui conventi, oggi accusa il Belgio di essere "peggio dei Paesi comunisti" solo perché gli inquirenti per il grave reato di pedofilia hanno trattato i vescovi allo stesso modo di come trattano gli altri cittadini sotto indagine e interrogatorio. Come mostra la dura critica del comunicato di Giulio Cesare Vallocchia per No God a commento dell'articolo di America Oggi che riproduciamo, "i giudici belgi smentiscono, e conoscendo la proverbiale capacità di menzogna e mistificazione di cui sono capaci da 2000 anni i gerarchi della S.S. Vaticana, siamo più disposti a credere ai belgi che non ai gerarchi. Fra l'altro non è nemmeno vero che siano stati privati di cibo e bevande durante l'interrogatorio. Ma l'opinione pubblica belga sta con i giudici perché in un paese civile nessuno è al di sopra della legge. E il Belgio non è l'Italia, dove per indagare su un prete pedofilo o su un vescovo ladro bisogna chiedere in ginocchio il permesso ai gerarchi cattolici" (Vallocchia, No God). Ma diamo la parola al giornale in lingua italiana negli Stati Uniti, America Oggi (Nico Valerio).
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BRUXELLES. La procura respinge le accuse lanciate ieri dal segretario di Stato Tarcisio Bertone nei confronti degli inquirenti belgi ["Peggio dei Paesi comunisti", NdR], per il trattamento riservato ai vescovi durante la perquisizione dell'arcivescovado di Mechele-Bruxelles. Ai vescovi è stata data la possibilità di mangiare e bere, ha detto il portavoce, Jean-Marc Meilleur, ai microfoni dell'emittente Rtbf. Lo stesso portavoce ha precisato che le perquisizioni sono state condotte da "professionisti che conoscono molto bene il loro lavoro e che rispettano i diritti delle persone".
Nel corso della giornata, il portavoce della conferenza episcopale belga Eric de Buekelaer ha detto che la Chiesa potrebbe decidere di avviare un'azione legale contro le perquisizioni compiute giovedì dalla polizia. L'arcivescovado ha inoltre chiesto di poter riavere i computer sequestrati nel corso della perquisizione, poiché senza queste attrezzature l'attività del quartier generale della Chiesa cattolica in Belgio è destinata a rimanere paralizzata. Davanti all'ira del Vaticano, ieri non sono intervenuti né il ministero degli Esteri belga né quello della giustizia.
A parlare sono stati i principali editorialisti. La giustizia ha finalmente lanciato un "segnale chiaro: la Chiesa non è al di sopra della legge", ha commentato il quotidiano fiammingo ‘De Morgen', riassumendo bene la posizione espressa dalla maggior parte degli opinionisti belgi intervenuti sullo scontro tra Vaticano e Belgio innescato dalle modalità con cui magistratura e polizia hanno condotto le perquisizioni di giovedì scorso. In un Paese di antica tradizione cattolica, ma dove la laicità dello Stato è sacrosanta e inviolabile e la pedofilia é un incubo, i media - come fa anche l'altra grande testata fiamminga ‘Der Standaard' - riconoscono che in alcuni casi le iniziative prese durante le perquisizioni effettuate nell'arcivescovado di Mechel-Bruxelles e nella cripta della cattedrale di Saint-Rombaut sono state "sproporzionate".
Detto questo, però, nell'editoriale pubblicato sul principale quotidiano francofono, ‘Le Soir', ci si chiede a quale "gioco stia giocando la Chiesa quando sostiene che nel cercare di identificare i preti che hanno abusato di minori, la giustizia si rende colpevole di una doppia violenza". E un altro commento, pubblicato sullo stesso giornale sotto un articolo dal titolo "i religiosi, una casta superiore", osserva: "Il Vaticano preferisce le tombe alle vittime". A essere messo sotto accusa è soprattutto l'accordo raggiunto da poco, sotto l'egida del ministro della giustizia, con la commissione voluta dalla Chiesa e guidata dal professor Peter Andriaenssen che ha il compito di indagare sugli abusi sessuali compiuti dai preti. Un accordo "forse lodevole nelle intenzioni" ma "sbilenco" poiché, si sottolinea su ‘La Libre Belgique', "lascia alla Chiesa un curioso margine di manovra". Esso non tiene conto che la riservatezza delle informazioni raccolte, in caso di gravi reati, passa in secondo piano rispetto alla necessità di accertamenti giudiziari. E bene ha fatto - conclude l'editoriale - il giudice istruttore De Troy (quello che ha ordinato le perquisizioni, ndr), di cui fortunatamente è garantita l'indipendenza, a riprendere in mano le redini dell'inchiesta".

Comments:
Concordo con quanto hanno osservato Nico Valerio e Cesare Vallocchia.
Se i preti pedofili, per guadagnarsi un posticino in paradiso, desiderano esercitare le loro perversioni, lo facciano all'interno dei confini del Vaticano: lì saranno anche liberi di godere della piena immunità (un'ingerenza italiana nelle questioni interne del Vaticano non è infatti consentita, contrariamente all'ingerenza continua del Vaticano nella politica italiana). Ma se delinquono in uno stato di diritto è giusto e sacrosanto che siano soggetti alle leggi dello stato. Period.

Mario Pezza
 
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