21 gennaio, 2010

 

Via Craxi? Non solo, ma via anche il craxismo, e per sempre, dalla politica italiana

L'Italia può insegnarci qualcosa? Dopo le celebrazioni per il decennale della morte di Bettino Craxi, la domanda appare più che mai legittima. Si potrebbe pensare a Craxi come a una figura scomoda che i leader italiani di oggi vorrebbero dimenticare. Ma, invece di cancellarne il ricordo, le autorità di Roma hanno deciso di onorarlo con una cerimonia a cui ha partecipato anche il presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Forse non c'è nessun altro episodio che illustra altrettanto bene la tolleranza italiana nei confronti della corruzione e dell'illegalità. THE GUARDIAN, Gran Bretagna.
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Il mondo della politica italiana ha celebrato l'ex leader del Partito socialista, Bettino Craxi, a dieci anni dalla morte in esilio. Si tratta di una svolta notevole, perché Craxi è stato condannato ed è considerato il principale responsabile della corruzione della politica italiana di quegli anni. Ma ora, per la gioia di alcuni - tra cui Silvio Berlusconi - e per lo sconforto di altri, il processo di riabilitazione di Craxi sembra andare avanti spedito.
THE INDEPENDENT, Gran Bretagna.
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Craxi? Non era il Capo di un Governo italiano, alleato degli Stati Uniti, amico di Israele e nemico del terrorismo, che fece schierare i Carabinieri contro i soldati americani a Sigonella, per non far catturare un terrorista palestinese? No, non mi sembra possibile: mi sbaglierò.
Ricordo male o si tratta di quel Craxi Bettino amico e protettore di Arafat, il furbo arraffone con l’amante cristiana e le valige piene di dollari dei Paesi Europei "per i poveri bambini palestinesi", che lui invece si metteva in tasca, quello che di giorno cianciava di pace - ebbe perfino il premio Nobel - e di notte armava la guerra contro gli odiati ebrei? Eh, scusate, il tempo mi offusca la memoria, si sa.
Non era quello – ma no, non può essere – che nonostante la tradizione laicista e perfino ateista del socialismo, proprio come il socialista Mussolini, per cinico calcolo di potere politico, rinnovò con la Chiesa il Concordato, proprio quando gli stessi cattolici ormai non ci speravano più e lo piangevano per morto?
E’ questo il Craxi di cui oggi tutti riparlano? Ma non era quello che divise con Andreotti il primato del maggior debito pubblico del dopoguerra, con la lira costretta a continue svalutazioni sui mercati internazionali per favorire le nostre esportazioni, e con un’inflazione che arrivò al 20 per cento? Non fu lui a imporre in Rai, nei cento Enti di Stato e ovunque, nel potere e nel sottopotere, i suoi uomini, perfezionando in modo sistematico, brutalmente predatorio e parassitario lo spoil system inventato dalla DC?
E allora, come mai, questo Craxi a 25 anni dalla morte è diventato improvvisamente "un grande uomo di Stato", mentre invece non riuscì neanche ad essere un dignitoso uomo di Governo?
Mi confondo con qualche altro, oppure era proprio questo secondo Ben a fare il duro, il gradasso, ad esprimere compiaciuto un’arroganza che mai si era vista prima negli uomini politici italiani dopo Mussolini? Bastava ascoltare il suo modo di parlare e interpretarlo semanticamente: trasudava autoritarismo da tutte le frasi. E’ la sindrome dei cattivi socialisti: gratta il socialista e scopri sotto sotto l’autoritario. E questa mancanza grave in uno che si spacciava per democratico o addirittura "liberale" (in contrapposizione con i cattivi comunisti, che non si vede come potessero essere ancora più cattivi) qualcuno oggi ha la faccia tosta di chiamarla "personalità", "caratura di grande Statista"?
E infine sto prendendo un granchio oppure fu questo Craxi a generare, sia pure senza colpa diretta ma come modello, il berlusconismo, che altro non è se non un craxismo meno deciso, meno efficiente, ma ben più pervasivo e totalitario?
Se stiamo parlando dello stesso Craxi, allora credo di ricordare che le sue colpe furono soprattutto politiche e di costume politico, più che giudiziarie. Aver impostato in modo sfrontato la politica come dominio, come occupazione, come dilapidazione del patrimonio dello Stato, e quindi dei cittadini, ad uso non tanto e non solo personale, ma del Partito, dei suoi compagni politici, della sua élite di Potere. Su questo punto, fondamentale per noi liberali, l’arroganza di Craxi fu unica e irripetibile, nonostante recenti tentativi di imitazione.
Ma, ripetiamo, sarebbe bastato sentirlo parlare: un politico liberale non parla mai così. Ci sono preoccupanti toni e frasi in comune tra il Discorso del Bivacco dell’altro Ben socialista e il Discorso del "Così fan tutti" con cui Craxi chiama come correi tutti i politici in pieno Parlamento: se sono colpevole lo siete anche voi, io mi assumo le mie responsabilità ma anche voi dovete assumerle. Che discorso è? E’ forse eroico? E’ da grande Uomo? Non direi proprio. E’ un’argomentazione difensiva che da quando esiste il diritto e il processo ha sempre provato la colpa di chi la pronuncia senza concedergli la minima attenuante.
Ma se, invece, questo Craxi fu "grande stratega politico" solo per aver messo nell’angolo gli ex alleati-padroni del Pci, che tiranneggiavano i socialisti fin dal Congresso di Livorno, magari per aver strumentalmente difeso e spesso rappresentato i partiti laici intermedi, così rompendo l’area del compromesso Dc-Pci e indirettamente ridando spazio perfino al Msi (ecco perché, a parte la somiglianza con l’altro Ben, i post-fascisti ne parlano bene), è indiscutibile che accanto allo "stratega" ci fosse l'affarista, corrotto non tanto dall’interesse privato, che sarebbe al limite scusabile, ma dalla parossistica smania di potere politico, che è per noi liberali un fatto molto più grave perché supera i comprensibili difetti umani per diventare sistema.
D’accordo, avrà avuto la magistratura e alcuni poteri contro, sarà stato preso di mira, ma resta il fatto che aveva fatto delle tangenti la principale fonte di finanziamento del Psi e della politica italiana. La corruzione che i democristiani facevano sottobanco, vergognandosene e confessandosi in chiesa, lui la fece di prepotenza e lasciando infinite tracce. Per questo fu condannato in via definitiva a 5 anni e 6 mesi per corruzione (tangenti Eni Sai), a 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito (tangenti Metropolitana Milanese). E si noti che altri processi furono estinti "per morte del reo", tra i quali tre con condanne in appello a 3 anni per la maxi-tangente Enimont (finanziamento illecito), 5 anni e 5 mesi per le tangenti Enel (corruzione), 5 anni e 9 mesi per il conto Protezione (bancarotta fraudolenta B. Ambrosiano), come ricordano giustamente i giornali.
In tempi di liberalismo nascente, nella cara Italietta, sarebbe bastato uno solo di questi fatti a determinare le dimissioni e la damnatio memoriae del politico. Lui, no, aveva anche la pervicacia, l’alterigia di considerarsi nel giusto, proprio mentre rappresentava al massimo livello l’Italia della corruzione politica e del malgoverno.
Altro che statista; fu il sinbolo di un’Italia sbagliata che vorremmo dimenticare, fondata sulla prepotenza e arroganza del Potere, sulle raccomandazioni dei mediocri, sulle tangenti, sullo spreco delle ricchezze di tutti, sui partiti visti come Chiese onnipotenti. Tutte cose illiberali.
Gli dedichino pure una strada, che ormai non si nega a nessuno, compresi i dittatori più efferati come Stalin e Lenin, ma chi fu davvero questo Craxi noi liberali non possiamo dimenticarlo.
Via Craxi? Non solo, ma via anche il craxismo, e per sempre, dalla politica italiana.

Comments:
Evviva, finalmente una voce fuori dal coro ipocrita e mieloso!
 
Ineccepibile dal punto di vista democratico e liberale. Meno male che c'è qualcuno...
E' ora di dirlo: non tutte le vittime del sistema giudiziario sono buone, brave e oneste. Insomma non basta essere stati oggetto di caccia all'uomo per diventare eroi o uomini di stato. Se bastasse la prosopopea, sai quanti italiani che si danno tono...
A proposito, che laurea, che specializzazione aveva Crazi? Sai niente?
 
Parole sante, absit injuria verbis.
Aggiungo un "pettegolezzo" dell'epoca, mi riferisco ai 200 miliardi donati dal governo italiano alla Somalia di Siad Barre, di cui solo 20 giunsero a destinazione.90% di tangente.
 
Mr.Hyde è vero, parecchi
"finanziamenti" al Terzo Mondo, così "caro", in tutti i sensi, a Craxi. E non solo ad Arraffat...
 
Era ora, non ne potevo più della riabilitazione...:-(
 
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