03 settembre, 2012
Etica laica ed educazione civica in Francia. Ma ricorda tanto il Risorgimento liberale in Italia.
“L’Italia è fatta, ora bisogna fare gli Italiani!”. Verissimo. E se non lo scrisse D’Azeglio proprio con queste parole, molti grandi liberali comunque lo dissero, lo pensarono e lo misero in pratica. In tempi di Risorgimento, non di decadenza come oggi. Segno che avevano ben chiara in testa l’idea tipicamente illuministica e liberale dell’importanza della scuola e dell’insegnamento nella costruzione di un’educazione “morale e civile” dei cittadini.
Perché le minoranze colte e idealiste possono anticipare il popolo di decenni, perfino di centinaia di anni. E senza il popolo nessuna riforma si può fare, come l’Italia di oggi, che ha i cittadini più arretrati d’Europa (dopo Grecia, Spagna e Portogallo), dimostra. Tre anni fa un’indagine demoscopica tra gli studenti delle scuole secondarie, quindi nell’età più pura e idealistica della vita, rivelò che la stragrande maggioranza degli studenti del Sud credeva cinicamente nella raccomandazione.
E che a insegnare oltre alla storia, alla lingua e alle scienze anche la filosofia di vita del sistema liberale (che non è affatto intuitiva, dopo secoli di dominio da parte della Chiesa e dei vari principi e dittatori) possono essere privati illuminati e anche lo Stato. Viene in mente il fiorire di scuole serali in cui i primi patrioti (tra gli altri, Lorenzo Valerio a Torino) finanziavano e dirigevano corsi di vera e propria cultura popolare laica. In cui si diffondevano le idee liberali, i diritti e doveri dei cittadini, la “morale civile”. Insomma, una sorta di etica laica, per distinguerla dall’etica religiosa, visto che le religioni abusivamente si sono impossessate dall’etica.
Si è visto poi con l’innamoramento improvviso delle masse ignoranti e “semplicione” per il Fascismo prima, per il Comunismo e per tutti i populismi di ogni ordine e grado che promettono di “fare pulizia” della classe politica corrotta in poche mosse, a che cosa conducesse l’ignoranza dei diritti e doveri, cioè la mancanza di senso critico nella massa di cittadini italiani. Che è ancora quella di sempre. Dopo il re dei populisti, Mussolini, ecco l’Uomo Qualunque, e poi Lega, Berlusconi, Di Pietro, Grillo ecc. Tutti che fingono di impersonare la famigerata “casalinga” finalmente al potere e di dirgliene quattro ai politicanti. Ma sempre, guarda caso, con la più totale acquiescenza di fronte al Clericalismo, in Italia il vero Potere occulto. E che tra civismo e morale pubblica o privata ci fosse collegamento lo credeva anche il Gioberti. E’ comunque interesse dello Stato liberale insegnare questa “etica laica”, e perciò vediamo con grande favore l’iniziativa francese di cui parla in un articolo Elisabetta Rosaspina nella sua pagina-blog del Corriere della Sera online.
Nessun pericolo di giacobinismo o autoritarismo, come dicono gli sciocchi conservatori: si insegnano criteri, metodi, senso critico, tolleranza, pluralismo. In pratica è la vecchia “educazione civica” corroborata da questi valori, ben ribaditi dopo che il permenere della secolare ignoranza e un recente malinteso relativismo culturale li ha offuscati. E la giornalista sbaglia a restare attaccata al nome, com’è tipico dei giornalisti, e a non capire la continuità tra le due iniziative. A quando in Italia?
NICO VALERIO
A SCUOLA UN’ORA DI “MORALE LAICA” PER FORMARE LE NUOVE GENERAZIONI
di Elisabetta Rosaspina
Addio Educazione Civica. Benvenuta Morale Laica. Dal prossimo anno scolastico il piano di studi settimanale degli studenti francesi, dalla prima elementare alla fine delle secondarie, includerà lezioni di etica repubblicana. Anche se la definizione è ancora imprecisa. Nell’annunciare la nuova materia di studi, attraverso Le Journal du Dimanche il ministro dell’Istruzione, Vincent Peillon, ha voluto essere il più chiaro possibile: per lui,
«la morale laica è capire ciò che è giusto, distinguere il bene dal male, è avere dei doveri come dei diritti, delle virtù e, soprattutto, dei valori».
Non è soltanto uno scrupolo da “padre di famiglia” vecchio stampo di fronte a condotte scolastiche sempre più aggressive e strafottenti. Il governo vuole ufficializzare il “potere spirituale” esercitato dalla scuola nella società:
«Ci sono valori più importanti degli altri: la conoscenza, la dedizione, la solidarietà, anziché il valore del denaro, della competitività, dell’egoismo».
Il ministro del governo socialista di François Hollande teme che se non provvede la Repubblica a colmare il vuoto di principi delle nuove generazioni, «se non comunica quale sia la sua visione a proposito di virtù e vizi, di ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, altri lo faranno al suo posto». E non disinteressatamente.
Per esempio: «I mercanti e gli integralisti di ogni genere».
Prima degli allievi, Peillon intende formare quest’anno il corpo docente, perché la nuova disciplina non è poi così facilmente inquadrabile e potrebbe non sfuggire a sospetti di indottrinamento ideologico o addirittura anti clericale.
«La laicità come fatto giuridico, filosofico e storico non è stata sufficientemente studiata – ha detto il ministro al JDD -. Alcuni pensano che la laicità è contro le religioni; altri, al contrario, che sia semplicemente tolleranza; altri che consista unicamente in regole di convivenza».
Ma per Peillon esiste “una laicità interiore”. Ovvero l’arte di interrogarsi, di ragionare, di dubitare, di considerare che «un ragionamento non è un’opinione».
L’attuale ministro dell’Istruzione è appoggiato da uno dei suoi predecessori, nonché compagno di partito, Jack Lang, a capo del dicastero nel governo Pierre Bérégovoy, all’inizio degli anni ’90, e in quello di Lionel Jospin, fra il 2000 e il 2002: «Bravo Peillon! – ha applaudito Lang -. La morale della Repubblica deve collocarsi al centro dell’educazione e dell’istruzione. La scuola non può fare tutto, ma deve assumersi le sue responsabilità sulle questioni fondamentali. Negli ultimi anni sono fioriti troppi corsi di educazione civica, tanto complicati quanto inutili. Questa nuovo insegnamento dovrà essere il più concreto possibile. Così si dimostrerà una scelta benfatta per allievi, studenti e genitori».
Qualche famiglia si è sentita implicitamente criticata per assenteismo nell’educazione dei rampolli:
«Non siamo creature irresponsabili, incapaci di trasmettere valori» ha protestato, al microfono di BfmTv, Corinne Tapiero, vice presidente di un’associazione parigina di genitori di studenti.
E scettico su «l’utilità di piccole lezioni di morale» si mostra Luc Ferry, ministro dell’Educazione nel governo di Jean-Pierre Raffarin (Ump, il partito di Nicolas Sarkozy).
Ma Peillon non sembra pensare in piccolo: affiderà a una commissione il compito di elaborare la struttura del nuovo insegnamento. Che, come storia e matematica, prevede voto in pagella.
(ER)